martedì 16 luglio 2019

pc 16 luglio - Immigrazione - imperialismo e classe operaia - Alcuni dati significativi

Alcuni dati sull’immigrazione forniscono uno spaccato della situazione e rafforzano due elementi: le responsabilità dell’imperialismo nell’ondata dei migranti, il ruolo della guerra della Libia e dei regimi che sono nel Mediterraneo, l’azione dei governi imperialisti che contrastano l’immigrazione provocando morti, rafforzando e sostenendo i lager soprattutto in Libia, attaccando e impedendo il ruolo di salvataggio delle Ong.
Secondo i dati cosiddetti “ufficiali”, sono 682 i migranti morti nel Mediterraneo dall’inizio dell’anno nel tentativo di raggiungere l’Europa, la maggior parte di essi – 426 – solo nella rotta Libia-Tunisia-Italia.
Sono ben 3750 i migranti intercettati in mare e riportati nei centri di detenzione/lager dalla Guardia
costiera di Tripoli. Sono 3175 i migranti che hanno raggiunto le coste italiane via mare dall’inizio dell’anno.
Gli ultimi morti in mare sono morti al largo della Tunisia, il numero delle vittime alla giornata del 12 luglio era salito a 72; la maggior parte di essi è stata individuata vicino a Zarzis nel sud est della Tunisia.
Sono migranti che facevano parte, secondo i sopravvissuti, di un gruppo di 86 persone, maliani, ivoriani, burkinabè, guineensi, tra di loro 4 donne, una in cinta e una che viaggiava con un bambino piccolo. I sopravvissuti sono stati portati a Zarzis, dove c’erano anche altri 16 sopravvissuti di un precedente naufragio di maggio.
Il governo tunisino risponde alla situazione come tutti i governi reazionari al servizio dell’imperialismo: “la questione dei rifugiati e dei migranti non è responsabilità della Repubblica tunisina”. Ma sono tunisini una parte dei cosiddetti “scafisti”, sono 90 i migranti partiti l’8 luglio proprio da Sfax in Tunisia; così sono 71 quelli individuati e riportati indietro al largo delle isole Keekennah, sempre Tunisia.
Quindi la Tunisia non può dire che non c’entra e non è sua responsabilità.
La miseria e le condizioni di vita peggiorano in Tunisia come in tutti i paesi dell’arco Magreb e francofono, attraversato da guerre, al cui centro è la guerra in Libia e dalla rapina affamatrice dei governi imperialisti.
L’Italia è uno di questi paesi imperialisti che ha interessi economici in questi paesi, che contribuisce al loro sfruttamento, che alimenta le guerre interne – vedi Libia – anche con la presenza diretta delle proprie armi e truppe.
Quindi, da un lato sarebbe giusto e necessario che accogliesse i migranti in fuga, dall’altro, permanendo questi governi imperialisti, le condizioni per la fuga dei migranti permangono e aumentano. Il governo italiano targato Salvini, e su questo solidamente sostenuto da Di Maio M5stelle, attua la feroce e disumana politica dei porti chiusi, mentre nello stesso tempo procede nel silenzio all’espulsione di massa dal nostro paese.
Secondo quanto emerge dai dati pubblicati da Eurostat, l’italia ha effettuato 5200 rimpatri nel 2018. Ma naturalmente questa è la stessa politica fatta da tutti i governi in Europa.
Il paese che ha fatto più espulsione è la Spagna: 11.730, cui segue la Francia: 10.820, la Grecia: 7.760.
I governi e gli Stati imperialisti europei si accusano l’un l’altroe si scaricano le loro responsabilità uno sull’altro. Alcune settimane fa erano venuti fuori i sistemi con cui la Germania ha rimandato i migranti in Italia, usando la forza e deportandoli, cosa che non poteva avvenire praticamente senza il silenzio/assenso del governo italiano.

Un altro rapporto è uscito in questi giorni con scarsissima eco sulla stampa.
Il Ministero del lavoro certifica che l’80% dei lavoratori stranieri sono operai. Non solo, ma in Italia gli stranieri complessivamente sono 8,5%, che è il dato più basso tra i paesi imperialisti maggiori.Certamente nella distribuzione dei lavoratori stranieri vi è una parte di essi impiegati in lavori ultraprecari, filippini, cinesi, peruviani; mentre vi sono comunità straniere in cui il tasso di occupazione è molto basso: marocchini, tunisini e albanesi. Una questione a parte è la condizione delle donne migranti che subiscono una doppia e in certi casi tripla oppressione, e alle quali manca molto l’assistenza sanitaria e servizi pubblici e privati. Questo rende ancora più difficile la loro vita quotidiana. Anche qui il tasso di disoccupazione maggiore lo si trova tra le donne tunisine, marocchine ed egiziane. Un caso particolare è poi quello della inattività femminile nella comunità pakistana e del Bangladesh che arriva a superare l’80%.

Tornando ai dati base, però, è ben chiaro che i lavoratori migranti sono una componente fondamentale della classe operaia e lavoratrice nel nostro paese; sono il generale la componente più sfruttata verso la quella va concentrata l’attività di organizzazione sia sui posti di lavoro che sui territori.
Tutti abbiamo visto nella logistica quanto a questo livello di organizzazione corrisponda un livello cdi combattività, lotta, coscienza che ne fa un reparto avanzato della classe operaia nel suo insieme.

Nessun commento:

Posta un commento