A Lanusei, continua il processo sui ”Veleni di Quirra’. Il primo giugno sono stati sentiti pastori e i veterinari:
una nuova udienza sui veleni di quirra nel tribunale di Lanusei, dove
il giudice chiama i pastori e i veterinari sulle attività svolte nelle
aree del poligono di Quirra.
Nel
frattempo, dal 3 giugno, nell’area del Poligono PISQ, stop alle
esercitazioni, largo ai bagni di sole nelle spiagge con le stellette: da giovedì scorso sono di nuovo accessibili i litorali all’interno dei poligoni di Capo Teulada e di Quirra.
In
questo clima a metà fra le manette, morte e balneare, abbiamo pensato
di rendere pubblica una nostra ricerca. Qui si raccolgono tutte le
possibili informazioni riguardo agli agenti chimici aggressivi, tossici,
teratogeni e oncogeni prodotti nel corso delle attività del PISQ,
dispersi nel territorio circostante, ed al livello di esposizione che la
popolazione ha
subito negli ultimi tre decenni.
subito negli ultimi tre decenni.
Infine
si cerca di stilare un elenco, il più possibile completo, delle
attività potenzialmente inquinanti conosciute, nel terzo si procede ad
un’elencazione puntuale di luoghi e momenti nei quali si ha notizia di
episodi specifici di dispersione di possibili sostanze inquinanti, nel
quarto si analizzano le evidenze sanitarie di una possibile
contaminazione tra la popolazione, nel quinto e ultimo si prova ad
abbozzare un piano di ricerca.
Qui
si elencano, tra le attività svolte al PISQ di cui siamo a conoscenza,
quelle che sono certamente in grado di generare e disperdere
nell’ambiente sostanze chimiche altamente nocive. Le conoscenze attuali
provengono dalle fonti documentali riportate in Appendice.
Si
procede prima di tutto a una grossolana suddivisione delle principali
attività inquinanti, segue un elenco delle prove ed esercitazioni
conosciute che si sono svolte negli ultimi 30 anni e infine si elenca
una serie di sostanze tossiche conosciute contenute nelle diverse
componenti degli armamenti.
Principali attività inquinanti
SMALTIMENTO ARMAMENTI OBSOLETI
– Concentrazione, Combustione e detonazione all’aria aperta di esplosivi e propellenti.
– Interramento di residui di prove ed esercitazioni.
ESERCITAZIONI E TEST DI ARMAMENTI
– Detonazione di cariche esplosive
– Combustione di propellenti e di cariche di lancio
– Rilasci in atmosfera di sostanze traccianti
Componenti
chimiche pericolose possono essere presenti in varie parti di un
armamento, o possono prodursi nei processi di detonazione-combustione.
Di ogni ordigno impiegato andrebbe analizzato separatamente quantomeno
il contenuto di:
– Inneschi
– Carica esplosiva
– Carica di lancio o propellente
– Sostanze traccianti e/o fumogene
– Cariche incendiarie
– Involucri e corazzature
Va
da sè che l’impiego in esercitazione di quelli che vengono definiti
“inerti”, ovverosia armamenti privi della carica esplosiva, non da
nessuna garanzia di sicurezza, in quanto questi ordigni posseggono
comunque tutte le altre componenti (carica di lancio o propellente,
traccianti, fumogeni, etc.) che li rendono tutt’altro che inerti da un
punto di vista chimico; anzi, può succedere che i maggiori rischi di
contaminazione chimica non vengano dagli esplosivi ma dai propellenti o
dalle sostanze fumogene impiegate.
PROVE DI ESPLOSIONE DI CONDUTTURE
–
Detonazioni all’aria aperta allo scopo di testare la resistenza di
condutture. Questo tipo di test solleva grandi nubi di fumi e di
polveri. Per valutare il rischio associato a questi eventi occorre
quindi conoscere il tipo e la quantità di esplosivo utilizzato e il
contenuto eventuale delle tubazioni al momento dell’esplosione.
Eventuali
test di corrosione effettuati prima della deflagrazione con prodotti
contenenti cloro, ad esempio, potrebbero comportare rischi di
contaminazione dovuti alla creazione e alla dispersione di composti
fortemente tossici come le diossine.
