mercoledì 20 settembre 2017

pc 20 settembre - Elezioni in Sicilia: il primo partito c’è già, quello del non voto, gli altri danno i numeri… letteralmente!

Il primo partito, quello che “vincerà” le elezioni del 5 novembre in Sicilia, è quello delle masse proletarie e popolari che non andranno a votare, il cosiddetto partito dell’astensione. La cifra si aggira al di sopra del 50 per cento, oltre la metà degli aventi diritto al voto.

Gli altri “attori” di questo carrozzone tragicomico, di questa farsa della democrazia borghese che è rappresentata dalle elezioni, da un lato fanno finta di niente, o quasi, e dall’altro per sapere se vinceranno almeno un “seggio” (un posto di lavoro sicuro) dei 70 messi a concorso, fanno ricorso ai sondaggi, come spesso fanno ricorso all’astrologia, e danno letteralmente i numeri.
Ma chi sono i principali esponenti della “competizione elettorale”? In ordine alfabetico: Cancelleri per il Movimento 5 Stelle, Fava per la “sinistra del centrosinistra”, Micari per il centrosinistra, Musumeci per il centrodestra.

Ognuno di questi, come ci racconta un articolo della Repubblica, ha il suo sondaggio, insomma paga una società che dovrebbe essere esperta nei numeri elettorali, per conoscere il proprio destino. Questa
società secondo un proprio criterio sceglie un centinaio o alcune centinaia di persone, le chiama al telefono, e chiede loro di esprimere la propria preferenza politica! Alcuni si prestano al gioco mentre altri regolarmente mandano questi signori a quel paese… ma i politici, e le agenzie che incassano soldi, sono contenti lo stesso del risultato!

Anche questa è diventata una “guerra”, come dice un articolo de La Repubblica di ieri, la guerra dei sondaggi, e ognuno “spara” il proprio: Fava dice di essere al 25 per cento! Ma gli altri dicono che è al 4,6! Musumeci al 42, ma anche al 34, Cancelleri al 35, ma anche al 25… insomma una grande confusione.

Nelle prossime puntate di questa lunga telenovela entreremo nel merito delle varie liste elettorali, dei loro “programmi” (ma prima dovremo trovarli) e dei vari personaggi, rappresentanti della borghesia e della piccola borghesia parassitaria che partecipano alla competizione, nonché del contesto generale in cui si terranno le elezioni, e lasciamo il lettore all’articolo di Repubblica, che sottolineiamo in alcune parti, che mostra già discretamente il tipo di personaggi in gara, il caos che viene fuori da questa “guerra” in cui c’è chi si dice di sinistra ma, non si sa mai, non usa nemmeno la parola! C’è chi vuole “parlare a tutti”, chi vuole “vincere”! Chi accusa di aver trovato i sondaggi nelle patatine, chi parla già di aver vinto con un “plebiscito” e chi ha il suo sondaggio “riservatissimo” che però conoscono tutti!!!

