giovedì 28 novembre 2019

pc 28 novembre - La complicità italiana ed europea di fronte alla violazione dei diritti umani in Cile

Il prossimo numero del giornale proletari comunisti in uscita conterrà un articolo sul "Cile-come ai tempi di Pinochet- morti/stupri e torture"

Alessandra C.
da Dinamopress
novembre 28, 2019
Mentre il governo italiano esprime totale solidarietà al Presidente Piñera, Human Rights Watch denuncia la continua violazione di diritti umani durante le proteste che hanno colpito il Paese

«La mia visita in Cile del 5-7 novembre, ha voluto esprimere a nome del Governo italiano un messaggio di particolare vicinanza e solidarietà al popolo e alle istituzioni di questo Paese», così inizia il comunicato della vice ministra degli Esteri italiana Marina Sereni – consultabile sul sito www.esteri.it – davanti alla grave situazione che si sta vivendo nel Paese sudamericano.
La vice-ministra  ha condannato ogni tipo di violenza ma non ha fatto nessuna menzione alla violazione dei diritti umani da parte delle forze dell’ordine cilene, aggiungendo che «Il fatto che il
Governo cileno abbia invitato gli osservatori dell’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani deve considerarsi un atto di rigore e di forza della democrazia cilena», come se questo potesse bastare per condannare la violenza utilizzata da parte delle forze statali durante le manifestazioni.

Secondo l’ambasciatore cileno in Italia Sergio Romero Pizarro – sottosegretario al ministero d’Agricoltura tra il ‘76 e il ‘77 durante il regime pinochettista – da quando sono iniziate le proteste non ci sono stati desaparecidos e la maggior parte delle vittime fatali sono morte nei saccheggi e negli incendi. In un’intervista a DIRE Agenzia di Stampa Nazionale, Romero sostiene che non si può parlare di diritti umani senza pensare anche ai carabineros feriti, affermando anche che i militari sono scesi in strada solo due giorni. Con quest’ultima dichiarazione dimostra che i dati che ha sul Cile sono carenti di verità, perché lo stato d’emergenza è durato dal 19 ottobre al 27 ottobre di quest’anno.

Non la pensano allo stesso modo organizzazioni internazionali come Amnesty International e Human Rights Watch. In una relazione di Amnesty del 21 novembre, l’organizzazione dichiara che in Cile «le forze di sicurezza stanno commettendo attacchi generalizzati, usando la forza in modo non necessario ed eccessivo con l’intenzione di danneggiare e castigare la popolazione che si manifesta».



Tra gli altri, nel rapporto ricordano Romario Veloz, ecuatoriano di 26 anni, morto per un colpo d’arma da fuoco sparato da un militare durante una manifestazione a La Serena e  José Miguel Uribe di 25 anni,  colpito da uno sparo al torace sempre per mano dei militari nella località di Curicò. Il caso più eclatante – ma non unico – di violenza sessuale riportato da Amnesty, riguarda invece lo studente di Medicina Josué Maureira, violentato perché omosessuale da due carabineros nel 51 ° commissariato di Pedro Aguirre Cerda (Santiago) il 21 ottobre scorso.Davanti alla denuncia dell’organizzazione il ministro della Difesa, Alberto Espina, condanna pesantemente le accuse e definisce i contenuti della relazione completamente falsi, mentre il neo-ministro dell’Interno Bummel dichiara che l’organizzazione non ha mai consultato il governo e che per tanto la relazione è carente di dati certi. Intanto, il 26 novembre alla direttrice esecutiva generale di Amnesty  Ana Piquer, è arrivata una mail intimidatoria nella quale si legge: «se continui a fare quel che stai facendo, finirai in una bara».
Per quanto riguarda Human Rights Watch, il 26 novembre membri dell’organizzazione si sono riuniti con il presidente Sebastián Piñera per consegnargli la relazione che dimostra l’uso eccesivo della forza contro i manifestanti e i passanti, così come i casi di tortura, di violenza sessuale e di omicidio. Secondo l’indagine, tra le accuse più frequenti, c`è il fatto che «i carabineros hanno obbligato alcuni detenuti, tra i quali bambini e bambine, a spogliarsi e a fare addominali totalmente nudi dentro le caserme».

Secondo la stessa relazione, circa 220 persone hanno perso l’uso di almeno un occhio a causa dell’impatto di pallottole composte per l’80 % di silice, bario e piombo e solo un 20 % di gomma (dati della facoltà d’Ingegneria Meccanica dell’Universidad de Chile). A questo proposito proprio oggi arriva la conferma che Gustavo Gatica, un manifestante di 21 anni, colpito da proiettili di gomma lanciati dalle forze dell’ordine, ha perso completamente la vista di entrambi gli occhi.

Gustavo Gatica, foto trovata in rete

Human Rights Watch denuncia anche che secondo i protocolli internazionali, i proiettili di gomma devono essere sparati ad almeno 30 metri di distanza e solo nel momento in cui c’è rischio vitale per la polizia, cosa che non sta succedendo in Cile, dove i fucili utilizzati per la repressione non  hanno il mirino e spesso si spara direttamente sulla gente, come nel caso di Fabiola che ha perso un occhio mentre andava a lavorare, a causa dell’impatto con un gas lacrimogeno che i carabineros stava sparando sulla folla. Per questi motivi, Human Rights Watch suggerisce al governo cileno una profonda riforma delle forze dell’ordine.
Nonostante ciò, il governo continua a non voler ascoltare le richieste popolari e risponde con più repressione: «Finché non ci sarà pace e non possiamo garantire l’ordine pubblico, non possiamo avanzare fermamente», ha dichiarato Sebastián Piñera lo scorso 24 novembre nella scuola di Sottufficiali Carabineros a Santiago del Cile.

Nello stesso discorso ha ribadito il totale appoggio del governo ai carabineros e alla Polizia Investigativa che «molte volte rischiano la propria integrità fisica» e ha assicurato che nei prossimi 60 giorni, 4354 carabinieri in licenza saranno reintegrati per placare le proteste.

Come se non fosse abbastanza, il presidente ha annunciato un progetto di legge che sarà discussa al Congresso la prossima settimana grazie alla quale l’esercito potrà scendere in strada per appoggiare l’attività dei carabineros, senza che sia necessario decretare lo stato d’eccezione, come già successo durante la prima settimana di manifestazioni. Inoltre, i «Carabineros de Chile riceveranno, a partire da questa settimana, la consulenza delle polizie di Inghilterra, Spagna e Francia», confermando la complicità di vari Paesi europei di fronte alla violenza sistematica che sta accecando, torturando e uccidendo il popolo cileno che manifesta per un futuro più degno.

Santiago, 28 novembre 2019

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