Camilleri non ha mai nascosto da che parte politica stava, non ha mai avuto timore di dire quello che pensava e per questo è stato spesso al centro di polemiche politiche. Ultima quella con il vicepremier Matteo Salvini.
Camilleri aveva un cruccio, che poi è lo stesso di tanti della sua generazione: «Ho vissuto l’entusiasmo del 1945, del 1947 per rifare l’Italia. E poi? Poi io consegno a mia pronipote e a voi
un futuro incerto. Questo è un fallimento che mi porto nella tomba», aveva detto nel 2017 agli studenti della 'sua' Porto Empedocle incitandoli a non mollare. E non era un invito ad estraniarsi dalla vita pubblica: «È facile cadere nell’antipolitica, ma il populismo è la fiammata di un mattino».
Per questo ai ragazzi aveva detto: «Non credete ai Renzi o ai CinqueStelle» perché «sono già cadaveri, già fuori dalla vostra storia e dal vostro avvenire. Teneteli lontani dal vostro avvenire. Fatevelo voi...».
Andrea Camilleri è stato «un giovane fascista» ma maturò pian piano una coscienza di sinistra, arrivando a fondare nel '43 una sezione del Pci col permesso degli americani, grazie all’intercessione di un vescovo.
Camilleri non ha mai «votato Democrazia Cristiana. Io ho sempre votato Partito Comunista che, bene o male, aveva il rispetto delle istituzioni», ma della sinistra è sempre stato una sorta di spina al fianco, di pungolatore, criticandola infinite volte e sollecitandola ad avvicinarsi di più alla gente, cogliendo le istanze dal basso, partecipando non a caso alla stagione dei 'girotondi' in piazza. Da 'senza partitò nel 2009 si era in qualche modo speso alle europee per l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro.
Si era con clamore opposto alla rielezione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ("sono suo coetaneo e so quale è a questa età lo sfaldamento delle cellule cerebrali. Io posso scrivere un romanzo imbecille, lui ha altre responsabilità», ha scritto nel saggio 'Come la penso io'). Berlusconi era stato per anni oggetto di critiche: all’Europarlamento nel 2002 aveva denunciato il conflitto d’interessi del presidente del Consiglio: «Non solo continua possedere le sue reti televisive, le sue case editrici, i suoi giornali, ma ha anche tramutato la televisione di stato in televisione del governo», sottolineando le 'epurazioni' di Biagi e Santoro. Ma più che Berlusconi si crucciava del berlusconismo, della 'cortè del premier pur ammettendo con amarezza che «la forza di Berlusconi è, sì, chi lo vota, ma soprattutto la debolezza estrema dell’opposizione».
E oggi? «Oggi la politica è rappresentata da gente che ha degradato il lavoro. Nel lavoro consiste buona parte della dignità dell’uomo. La verità è che i primi a non considerarla sono i partiti della sinistra, del cosiddetto centrosinistra».
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