Il primo partito, quello che
“vincerà” le elezioni del 5 novembre in Sicilia, è quello delle masse
proletarie e popolari che non andranno a votare, il cosiddetto partito dell’astensione.
La cifra si aggira al di sopra del 50 per cento, oltre la metà degli aventi
diritto al voto.
Gli altri “attori” di questo
carrozzone tragicomico, di questa farsa della democrazia borghese che è
rappresentata dalle elezioni, da un lato fanno finta di niente, o quasi, e
dall’altro per sapere se vinceranno almeno un “seggio” (un posto di lavoro
sicuro) dei 70 messi a concorso, fanno ricorso ai sondaggi, come spesso fanno
ricorso all’astrologia, e danno letteralmente i numeri.
Ma chi sono i principali
esponenti della “competizione elettorale”? In ordine alfabetico: Cancelleri per
il Movimento 5 Stelle, Fava per la “sinistra del centrosinistra”, Micari per il
centrosinistra, Musumeci per il centrodestra.
Ognuno di questi, come ci
racconta un articolo della Repubblica, ha il suo sondaggio, insomma paga una
società che dovrebbe essere esperta nei numeri elettorali, per conoscere il
proprio destino. Questa
società secondo un proprio criterio sceglie un centinaio o alcune centinaia di persone, le chiama al telefono, e chiede loro di esprimere la propria preferenza politica! Alcuni si prestano al gioco mentre altri regolarmente mandano questi signori a quel paese… ma i politici, e le agenzie che incassano soldi, sono contenti lo stesso del risultato!
società secondo un proprio criterio sceglie un centinaio o alcune centinaia di persone, le chiama al telefono, e chiede loro di esprimere la propria preferenza politica! Alcuni si prestano al gioco mentre altri regolarmente mandano questi signori a quel paese… ma i politici, e le agenzie che incassano soldi, sono contenti lo stesso del risultato!
Anche questa è diventata una
“guerra”, come dice un articolo de La Repubblica di ieri, la guerra dei
sondaggi, e ognuno “spara” il proprio: Fava dice di essere al 25 per cento! Ma
gli altri dicono che è al 4,6! Musumeci al 42, ma anche al 34, Cancelleri al 35,
ma anche al 25… insomma una grande confusione.
Nelle prossime puntate di questa
lunga telenovela entreremo nel merito delle varie liste elettorali, dei loro
“programmi” (ma prima dovremo trovarli) e dei vari personaggi, rappresentanti
della borghesia e della piccola borghesia parassitaria che partecipano alla
competizione, nonché del contesto generale in cui si terranno le elezioni, e
lasciamo il lettore all’articolo di Repubblica, che sottolineiamo in alcune
parti, che mostra già discretamente il tipo di personaggi in gara, il caos che
viene fuori da questa “guerra” in cui c’è chi si dice di sinistra ma, non si sa
mai, non usa nemmeno la parola! C’è chi vuole “parlare a tutti”, chi vuole
“vincere”! Chi accusa di aver trovato i sondaggi nelle patatine, chi parla già
di aver vinto con un “plebiscito” e chi ha il suo sondaggio “riservatissimo”
che però conoscono tutti!!!
***
Elezioni regionali, la guerra dei
sondaggi. Fava: "Sono al 25 per cento"
Secondo l'Istituto Piepoli
Musumeci è in testa col 42 per cento. Micari in coda con l'8 per cento
19 settembre 2017
Claudio Fava cala sul tavolo
la carta del sondaggio dopo aver svelato un simbolo che non contiene la parola
"sinistra" e uno slogan ad alto tasso di provocazione: "Il
vero voto utile è per noi". Però sono proprio quei numeri, forniti
dall’Istituto Piepoli, ad alimentare la polemica. Di più: a scatenare una vera
e propria guerra su rilevazioni che, in modo più o meno ufficiale, da
giorni circolano nelle sedi dei candidati governatori e nelle segreterie di
partito. L’ultimo, appunto, vede in testa Nello Musumeci, addirittura al 42
per cento, e al secondo posto - a sorpresa - Fava alla stessa percentuale del
grillino Giancarlo Cancelleri (25 per cento). Solo quarto il concorrente del centrosinistra
Fabrizio Micari, con appena l’8 per cento. Per l’ex eurodeputato, oggi
rappresentante di Mdp, Sinistra Italiana, Verdi e Rifondazione (ma in
conferenza stampa spunta pure l’ex assessore socialista Turi Lombardo) è la
prova che la sua campagna “non sarà un atto di testimonianza: “sono in campo –
dice Fava - per vincere”.