Il fenomeno della risospensione
Va
menzionato con grande evidenza un fenomeno che emerge prepotentemente
dall’indagine ambientale finanziata dal ministero della difesa e
presentata in forma preliminare il 20 maggio scorso: il fenomeno,
senz’altro da tenere in considerazione tra le potenziali forme di
inquinamento, è quello della Risospensione, ovverossia il fatto che sia
le esercitazioni e sperimentazioni militari che i brillamenti possono
sollevare e reimmettere in atmosfera inquinanti sia di origine
artificiale (prodotti dalle stesse attività militari, anche anni prima)
che minerale naturale (è il caso ad esempio dell’arsenico, del piombo,
dell’uranio naturale, etc. )
Attività di esercitazione e sperimentazione conosciute
La
lista di sperimentazioni e di armamenti utilizzati nelle esercitazioni
al PISQ, fonte di possibile inquinamento chimico, è lunghissima (1) (2)
(3):
Attualmente vengono utilizzati nelle esercitazioni (1)(2)
-
Razzi TOW e MILAN lanciati dagli elicotteri contro bersagli soprattutto nella zona a Monte del poligono
-
Missili Hawk, utilizzati soprattutto in esercitazioni nella zona a mare del poligono (settore di lancio Hawk)
-
Missili AIM-9L, utilizzati soprattutto in esercitazioni nella zona a mare del poligono
-
Missili SPADA, utilizzati soprattutto in esercitazioni nella zona a mare del poligono
-
Missili Stinger, utilizzati soprattutto in esercitazioni nella zona a mare del poligono
-
Missili Skyguard, utilizzati soprattutto in esercitazioni nella zona a mare del poligono
-
Missili Aster 30, utilizzati soprattutto in esercitazioni nella zona a mare del poligono
-
Lancio di razzi da batterie mobili MLRS (multiple launched racket system), soprattutto in esercitazioni nella zona a mare del poligono
-
In molte delle attività che si svolgono nella zona a mare del poligono vengono utilizzati i radiobersagli Meteor
-
Prove motori del razzo Vega nella zona a mare del poligono, rampa di prova Avio presso torre murtas.
-
Tiri con armi leggere soprattutto nella zona a Monte del poligono.
Nel passato sono stati utilizzati nelle esercitazioni (1)(3)(4)
-
Missili terra-aria Nike Ajax, antiaerei a due stadi, a guida radar, ne sono stati sparati un centinaio tra il 1967 e la metà degli anni ’70 nella zona a mare del poligono
-
Missili terra-terra Nike Hercules, a media gittata, a quattro stadi, ne sono stati sparati circa 400, acquistati nel 1974, l’ultimo è stato lanciato nel 2005, zona a mare del poligono.
-
Il programma di sviluppo, sperimentazione, esercitazione dei missili Raytheon HAWK è in corso sin dal 1962, le esercitazioni continuano tuttora nella zona a mare del poligono.
-
Sistema missilistico superficie-aria «Albatros Mk.1» sviluppato dalla Selenia nel 1972, a partire dal missile superficie-aria Raytheon «RIM-7 Sea Sparrow».
-
Sistema missilistico superficie-aria «Aspide», sviluppato tra il 1975 e il 1977 con il sistema di guida «Albatros Mk.2» sviluppato dalla Selenia. Ne sono seguiti la versione superficie-aria «Spada» nel 1983 e la versione aria-aria per i velivoli da difesa aerea «F-104 Starfighter» nel 1988. Il sistema missilistico Aspide è utilizzato ancora oggi nei programmi addestrativi denominati «Aspide/Spada», «Aspide/Skyguard», «Aspide/Albatros», «Spada», e sperimentale «Aspide 2000».
-
missili aria-aria AMRAAM, ASRAAM e IRIS-T, testati dopo il 2000
-
missili aria-superficie stand-off «Storm Shadow», testati dopo il 2000
-
missili aria-superficie spalleggiabili «Stinger», testati dopo il 2000
-
Missili antinave Tartar e Terrier sono stati lanciati la prima volta nel 1967 e vengono utilizzati ancora oggi nelle esercitazioni
-
Missile antinave terra-mare «Sea Killer Mark 1», modello «Mk.2», della Contraves
-
Missile antinave «Otomat» della fabbricato dalla Oto Melara e dalla Matra francese, cui segue la versione migliorata «Mk 2» a metà degli anni ‘80
-
Missile antinave «Marte», acquistato dalla Marina Militare a metà degli anni ’80, la versione aria-mare «Marte Mk2/A» viene lanciata da un velivolo per l’addestramento avanzato «MB-339» nel 1992
-
missile antinave «Kormoran»
-
missili antinave «Teseo», adottati sin dal 1992 e utilizzati ancora oggi
-
Missile superficie-superficie «Polyphem», guidato con fibra ottica, testato nel 1992
-
sperimentazione del missile «Storm Shadow», tuttora in corso
-
test relativi ai velivoli da combattimento «AMX», «Eurofighter»
-
Sviluppo e utilizzo di radio-bersagli: il «CT-20» della francese Nord Aviation, i modelli della Meteor «P-1» e in seguito «P-X», «NVM-1», «NVM-1» (questi ultimi derivati dagli apparecchi Northrop «KD2R-5» e «MQM-74A Chukar»), «CT-20 XXI», «Mirach 100», «Mirach 100/2», «Mirach 100/4», «Mirach 100/5» tuttora in uso.
