APPELLO PER LA LIBERAZIONE DEGLI ARRESTATI AD AMBURGO: ALE,
ORAZIO, EMILIANO, RICCARDO E FABIO LIBERI SUBITO!
#Nog20
#Hamburg #TuttiLiberi #TutteLibere
Dal 6 all'8 luglio 2017, in concomitanza con il G20, centinaia di
migliaia di persone provenienti da ogni parte d'Europa si sono
riversate ad Amburgo per manifestare contro il vertice.
Prima e
durante le manifestazioni contro il G20 si è verificata una stretta
repressiva dalla evidente eccezionalità. Il governo tedesco, per
esempio, ha varato un provvedimento ad hoc in vista delle
manifestazioni contro il G20 con cui ha inasprito la pena prevista
per il reato di "attacco alla sovranità dello stato"
(simile al nostro "oltraggio a pubblico ufficiale"),
passando da una pena minima pari al pagamento di una multa alla
detenzione in carcere. Inoltre, pochi giorni prima dell'inizio del
vertice e delle proteste, oltre allo sgombero di un campeggio
autorizzato per i manifestanti e alle perquisizioni di varie
abitazioni, sedi associative e centri sociali in tutta la Germania,
alcune persone sono state
sottoposte a misure cautelari in via del
tutto preventiva, perché considerate potenzialmente pericolose
durante le giornate di mobilitazione. Infine, sono 20.000 le unità,
tra polizia ed esercito, con tanto di mitra e cari armati, utilizzate
per provare a gestire l'ordine pubblico. Durante le giornate di
mobilitazione, migliaia gli arrestati e i fermi; nello specifico, ad
oggi sono 32 gli internazionali tutt'ora in carcere ad Amburgo in
attesa di processo. Attualmente, più di 2000 sono le indagini in
corso. Ma il sistema repressivo messo in campo per il G20 non si è
fermato a questo.
Tra i 32 internazionali, Alessandro, Orazio,
Emiliano, Riccardo e Fabio si trovano da due mesi in carcere ad
Amburgo. La loro richiesta di scarcerazione è stata rigettata più
di un mese fa, dunque aspettano in carcere il processo, di cui non si
sa ancora una data. Le accuse mosse nei confronti degli imputati si
basano principalmente sulla testimonianza orale dei poliziotti. A
conferma della certezza delle fonti, non molti giorni fa, un video
della stessa polizia tedesca contraddice la testimonianza di un
poliziotto tedesco alla base delle accuse mosse a Maria e Fabio, due
ragazzi veneti: nel video si vede perfettamente che i due ragazzi non
hanno mai commesso gli atti di cui sono accusati dal poliziotto.
Nonostante questo, Fabio è ancora in carcere in attesa del processo
e Maria, sebbene da poco rilasciata, dovrà comunque subire un
processo.
Tutto questo descrive un sistema repressivo duro, messo
in piedi eccezionalmente per il G20 e ingiustificabile dal punto di
vista giuridico, che ha proprio raggiunto un ulteriore apice di
assurdità recentemente. Il 28 agosto, alla fine del primo processo
per i fatti del G20, un ragazzo olandese di 21 anni, accusato di
lesione e resistenza, è stato condannato a 2 anni e 7 mesi di
prigione nonostante fosse incensurato; la condanna ha superato di
quasi un anno la richiesta dell'accusa, che aveva proposto una pena
pari a 1 anno e 9 mesi di reclusione. Il giudice, rispondendo alle
critiche di chi ha posto dei legittimi dubbi sulla durezza della
condanna, ha dichiarato che la sua decisione è pienamente conforme a
quanto previsto dall'inasprimento delle pene legate al G20.
Questa
situazione, sebbene in parte complessa, ha dei tratti molto chiari.
Lo stato d'eccezione venutosi a creare durante le giornate di
mobilitazione durante il G20 ad Amburgo continua ad esistere nelle
carceri e nelle aule dei tribunali. È evidente che la stretta
repressiva iniziata già prima del G20 sta continuando con un vero e
proprio accanimento nei confronti degli arrestati e degli imputati
legati alle proteste contro il vertice. Infatti, lì dove la politica
è stata sconfitta i potenti si rifanno tramite misure cautelari,
detenzioni e codici penali modificati ad hoc. Riteniamo inoltre che
il silenzio che avvolge l'arresto e la permanenza di Alessandro,
Orazio, Emiliano, Riccardo e Fabio in carcere sia insopportabile e
vada rotto. È assurdo che delle persone si trovino da ormai due mesi
in carcere senza che nemmeno la fase delle indagini a loro carico si
sia chiusa.
Facciamo quindi appello ad artisti/e, gruppi
musicali, attori e attrici, registi/e, scrittori e scrittrici ed
altre personalità a firmare questo appello, affinché non ci si
dimentichi di chi da due mesi è in carcere ad Amburgo, subendo una
stretta repressiva pesantissima solo perché ha manifestato il
proprio dissenso ai 20 "potenti della terra".
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