Casale Monferrato: Eternit bis, si ritorna in aula, per 392 vittime udienza a gennaio
A 10 anni dall’inizio del
primo storico processo, la procura di Vercelli contesta a Schmidheiny l’omicidio
volontario
CASALE MONFERRATO. Tra pochi giorni, ricorre il
decimo anniversario dell’inizio del maxiprocesso Eternit a Torino: era il 10
dicembre 2009. Fu il processo dei grandi numeri (migliaia di parti lese, tra
malati ed eredi delle vittime, più enti e associazioni), del dolore e della
fiducia nella giustizia. A ogni udienza, decine e decine di casalesi
presenziavano, in silenzio, ognuno con l’intima speranza di raggiungere la
verità. La prescrizione decretata 5 anni dopo dalla Cassazione (dopo le sentenze
di condanna per disastro doloso nei primi due processi di merito) suscitò
delusione, sofferenza e rabbia.
Ora si riparte, con un altro processo
di grandi numeri. Un grosso numero sopra a tutti: 392 i nomi delle vittime
casalesi dell’amianto elencati nel fascicolo del procedimento penale Eternit Bis
contro l’imputato Stephan Schmidheiny. È solo un campione del dato
reale: i morti di
mesotelioma sono molti di più. A ottobre la procura di Vercelli, cui erano arrivati i faldoni dello stralcio torinese (dopo lo spezzettamento dovuto alla riqualificazione del reato da omicidio volontario a omicidio colposo), aveva avanzato la richiesta di rinvio a giudizio. Contrariamente al convincimento del gup torinese, i pm di Vercelli (che hanno la competenza territoriale del Casalese) hanno insistito nell’ipotesi già sostenuta dal pm di Torino Gianfranco Colace, che faceva parte del team del primo maxiprocesso (con Raffaele Guariniello e Sara Panelli) e che ora è applicato anche per l’Eternit Bis.
mesotelioma sono molti di più. A ottobre la procura di Vercelli, cui erano arrivati i faldoni dello stralcio torinese (dopo lo spezzettamento dovuto alla riqualificazione del reato da omicidio volontario a omicidio colposo), aveva avanzato la richiesta di rinvio a giudizio. Contrariamente al convincimento del gup torinese, i pm di Vercelli (che hanno la competenza territoriale del Casalese) hanno insistito nell’ipotesi già sostenuta dal pm di Torino Gianfranco Colace, che faceva parte del team del primo maxiprocesso (con Raffaele Guariniello e Sara Panelli) e che ora è applicato anche per l’Eternit Bis.
Questo non vuol dire ancora che
Schmidheiny, ultimo patron in vita della fabbrica dell’amianto in Italia, sarà
imputato in Corte Assise per l’omicidio volontario di quasi quattrocento
casalesi. Ora, un altro gup, Fabrizio Filice, su questo troncone specifico
deciderà se e per quale reato mandare a processo l’imprenditore svizzero.
La prima data dell’udienza preliminare è stata fissata al 14 gennaio.
Sono in corso le notifiche per raggiungere tutti gli eredi delle vittime, in
qualità di parti lese: si faranno pertanto le notifiche per pubblici proclami;
di certo in municipio a Casale.
Potrebbe essere ragionevole che, prima di
Pasqua, si sappia se Schmidheiny, difeso da Astolfo Di Amato e da Carlo Alleva,
sarà processato, e, in tal caso, se per omicidio colposo (per questo reato è già
stato condannato per due morti a Cavagnolo) o doloso (e allora dovrà affrontare
l’ Assise). Afeva naturalmente sarà presente in giudizio come Associazione dei
famigliari e vittime dell’amianto. Ha sempre portato alta la bandiera «Eternit
Giustizia» interpretando l’anelito collettivo a ottenere il riconoscimento che
la città di Casale ha subito un torto grave e che qualcuno lo ha compiuto. E’ un
ruolo che, nonostante la stanchezza di decenni di battaglie, non c’è possibilità
di delegare o diluire perché Afeva, al di sopra dei personalismi, ha una voce
che non può ancora permettersi di tacere: quella delle vittime.
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