Altro che “sinistra settaria”, con i dati di Piepoli
in mano si può parlare ironicamente di “terrore per gli altri”. Specie per quel
Pd che, afferma ancora Fava, “più che della minaccia da noi rappresentata
dovrebbe preoccuparsi delle sedie vuote alla manifestazione di Micari a
Catania, malgrado i 12 parlamentari presenti”.
C’è molta tattica, in questo
confronto a distanza con i renziani: Fava ha preferito chiamare la sua unica lista
solo “I cento passi”, dal nome del film su Impastato di cui è stato sceneggiatore,
senza alcun riferimento alla sinistra: “Noi parliamo a tutti”. Ma ieri il Pd,
per recuperare voti in quell’area, ha benedetto la nascita di una lista che
quel termine ce l’ha – “sinistra siciliana” – e che sostiene invece Micari: è
organizzata da Mario Meli, animatore di uno storico locale palermitano che è
vicino al gruppo dirigente dem. Dispetti e manovre ostruzionistiche, ma è sul
sondaggio presentato da Fava che si scatena il partito democratico: “Dove l’ha
trovato, nelle patatine?”, si chiedono nello staff di Micari. E il segretario
regionale Fausto Raciti rimane sul registro del sarcasmo: “Fava è al 25 per
cento e io sono il nuovo Pontefice”. Nel frattempo, il fatto che Musumeci sia
al 42 per cento fa esultare il centrodestra: “Un plebiscito”, commenta
Gianfranco Miccichè.
I quattro sondaggi ufficiali
dell’ultimo mese, pubblicati sul sito della presidenza del consiglio,
vedono l’ex An in testa tre volte. Lorien consulting (committente Diventerà
Bellissima) lo dà il 28 agosto al 40,5 per cento, Euromedia Research lo colloca
due giorni dopo al 34, e Piepoli appunto al 42. Demopolis, il 5
settembre, stima Musumeci al 34 per cento, ma un punto dietro Cancelleri (35).
Lo scenario complessivo, con l’eccezione della rilevazione di Piepoli, vede un
duello fra il candidato del centrodestra e quello di 5Stelle. Micari terzo in
tre sondaggi su quattro. Fava, nella prima rilevazione assente perché non ancora
in campo, oscilla fra il 6 e il 25 per cento. Forbice ampia. Forse troppo. Unica
certezza: l’astensionismo, fenomeno che secondo tutti i sondaggisti potrebbe
coinvolgere la metà dell’elettorato.
Il Pd, ovviamente, non ci sta.
Anche perché i dem possiedono – e fanno girare – un sondaggio “riservatissimo”
e dunque mai pubblicato che vede Micari trascinato dalle liste: il Pd avrebbe
il 17,5 per cento, i centristi di Alfano e D’Alia sono accreditati del 7 pe
cento. Il rettore di Palermo sarebbe in grado di raggiungere il 34 per cento,
contro il 30 di Cancelleri e il 27,5 di Musumeci. Fava? Solo al 4,5 per cento,
addirittura quinto dietro vittorio Sgarbi al 6. Situazione del tutto diversa,
come si intuisce, dal risultato delle altre indagini demoscopiche. Il Pd
attende, per le prossime ore, una nuova rilevazione ufficiale. Ma Antonio
Rubino, responsabile dell’organizzazione del Pd, non ha dubbi: “Abbiamo le
liste più forti. Per il resto, il fatto che Micari non sia ancora conosciuto
non ci sorprende. La sua campagna è appena cominciata. E solo in queste ore –
conclude rubino – compariranno in tutti i comuni i manifesti elettorali del
nostro candidato”.
La Repubblica 19 settembre ’17
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