lunedì 15 luglio 2019

pc 15 luglio - Salvini bugiardo sui rapporti col nazifaccendiere Savoini. "Non ho nulla da dire" è la stessa linea difensiva dei due servi "sovranisti" di fronte a Parlamento e PM

Fondi russi alla Lega, Savoini non risponde ai pm. 




"Non ho nulla da dire"
Il presidente della fondazione Lombardia-Russia è accusato di corruzione internazionale.
15 luglio 2019
Gianluca Savoini, presidente della fondazione Lombardia-Russia, si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti ai pm Sergio Spadaro e Gaetano Ruta, che lo hanno interrogato lunedì pomeriggio, non in Procura ma in un luogo segreto. Savoini è accusato di corruzione internazionale nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Milano sui presunti fondi russi alla Lega.

da nextquotidiano.it
Il passato “neonazista” di Savoini, l’uomo che va a caccia di rubli in Russia
@Giovanni Drogo | 12 Luglio 2019

«La definizione esatta di Savoini è nazista», così l’ex Direttore de La Padania Gigi Moncalvo dipinge in poche parole un ritratto del “faccendiere” (che bella questa parola da prima repubblica) Gianluca Savoini. Che i due non si stimino è cosa nota, fu proprio Moncalvo a cacciare Savoini dal giornale della Lega quando nel 2002 venne nominato direttore da Umberto Bossi.
Da dove viene la storia di Savoini “neonazista”
Savoini, iscritto alla Lega dal 1991 dal 1997 faceva il giornalista per il quotidiano del partito (quello che prendeva i fondi pubblici). Curiosità: anche Matteo Salvini ha iniziato in quell’anno la sua attività come cronista per La Padania. Ma Moncalvo non è l’unico a parlare delle simpatie “neonaziste” di Savoini. Ad esempio Repubblica riporta un commento di Stefania Piazzo, ex caporedattrice del giornale, che del presidente dell’Associazione Lombardia-Russia dice «nessun altro come lui aveva quelle pulsioni fascistoidi-naziste». Un altro ex direttore, Gianluca Marchi, dice che Savoini «apparteneva al filone nazionalsocialista».
Deve essere per questo che il 25 agosto Savoini – in qualità di “consigliere politico” della Lega – ha partecipato ad un incontro organizzato dal gruppo parlamentare di Alternative für Deutschland, il partito di ultradestra tedesco con simpatie naziste che all’Europarlamento fa parte dell’EAPN, il gruppo dei sovranisti europei cui appartiene la Lega (inizialmente invece era all’interno di ECR, il partito dove per l’Italia c’è FdI). Tema dell’incontro ovviamente i rapporti con la Russia, che come sappiamo è il pallino di Savoini.
Chi è che dice che Savoini è un “postnazista”
A dipingere un ritratto più dettagliato di Savoini è il giornalista Claudio Gatti, autore del libro I demoni di Salvini. I postnazisti e la Lega che indaga quella che secondo l’autore è la più clamorosa infiltrazione politica nella storia italiana. Nel libro Gatti dedica un capitolo a Savoini che definisce “il terzo infiltrato postnazista” dopo Alberto Sciandra e Mario Borghezio. Lui nega di aver mai avuto contiguità con gruppi politici che non fosse la Lega, ma nel libro Gatti riporta testimonianze di compagni di strada (e addirittura di scuola) tutti concordi nel definirlo “un fascistone”. Savoini nega di essere mai stato iscritto a gruppi o “cespugli” della galassia neonazista lombarda, ma quello che è sicuro è che frequentasse le stesse persone che in certi circoli si ritrovavano.
Secondo Gatti l’infiltrazione era già in atto nel momento in cui nacque la Lega. A raccontarlo è Marco Battarra, collaborate di Maurizio Murelli, il militante neofascista condannato per l’uccisione di un agente di polizia. Racconta Battarra: «Quando nel 1985 la Lega ha fatto la prima riunione a Milano, contando Bossi eravamo in nove, di cui due di Orion. Nove persone in tutto, intorno a un tavolo a casa del primo segretario della Lega della sezione di Milano. E i primi manifesti della Lega sono stati stampati nella tipografia di Murelli». Orion è il nome di un mensile lanciato da Murelli, che a sua volta è amico di Savoini e di Borghezio. Quando nel 1997 Savoini arriva alla Padania trova un ambientino niente male, secondo Gatti le pareti della redazione erano costellate di immagini con iconografia neonazista. A raccontarlo fu Saverio Ferrari che nel 2002 su Liberazione pubblicò alcune foto “shock” dell’interno della redazione. Veniva fatta passare per goliardia ma secondo Matteo Mauri (anche lui ex giornalista de La Padania) Savoini «era apertamente filonazista. Ricordo le sue citazioni di Hitler, di Goebbels… Si esaltava parlando di impero, ordine e disciplina. E ricordo con assoluta certezza che rivendicava il fatto di essere orgogliosamente antitaliano. Diceva: “Io non sono mai stato fascista”».

