sabato 30 novembre 2019

pc 30 novembre - ILVA/TARANTO: SULLO SCIOPERO USB E MANIFESTAZIONE DEL 29 NOVEMBRE - LA SCELTA VERA...


Ieri sciopero e manifestazione indette dal Usb e da una parte dell’arcipelago ambientalista a Taranto, in occasione della nuova mobilitazione del venerdì di Friday for future.
Lo sciopero ha avuto una modesta riuscita in termini di partecipazione effettiva degli operai e naturalmente ha scontato le manovre tradizionali della direzione ArcelorMittal rispetto a scioperi non confederali: un incremento delle comandate e una pressione alla non partecipazione. Questo anche nelle imprese dell’appalto in cui, tranne alla Pellegrini, in generale lo sciopero non ha mobilitato gli operai.
Al mattino vi era stata una forte presenza ai cancelli di circa un centinaio di ambientalisti e studenti, insieme ad attivisti del Usb, che in particolare alla portineria D si è espressa con comizi volanti e anche con un cordone volto a premere sugli operai perchè non entrassero.
Tutto questo obiettivamente dimostra come da un lato cresca la mobilitazione e dall'altro le contraddizioni a fronte della nuova fase dell’azione di ArcelorMittal e governo.
Detto questo però sono fasulli i numeri che dà l’Usb (il 60%, di partecipazione degli operai allo sciopero non corrispondono affatto alla realtà). E questo è un cattivo costume. E odiosi e stupidi sono stati gli attacchi agli operai che entravano da parte delle espressioni più cialtrone della piccola borghesia ambientalista - Vergognatevi”, hanno urlato ai lavoratori che smarcavano il badge alcuni manifestanti, che hanno poi diffuso un video sui social. C’è chi ha chiamato gli operai che entravano “burattini” e “pecore; con Francesco Rizzo Usb che ha cercato di salvare "capra e cavoli": "l’intento non era “forzare” le persone, che possono entrare tranquillamente, ma faranno i conti con la propria coscienza”.
Lo sciopero è importante perché chiama gli operai a prendere posizione e a scendere in campo. Ma lo sciopero deve avvenire su posizione di classe, perchè gli operai non vengano schiacciati dai ricatti di padrone e governo, del sindacalismo aziendalista e dai "ricatti morali" di parte dell’arcipelago ambientalista, a cui di recente si è accodata la stessa Usb, come prima la Flmu/Cub; questo ha già provocato dei danni, finisce per esercitare sugli operai una pressione per metterli in difesa e rendergli più difficile lo sviluppo della propria autonoma posizione di classe nella lotta per il lavoro e la salute. 

Lo Slai cobas sc non ha aderito allo sciopero, perché il suo lavoro è altro: in fabbrica per elevare la
coscienza di classe dei lavoratori perché organizzino sulla base di una propria piattaforma questa difficile fase della lotta che vede tra l'altro i sindacati confederali allo sbando, poco attivi e poco propositivi, e che quindi domanda più di prima la necessità di un effettivo sindacato di classe e di una lotta di classe, in questa che resta la più grande fabbrica del nostro paese e, soprattutto in questo momento, probabilmente la più importante fabbrica in Europa dove si gioca una partita fondamentale per il presente e il futuro della classe operaia.

La manifestazione, resa nazionale dall'Usb, svoltasi nel resto della mattinata ha visto una partecipazione effettiva di circa 2mila persone e un livello di ascolto e di attenzione sicuramente più ampio.
Essa è stata la fusione tra la manifestazione già prevista degli studenti nel quadro della mobilitazione di Friday for Future - sono stati questa volta circa 500 gli studenti che hanno partecipato al corteo e hanno messo in campo gli attuali splendori e limiti di questo movimento a livello nazionale - e la manifestazione nazionale del Usb che ha visto affluire a Taranto circa 300 rappresentanze di operai e lavoratori provenienti dalle altre città e posti di lavoro, compresa una delegazione di braccianti di varie zone, che sono venute a sostenere la battaglia che gli operai Usb stanno facendo in questa città.
A questi si sono aggiunte rappresentanze della maggiorparte dei settori ambientalisti della città.

