Scontri, arresti, sgomberi.
Sosteniamo la lotta per la casa!
Roma: via Cardinal Capranica, ex scuola di Primavalle.
Una occupazione abitativa andata avanti per anni, fatta da famiglie
proletarie che all’emergenza abitativa avevano trovato la risposta
dell’auto organizzazione, della condivisione e della resistenza alla
cronica defezione del sistema welfare, che accomuna la quasi totalità
delle città e che rappresenta il cappio al collo per milioni di persone
delle classi sociali più deboli.L’immobile era uno dei primi a dover essere sgomberato, nella lista vidimata dal Ministro Salvini durante lo scorso febbraio.
Ed è lì che la notte scorsa, fino alla successiva mattina inoltrata, centinaia di poliziotti in assetto antisommossa, con blindati, idranti ed elicotteri, hanno eseguito l’ordine di sfollamento mettendo per
strada più di trecento persone tra le quali circa ottanta bambini, nonostante la resistenza degli abitanti arroccati sul tetto della scuola, nonostante il muro popolare dei movimenti e dei solidali in difesa del diritto all’abitare.
Sebbene la data fissata per lo sgombero fosse slittata di quasi un mese, né la giunta della sindaca Raggi né la Regione governata da Zingaretti, sono state capaci di offrire valide soluzioni alternative agli occupanti; le proposte avanzate, consistenti in case famiglia e centri per l’accoglienza fatiscenti (secondo varie testimonianze), sono state rifiutate per ovvie ragioni di dignità.
Nel frattempo, i responsabili istituzionali di questo nuovo atto di macelleria sociale allestivano il solito misero spettacolino dello scaricabarile, al termine del quale la degna conclusione è stata il rimando della ricerca di soluzioni.
Tutto questo, se da un lato ha raccolto il fiero plauso del ministro Salvini a mezzo social, dall’altro si è consumato a dispetto dell’impegno assunto soltanto la settimana precedente dai capigruppo PD e M5S, firmatari di una lettera, fortemente voluta e ottenuta dai movimenti per il diritto all’abitare, nella quale si richiedeva alla Prefettura di non dare ordine di esecuzione per gli sgomberi senza soluzioni alternative valide: nessun atto di ribellione estrema ai diktat leghisti, da parte dei capigruppo, ma il semplice seppur gravoso impegno a non peggiorare ulteriormente un quadro reso già sufficientemente cupo dalle deliberazioni dei precedenti governi.
I decreti sicurezza e sicurezza bis, lasciati passare a suon di tweet e di squallide battute giustizialiste diffuse dai mezzi di informazione, perfezionano quanto iniziato dal governo Renzi con il decreto Lupi – che riduceva la problematica delle occupazioni abitative ad una mera questione di ordine pubblico – e quanto affinato dal decreto Minniti in termini di repressione contro le fasce sociali più deboli.
Nulla di veramente nuovo sotto al cielo, quindi: basta ritornare indietro con la memoria a solo due anni fa, quando un centinaio di persone, migranti che occupavano a scopo abitativo un edificio nei pressi di piazza Indipendenza, furono sgombrate da un ingente schieramento di forze dell’ordine, con cariche e idranti, mettendo in atto una violenza istituzionale inaudita contro persone prive di tutele, per la maggior parte richiedenti asilo.
Un passaggio di testimone ben fatto quindi, che persegue il duplice obiettivo di soffocare e indebolire le pratiche collettive autorganizzate e di mantenere sotto il ricatto sociale dell’assistenzialismo più becero gli strati meno abbienti e più marginalizzati della popolazione, senza risolvere nemmeno in minima parte il problema strutturale dell’assenza di politiche abitative ma liquidandolo attraverso la distruzione di quanto ottenuto attraverso le lotte e la militarizzazione dei territori.
Come S.I. Cobas Nazionale non possiamo che esprimere tutta la nostra rabbia e la nostra vicinanza e solidarietà alle famiglie sgomberate ed ai movimenti per il diritto all’abitare.
Ma questo non basta.
Quanto successo a via Cardinal Capranica ci impone di continuare sempre più convinti nella direzione del contrattacco e non solo della resistenza contro i decreti sicurezza, che intendono sopprimere le esperienze di autorganizzazione per alimentare la guerra tra poveri e reprimere manu militari gli scioperi dei lavoratori per frantumare l’unità tra gli stessi.
È chiaro come tutte le organizzazioni politiche e sindacali, i movimenti sociali e le resistenze territoriali che si pongono sul terreno della lotta di classe hanno un compito ulteriore, quello di promuovere l’unità delle lotte.
Perciò, mentre i sindacati confederali ed i padroni corrono obbedienti ai richiami del nuovo premier Salvini, aiutando l’attuale governo forte delle elezioni europee, dinanzi alla tendenza chiara di fascistizzazione dello Stato ed al peggioramento complessivo delle condizioni di vita e di lavoro, a noi non resta altro che il compito di sviluppare l’ unica opposizione di classe possibile e aprire una stagione di lotta.
Lo sciopero generale verso la fine di ottobre e la manifestazione nazionale a Roma vanno in questa direzione ed indicano che c’è un fronte operaio, settori sociali e politici contro l’attuale governo, autonomi dalle altre opposizioni borghesi, per un fronte di lotta unitario anticapitalista.
Il S.I. Cobas Nazionale
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