Ma in nome di chi agisce Savoini?
Savoini con Salvini nel giugno 2018 a Villa Abamelek, residenza dell’ambasciatore russo















E le testimonianze sono numerose, Savoini che in redazione fa il saluto col braccio teso sbattendo i tacchi, Savoini che non nasconde l’ammirazione per Ezra Pound e Hitler oppure Savoini che si rivolge ad alcuni colleghi chiamandoli “camerata”. Sempre in spirito goliardico, s’intende. Intervistato riguardo al suo passato lui glissa, dice che fascismo, nazismo e comunismo sono cose superate, quello che conta oggi è il sovranismo. Ma in fondo Savoini è bravo a negare, ha negato di essere stato al Metropol tra il 17 e il 18 ottobre e ora nega che quella nelle registrazioni di Buzzfeed sia la sua voce.


E Salvini che fa? Lui che non è certo un neonazista assume Savoini come suo portavoce nel 2013. E dal 2014 Savoini si mette al lavoro per stringere i rapporti tra Lega e Russia, in particolare con il partito di Putin Russia Unita, e si incontra con gli esponenti del partito. Ogni volta che un leghista vola in Russia c’è Savoini ad accompagnarlo. E anche quando si tratta di presenziare a ricevimenti presso il consolato russo in Italia Savoini è sempre in compagnia di esponenti della Lega. Eppure ufficialmente non ha alcun ruolo nel partito, è un semplice militante, tesserato dal 1991. Carlo Bonini su Repubblica ieri raccontava che, curiosamente, la sede di Lombardia-Russia è sul retro dell’edificio di via Bellerio dove ha sede la Lega.


Nel 2014 si l’Associazione Lombardia-Russia si prodiga su Facebook a dimostrare che l’abbattimento del volo MH17 della Malaysian Airlines era opera degli ucraini. Venne poi fuori che c’era stato un diretto coinvolgimento di agenti russi. Viene addirittura nominato osservatore internazionale per lo svolgimento delle elezioni regionali russe del 10 settembre 2017. Tutto questo senza avere alcun ruolo nella Lega? È davvero possibile? Matteo Salvini preferisce non parlarne, dice che «vado in giro con centinaia di persone; cosa facciano e cosa chiedano a nome loro non mi è dato saperlo» e fa sapere che «Savoini non era invitato dal ministero dell’Interno», né a Mosca, nell’ottobre 2018, né a Villa Madama nell’incontro bilaterale con Putin. E allora chi l’ha invitato? Possibile che il ministro dell’Interno non sappia quello che gli succede sotto il naso? Ma ammettiamo che davvero Salvini non sappia nulla di quello che fa Savoini, ammettiamo anche l’ipotesi assurda che Savoini possa essere un agente al soldo della Russia all’insaputa del ministro dell’Interno, lo stesso si può dire di tutti i deputati, consiglieri regionali, sindaci leghisti che Savoini frequenta e incontra? Nessuno nella Lega si è mai chiesto cosa faccia questa persona, eppure è sempre lì assieme a loro.

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