L’aspetto positivo di questa manifestazione sta nel fatto che la questione “ArcelorMittal/Taranto” è stata ulteriormente rafforzata nel suo carattere di grande questione nazionale, e questa volta fortunatamente non per le ormai ripetute e facili trasmissioni televisive che offrono di questa realtà una sola faccia, quella del “mostro Ilva”, dove gli operai vengono resi fantasmi; con uno stravolgimento dell’effettiva storia di questa fabbrica.
L’altra questione importante è che, almeno i delegati operai del Usb, a livello nazionale hanno potuto vedere direttamente e toccare con mano temi, problemi e situazioni. E questo, evidentemente, non sarà senza influenza nella vita interna di questa stessa organizzazione.

Detto questo, bisogna dire con chiarezza che la “calata” di tutto lo staff dirigenziale del Usb, di Rete dei comunisti/Contropiano – che è anche un pezzo di Potere al popolo - non è stata certo la cosa migliore. Gente venuta con la verità in tasca, con parole d’ordine precostituite, con lo stile delle burocrazie sindacali e dei partiti della falsa sinistra; venuti a sovrapporre parole d’ordine generali e generiche, senza misurarsi neanche lontanamente con la natura effettiva della lotta di classe in questa fabbrica e in questa città. Innanzitutto non riconoscendola come lotta di classe. 
I dirigenti Usb e Rete dei comunisti non vogliono riconoscere, e forse né lo potrebbero, che senza la classe operaia di questa grandissima fabbrica, in una “fabbrica aperta”, autorganizzata e combattiva, che ancora non c’è, questa battaglia la perdono sia gli operai che le masse popolari di questa città, e, per le dimensioni della fabbrica, la perdono anche tutti i lavoratori sul piano nazionale.
Così come non aiuta la stantia ripetizione della parola d’ordine “nazionalizzazione” che serve da panacea, quando invece è di fatto l’altra faccia del pianeta di supporto di ArcelorMittal e dei padroni in genere. Nazionalizzare una fabbrica per chiuderla, o come si dice ora, timidamente e ipocritamente, per “riconvertirla”, è una battaglia che si consegna da sé al capitale e al suo Stato; essa per di più indebolisce e toglie prospettiva perfino alle stesse battaglie che pure l’Usb ha fatto recentemente in questa fabbrica sul terreno della sicurezza, con due delegati licenziati, come sul terreno della contestazione dell’accordo infame del 6 ottobre, dall’Usb stessa firmato, e che è stato il segnale ai padroni di ArcelorMittal e al governo che sul sindacato potevano contare. Questo fa sì che i padroni, a cui hai dato il dito, oggi ti chiedono la mano.

Lo Slai cobas sc anche in questi giorni discute, anche duramente e vivacemente, nel massimo rispetto reciproco, con i compagni operai del Usb, che sosteniamo con forza ogni volta che viene fatta un’azione positiva in fabbrica o fuori come ogni volta che vengono repressi. Perchè il problema in discussione non è l’impegno di questi compagni operai ma la linea.
Chiaramente questa discussione continua, e i prossimi giorni, le prossime settimane sono importanti. Ma a partire da un dato, che è più grande delle linee e delle proposte in discussione: si vuole cancellare la classe operaia a Taranto, aiutando di fatto i piani di esubero che padroni e governo vogliono? O si vuole, a fabbrica aperta, lottare a fondo contro esuberi e cassintegrazione, anche perchè gli stessi operai siano i principali protagonisti della bonifica della fabbrica? Si vuole fare e riprendere la guerra in questa fabbrica sulla sicurezza, sulla salute, il rinnovamento degli impianti e dei processi di produzione o si vuole star dietro alle fantasiose proposte dell’ambientalismo piccolo borghese che trasformerebbero Taranto in una nuova Bagnoli di dimensioni epocali.
E’ questa la scelta vera.

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