...MA HA UN "MERITO": CONFERMA CHE LA STAMPA BORGHESE STAVA E CONTINUA A STARE CON TROTZKIJ, mentre riserva a Lenin critiche e denigrazioni e attacchi virulenti a Stalin.
Il 6 settembre la Repubblica ha pubblicato un inserto di Ezio Mauro sulla Rivoluzione d'Ottobre, che volutamente falsa la storia, sminuendo il ruolo di Lenin e esaltando il ruolo di Trotzkij.
Il 6 settembre la Repubblica ha pubblicato un inserto di Ezio Mauro sulla Rivoluzione d'Ottobre, che volutamente falsa la storia, sminuendo il ruolo di Lenin e esaltando il ruolo di Trotzkij.
A riprova di questo basta leggere già le spudorate frasi di presentazione: "Mentre Lenin trascorreva il mese di settembre nascondendosi alla polizia, Lev Davidovic (Trotzkij) metteva in piedi una macchina insurrezionale formidabile".
La realtà fu tutt'altra:
Mentre il soviet di Pietrogrado e gli altri soviet di operai e soldati erano pronti all'insurrezione, mentre tutto era in moto, Trotzkij anche poche ore prima del 7 novembre frena, dice sì anche parole "roboanti", ma cerca di rinviare la presa del potere proletario.
Dal libro: Dieci giorni che sconvolsero il mondo": "Il Soviet di Pietrogrado sedeva in permanenza. Nel momento in cui entrai nella grande sala, Trotzkij terminava il suo discorso:... "noi abbiamo coscienza che il governo attuale è un governo impotente, che fa pietà, che attende solo il colpo di scopa della storia per cedere il posto ad un governo veramente popolare. Noi continuiamo a sforzarci di evitare il conflitto. Noi speriamo che il congresso panrusso potrà prendere nelle sue mani un potere ed un'autorità che riposino sulla libertà organizzata del popolo. Se, tuttavia, il governo si propone di utilizzare il poco tempo che gli è resta da vivere - ventiquattro, quarantotto o settantadue ore per attaccarci, il nostro contrattacco non tarderà..." (sottolineatura nostra, si era a poche ore dall'insurrezione, altro che 72 ore... e l'insurrezione non aspettava che il governo attaccasse...).
D'altra parte c'è da dire che lo stesso articolo di Ezio Mauro, pur nella sua esaltazione di Trotzkij, riporta questo scambio di frasi tra Lenin e Trotzkij, illuminate delle preoccupazioni di Lenin:
"Appena Lenin cominciò a parlare con la segretaria in anticamera, Trotzkij che era seduto alla scrivania davanti a una grande mappa di Pietrogrado, riconobbe la voce e si alzò. «Davvero vi state accordando col governo – chiese subito Ilic, irritato –, come scrivono i giornali?». «È una tattica – rispose tranquillamente Trotzkij –, in realtà tutto è pronto». «E allora perché ho trovato le strade vuote? ». «Perché il piano scatterà all'alba».
Lenin era di un altro che si fidava, di Stalin:
(Dal libro "LENIN" di Gèrard Walter, sulle ore che precedettero l'insurrezione del 7 novembre 1917 - già pubblicato in questo blog l'11 settembre):
(Lenin) "... Bene o male giunse allo Smolny verso mezzanotte. Lo stato maggiore della rivoluzione proletaria era in pieno fermento: persone dall'aria estremamente agitata andavano e venivano lungo gli interminabili corridoi. Si sentiva che l'acqua bolliva in pentola, ma il coperchio resisteva bene.... Lenin... preferì mandare Rahia alla ricerca di Stalin, con l'ordine i condurglielo (sottolineatura nostra). Nel frattempo si trattenne nel corridoio, rannicchiato nel vano d'una finestra. Stalin arrivò di corsa e lo trascinò in una stanza vuota, chiudendovisi dentro. Di qui sarebbe partita la spinta destinata a mettere in moto le forze insurrezionali...
Lenin anzitutto convoca i rappresentanti dei rioni, delle officine, dei reggimenti. Sollecitati da Stalin - il quale ha saputo adattarsi immediatamente alla situazione, diventando d'un tempo segretario, aiutante di campo e uomo di collegamento di Lenin - i motociclisti che stazionano nell'atrio dello Smolny inforcano i loro ordigni e si sparpagliano attraverso la capitale in direzione dei sobborghi. Quelli di Vyborg dove si trovano le officine Renault, Lessner, Nobel, Parviainen e di Narva, che comprende la gigantesca officina Putilov, sono padroni di Pietrogrado..."
Lenin era di un altro che si fidava, di Stalin:
(Dal libro "LENIN" di Gèrard Walter, sulle ore che precedettero l'insurrezione del 7 novembre 1917 - già pubblicato in questo blog l'11 settembre):
(Lenin) "... Bene o male giunse allo Smolny verso mezzanotte. Lo stato maggiore della rivoluzione proletaria era in pieno fermento: persone dall'aria estremamente agitata andavano e venivano lungo gli interminabili corridoi. Si sentiva che l'acqua bolliva in pentola, ma il coperchio resisteva bene.... Lenin... preferì mandare Rahia alla ricerca di Stalin, con l'ordine i condurglielo (sottolineatura nostra). Nel frattempo si trattenne nel corridoio, rannicchiato nel vano d'una finestra. Stalin arrivò di corsa e lo trascinò in una stanza vuota, chiudendovisi dentro. Di qui sarebbe partita la spinta destinata a mettere in moto le forze insurrezionali...
Lenin anzitutto convoca i rappresentanti dei rioni, delle officine, dei reggimenti. Sollecitati da Stalin - il quale ha saputo adattarsi immediatamente alla situazione, diventando d'un tempo segretario, aiutante di campo e uomo di collegamento di Lenin - i motociclisti che stazionano nell'atrio dello Smolny inforcano i loro ordigni e si sparpagliano attraverso la capitale in direzione dei sobborghi. Quelli di Vyborg dove si trovano le officine Renault, Lessner, Nobel, Parviainen e di Narva, che comprende la gigantesca officina Putilov, sono padroni di Pietrogrado..."
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