Secondo
i dati cosiddetti “ufficiali”, sono 682 i migranti morti nel
Mediterraneo dall’inizio dell’anno nel tentativo di raggiungere
l’Europa, la maggior parte di essi – 426 – solo nella rotta
Libia-Tunisia-Italia.
Sono
ben 3750 i migranti intercettati in mare e riportati nei centri di
detenzione/lager dalla Guardia
costiera di Tripoli. Sono 3175 i migranti che hanno raggiunto le coste italiane via mare dall’inizio dell’anno.
costiera di Tripoli. Sono 3175 i migranti che hanno raggiunto le coste italiane via mare dall’inizio dell’anno.
Gli
ultimi morti in mare sono morti al largo della Tunisia, il numero
delle vittime alla giornata del 12 luglio era salito a 72; la maggior
parte di essi è stata individuata vicino a Zarzis nel sud est della
Tunisia.
Sono
migranti che facevano parte, secondo i sopravvissuti, di un gruppo di
86 persone, maliani, ivoriani, burkinabè, guineensi, tra di loro 4
donne, una in cinta e una che viaggiava con un bambino piccolo. I
sopravvissuti sono stati portati a Zarzis, dove c’erano anche altri
16 sopravvissuti di un precedente naufragio di maggio.
Il
governo tunisino risponde alla situazione come tutti i governi
reazionari al servizio dell’imperialismo: “la questione dei
rifugiati e dei migranti non è responsabilità della Repubblica
tunisina”. Ma sono tunisini una parte dei cosiddetti “scafisti”,
sono 90 i migranti partiti l’8 luglio proprio da Sfax in Tunisia;
così sono 71 quelli individuati e riportati indietro al largo delle
isole Keekennah, sempre Tunisia.
Quindi
la Tunisia non può dire che non c’entra e non è sua
responsabilità.
La
miseria e le condizioni di vita peggiorano in Tunisia come in tutti i
paesi dell’arco Magreb e francofono, attraversato da guerre, al cui
centro è la guerra in Libia e dalla rapina affamatrice dei governi
imperialisti.
L’Italia
è uno di questi paesi imperialisti che ha interessi economici in
questi paesi, che contribuisce al loro sfruttamento, che alimenta le
guerre interne – vedi Libia – anche con la presenza diretta delle
proprie armi e truppe.
Quindi,
da un lato sarebbe giusto e necessario che accogliesse i migranti in
fuga, dall’altro, permanendo questi governi imperialisti, le
condizioni per la fuga dei migranti permangono e aumentano. Il
governo italiano targato Salvini, e su questo solidamente sostenuto
da Di Maio M5stelle, attua la feroce e disumana politica dei porti
chiusi, mentre nello stesso tempo procede nel silenzio all’espulsione
di massa dal nostro paese.
Secondo
quanto emerge dai dati pubblicati da Eurostat, l’italia ha
effettuato 5200 rimpatri nel 2018. Ma naturalmente questa è la
stessa politica fatta da tutti i governi in Europa.
Il
paese che ha fatto più espulsione è la Spagna: 11.730, cui segue la
Francia: 10.820, la Grecia: 7.760.
I
governi e gli Stati imperialisti europei si accusano l’un l’altroe
si scaricano le loro responsabilità uno sull’altro. Alcune
settimane fa erano venuti fuori i sistemi con cui la Germania ha
rimandato i migranti in Italia, usando la forza e deportandoli, cosa
che non poteva avvenire praticamente senza il silenzio/assenso del
governo italiano.
Un
altro rapporto è uscito in questi giorni con scarsissima eco sulla
stampa.
Il
Ministero del lavoro certifica che l’80% dei lavoratori
stranieri sono operai. Non solo, ma in Italia gli stranieri
complessivamente sono 8,5%, che è il dato più basso tra i paesi
imperialisti maggiori.Certamente nella distribuzione dei lavoratori
stranieri vi è una parte di essi impiegati in lavori ultraprecari,
filippini, cinesi, peruviani; mentre vi sono comunità straniere in
cui il tasso di occupazione è molto basso: marocchini, tunisini e
albanesi. Una questione a parte è la condizione delle donne migranti
che subiscono una doppia e in certi casi tripla oppressione, e alle
quali manca molto l’assistenza sanitaria e servizi pubblici e
privati. Questo rende ancora più difficile la loro vita quotidiana.
Anche qui il tasso di disoccupazione maggiore lo si trova tra le
donne tunisine, marocchine ed egiziane. Un caso particolare è poi
quello della inattività femminile nella comunità pakistana e del
Bangladesh che arriva a superare l’80%.
Tornando
ai dati base, però, è ben chiaro che i lavoratori migranti sono
una componente fondamentale della classe operaia e lavoratrice nel
nostro paese; sono il generale la componente più sfruttata verso la
quella va concentrata l’attività di organizzazione sia sui posti
di lavoro che sui territori.
Tutti
abbiamo visto nella logistica quanto a questo livello di
organizzazione corrisponda un livello cdi combattività, lotta,
coscienza che ne fa un reparto avanzato della classe operaia nel suo
insieme.
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