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Elezioni regionali, la guerra dei sondaggi. Fava: "Sono al 25 per cento"
Secondo l'Istituto Piepoli Musumeci è in testa col 42 per cento. Micari in coda con l'8 per cento
19 settembre 2017
Claudio Fava cala sul tavolo la carta del sondaggio dopo aver svelato un simbolo che non contiene la parola "sinistra" e uno slogan ad alto tasso di provocazione: "Il vero voto utile è per noi". Però sono proprio quei numeri, forniti dall’Istituto Piepoli, ad alimentare la polemica. Di più: a scatenare una vera e propria guerra su rilevazioni che, in modo più o meno ufficiale, da giorni circolano nelle sedi dei candidati governatori e nelle segreterie di partito. L’ultimo, appunto, vede in testa Nello Musumeci, addirittura al 42 per cento, e al secondo posto - a sorpresa - Fava alla stessa percentuale del grillino Giancarlo Cancelleri (25 per cento). Solo quarto il concorrente del centrosinistra Fabrizio Micari, con appena l’8 per cento. Per l’ex eurodeputato, oggi rappresentante di Mdp, Sinistra Italiana, Verdi e Rifondazione (ma in conferenza stampa spunta pure l’ex assessore socialista Turi Lombardo) è la prova che la sua campagna “non sarà un atto di testimonianza: “sono in campo – dice Fava - per vincere”.
Altro che “sinistra settaria”, con i dati di Piepoli in mano si può parlare ironicamente di “terrore per gli altri”. Specie per quel Pd che, afferma ancora Fava, “più che della minaccia da noi rappresentata dovrebbe preoccuparsi delle sedie vuote alla manifestazione di Micari a Catania, malgrado i 12 parlamentari presenti”.
C’è molta tattica, in questo confronto a distanza con i renziani: Fava ha preferito chiamare la sua unica lista solo “I cento passi”, dal nome del film su Impastato di cui è stato sceneggiatore, senza alcun riferimento alla sinistra: “Noi parliamo a tutti”. Ma ieri il Pd, per recuperare voti in quell’area, ha benedetto la nascita di una lista che quel termine ce l’ha – “sinistra siciliana” – e che sostiene invece Micari: è organizzata da Mario Meli, animatore di uno storico locale palermitano che è vicino al gruppo dirigente dem. Dispetti e manovre ostruzionistiche, ma è sul sondaggio presentato da Fava che si scatena il partito democratico: “Dove l’ha trovato, nelle patatine?”, si chiedono nello staff di Micari. E il segretario regionale Fausto Raciti rimane sul registro del sarcasmo: “Fava è al 25 per cento e io sono il nuovo Pontefice”. Nel frattempo, il fatto che Musumeci sia al 42 per cento fa esultare il centrodestra: “Un plebiscito”, commenta Gianfranco Miccichè.
I quattro sondaggi ufficiali dell’ultimo mese, pubblicati sul sito della presidenza del consiglio, vedono l’ex An in testa tre volte. Lorien consulting (committente Diventerà Bellissima) lo dà il 28 agosto al 40,5 per cento, Euromedia Research lo colloca due giorni dopo al 34, e Piepoli appunto al 42. Demopolis, il 5 settembre, stima Musumeci al 34 per cento, ma un punto dietro Cancelleri (35). Lo scenario complessivo, con l’eccezione della rilevazione di Piepoli, vede un duello fra il candidato del centrodestra e quello di 5Stelle. Micari terzo in tre sondaggi su quattro. Fava, nella prima rilevazione assente perché non ancora in campo, oscilla fra il 6 e il 25 per cento. Forbice ampia. Forse troppo. Unica certezza: l’astensionismo, fenomeno che secondo tutti i sondaggisti potrebbe coinvolgere la metà dell’elettorato.
Il Pd, ovviamente, non ci sta. Anche perché i dem possiedono – e fanno girare – un sondaggio “riservatissimo” e dunque mai pubblicato che vede Micari trascinato dalle liste: il Pd avrebbe il 17,5 per cento, i centristi di Alfano e D’Alia sono accreditati del 7 pe cento. Il rettore di Palermo sarebbe in grado di raggiungere il 34 per cento, contro il 30 di Cancelleri e il 27,5 di Musumeci. Fava? Solo al 4,5 per cento, addirittura quinto dietro vittorio Sgarbi al 6. Situazione del tutto diversa, come si intuisce, dal risultato delle altre indagini demoscopiche. Il Pd attende, per le prossime ore, una nuova rilevazione ufficiale. Ma Antonio Rubino, responsabile dell’organizzazione del Pd, non ha dubbi: “Abbiamo le liste più forti. Per il resto, il fatto che Micari non sia ancora conosciuto non ci sorprende. La sua campagna è appena cominciata. E solo in queste ore – conclude rubino – compariranno in tutti i comuni i manifesti elettorali del nostro candidato”.

La Repubblica 19 settembre ’17

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