mercoledì 27 novembre 2019

pc 27 novembre - L'ipocrisia delle istituzioni e la realtà della violenza sulle donne, una testimonianza: Florencia parla dopo il femminicidio della madre: "Noi orfani viviamo nell’ingiustizia"

Milano, il primo racconto della figlia a quasi 8 anni dalla morte di Antonia Bianco."Lo Stato dimentica i figli. Il fondo di aiuto? Bene, ma non basta"
di CARLO D’ELIA

San Giuliano Milanese, 25 novembre 2019 -  «Se penso alla serenità e alla sicurezza che provavo quando lei era con me il cuore mi si ferma. Quella è la cosa che mi manca. Sapere che lei c’è, al tuo fianco. Mi manca sentire il profumo, il calore, la presenza fisica». Florencia aveva dodici anni quando sua madre è stata uccisa. Oggi ne ha 20. «Mi manca - racconta - il suo affetto, quello fisico. Mi sono rimasti solo gli oggetti. Tengo sempre con me un segnalibro che lei mi aveva regalato quando ero in prima media, ho conservato i suoi vestiti. È un modo per sentirla più vicina». Per la prima volta la giovane ha deciso di parlare, a quasi 8 anni dalla morte di sua madre Antonia Bianco, la 43enne italoargentina uccisa il 13 febbraio 2012 dall’ex compagno Carmine Buono a San Giuliano Milanese. L’uomo, ora all’ergastolo, l’aveva colpita con una stilettata che le aveva perforato il cuore. Una tragedia che ha condizionato la vita dei tre figli di Antonia. Florencia oggi vive in Toscana con la nonna, dove va a scuola, non distante abitano suo fratello maggiore
Maximiliano, 31 anni, e il più piccolo, di 13 anni, che vive con una nuova famiglia, in cui lui sembra essere felice.
Florencia, come è cambiata la sua vita dopo la tragedia? «Ho imparato a convivere con un senso di ingiustizia e dolore soffocante. Lo Stato ci ha abbandonato. In questi anni siamo stati costretti a vivere lontani. Alla solitudine si sono aggiunte le ristrettezze economiche, perché da chi ha ucciso mia madre non abbiamo mai ricevuto un euro. Non è stato facile ripartire».
Cosa prova a distanza di quasi otto anni dalla morte di sua madre? «All’inizio la morte di mia madre mi è sembrata una cosa assurda. Poi sono arrivati la rabbia, la confusione, il senso di solitudine. Mia madre ha denunciato tre volte per stalking e maltrattamenti lo stesso uomo che sarebbe diventato il suo killer. Cosa è successo il giorno dopo la prima denuncia di mia madre? Cosa è successo il giorno dopo la seconda denuncia? E dopo la terza? Niente. Ho sempre la sensazione che mia madre si sarebbe potuta salvare. Lei era una donna che lavorava e che lottava per i figli. Non ci faceva mancare mai nulla».
Crede che lei, la sua famiglia e sua madre avete subito un’ingiustizia? «Spesso mi tornano in mente le tre denunce fatte da mia madre prima di morire: il suo ex compagno Carmine Buono la minacciava e la picchiava da anni. Ho un ricordo che risale già a quattro anni prima dell’omicidio. Ricordo che avevo chiamato i carabinieri perché dopo un litigio aveva colpito mia madre. Ancora oggi provo tanta rabbia per quegli episodi».
Finalmente il Governo ha approvato i decreti attuativi per il fondo per gli orfani di femminicidio. Cosa ne pensa? «È un bel risultato che però non mi lascia soddisfatta. In questi anni siamo stati lasciati soli dalla Stato. Dal giorno dopo la tragedia c’è quel dramma quotidiano in cui ci si nasconde, ci si arrangia, quasi nessuno esce allo scoperto. Lo Stato ci ha abbandonato. Solo la nostra forza, quella mia e dei miei fratelli, ci ha permesso di andare avanti. È stata una dura prova che oggi posso dire di aver superato. Vediamo quanti soldi arriveranno dal Fondo, ma di orfani come me in Italia ce ne sono tanti e la cifra forse è ancora troppo bassa per soddisfare tutti». 

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