La sera del 28 una nutrita squadra di fascisti esce dalla sede
Passaquindici del Msi, con in mano mazze ed in tasca alcuni coltelli.
L'agguato è premeditato: si dirigono verso Bari
Vecchia con l'obiettivo di colpire alcuni capi del movimento
studentesco. Il gruppo viene però avvistato da una ragazza che corre
al bar del borgo vecchio dove si trovano i compagni. I fascisti
tentano di avvicinarsi al locale ma vengono immediatamente messi in
fuga per i vicoli della città. Arrivati nella piazza della
prefettura, nel pieno centro cittadino, i fascisti vedono tre
ragazzi, tra cui c'è Benedetto Petrone. I tre ragazzi cercano di
scappare, ma Petrone è più lento per colpa di una malattia che lo affligge che comporta problemi di deambulazione. L'amico torna indietro ma i fascisti ormai gli sono addosso. Benedetto Petrone viene colpito con mazze e coltelli. Sarà una coltellata ad ucciderlo. L'amico, Franco Intranò, viene ferito al torace.
scappare, ma Petrone è più lento per colpa di una malattia che lo affligge che comporta problemi di deambulazione. L'amico torna indietro ma i fascisti ormai gli sono addosso. Benedetto Petrone viene colpito con mazze e coltelli. Sarà una coltellata ad ucciderlo. L'amico, Franco Intranò, viene ferito al torace.
Il 30 ottobre un corteo attraversa le strade di
Bari. Più di 30'000 persone scendono in piazza per opporso alla
violenza fascista e gridare che "Benny vive!". Davanti alla
Prefettura, che è il luogo dove il ragazzo era stato ucciso, vengono
fatte alcune barricate, rovesciando delle macchine parcheggiate. Le
barricate permettono ai manifestanti di salire al primo piano della
Cisnal e devastarla. Stessa fine farà poi la sede dell'Msi: i
manifestanti entrano all'interno della sede da dove erano partiti i
fascisti che viene distrutta e bruciata.
La verità processuale individuò un solo
colpevole: solo un missino fu condannato per l'omicidio, nonostante
furono in più di trenta a partecipare all'agguato. Il tentativo fu
di far passare il tutto come una rissa tra teste calde di opposti
estremismi. Il coltello che colpì Benedetto Petrone fu ritrovato in
una stanza della sede del Movimento Sociale Italiano, che divenne poi
il quartiere generale di An ed oggi è motivo di contesa tra Pdl e
Fli.
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