-
Lanci a carattere scientifico-spaziale di razzi «Centaure» di costruzione francese, «Skylark» inglese tra il 1964 e il 1972, e «Dragon» nel 1964
-
progetto «ALFA», per lo sviluppo un razzo bistadio, utilizzabile, a scopi civili, per mettere in orbita un satellite, ma capace di portare un carico bellico di 1.000 kg, rappresentato da una testata nucleare, ad una distanza 1.600 km. Furono effettuate tre prove di volo tra il 1973 e il 1975, poi il programma fu interrotto a seguito della firma del Trattato di non proliferazione nucleare, e le componenti del razzo in qualche modo eliminate.
-
prove motori realizzate dalla Avio per i razzi vettori «Ariane» e «Vega», programma tuttora in corso.
-
esercitazioni a fuoco con reparti di elicotteri d’assalto «A129 Mangusta», che tra gli altri impiegano razzi TOW,
-
Sperimentazione del cannone Super Rapido («Otomatic») e dei munizionamenti «Davide» e «Vulcano» rispettivamente per cannoni da 76/62 e 127/54 mm, tuttora in corso.
Di
questo lungo elenco di prove, esercitazioni e sistemi d’arma, gli unici
ordigni di cui abbiamo una qualche minima conoscenza delle componenti
chimiche utilizzate sono i motori dei missili Nike Ajax (fonti 3 e 4) ,
Nike Hercules (fonti 3 e (4) e Vega (fonti 4 e 5), trattati in dettaglio
nel paragrafo successivo.
Per
tutti gli altri armamenti impiegati è indispensabile avere qualche
informazione sulle sostanze utilizzate per poter iniziare qualche
ragionamento sull’inquinamento chimico prodotto.
Sostanze tossiche conosciute contenute nelle componenti d’arma
La
breve lista che segue di componenti chimiche pericolose contenute nelle
varie componenti dei diversi armamenti, è compilata utilizzando sia la
fonte (6) che la documentazione di accompagnamento di alcune sostanze
chimiche pericolose (come l’idrazina) ma è sicuramente incompleta:
-
Inneschi.
In buona parte degli inneschi è presente il fulminato di mercurio HG(CNO)2,
che come tutti i composti del mercurio è fortemente neurotossico,
attraversa la placenta e produce danni al feto. Un altro innesco molto
usato è lo Stifnato di Piombo (C6HN3O8Pb),
altamente tossico e cancerogeno, letale per inalazione o ingestione,
neurotossico, attraversa la placenta e produce danni al feto.
-
Cariche esplosive
Il
Toluene base di partenza per il TNT, è tossico per i reni e il sistema
nervoso; il Tri-Nitro-Toluene (TNT) è molto tossico, sia per contatto
che per ingestione, danneggia l sistema emopoietico e provoca anemia,
danneggia il fegato, la milza e i reni, mortale per esposizione cronica,
provoca danni al sistema immunitario e alla fertilità,
cancerogeno(IARC, monografia 65) può indurre la leucemia; lo
stabilizzatore Etil-Centralite (C17H20N2O)
o dimetil-fenil-urea, usato di frequente, produce fumi tossici per
inalazione e pericolosi per i polmoni a causa della presenza di nitrati
d’ammonio NH4NO3 (generati da molti esplosivi).
-
Propellenti:
I
propellenti allo stato solido hanno spesso come base la balistite
(essenzialmente composta da nitrocellulosa e nitroglicerina), che di per
se non risulta particolarmente pericolosa, la tossicità è associata
soprattutto ad additivi come il nitrato di bario, tossico per
ingestione, Dinitrotoluene (DNT) tossico e dannoso per il sistema
nervoso, il sangue, il fegato e i reni, possibile cancerogeno per
l’uomo; Difenilamina (DPA), tossica per ingestione provoca danni ai
reni, al cuore, al fegato, e al midollo osseo; carbonato di piombo (PbCO3), irritante per i polmoni e le mucose, provoca intossicazione da piombo, può essere letale; Solfato di potassio (K2SO4), irritante e tossico per contatto, inalazione e ingestione, nella combustione produce biossido di zolfo (SO2), altamente tossico per i polmoni e potenzialmente letale.
I
propellenti allo stato liquido spesso contengono componenti altamente
pericolose come l’acido nitrico rosso fumante (83,4% di acido nitrico
HNO3 13% di tetraossido di azoto N2O4),
usato come ossidante, è irritante e tossico per contatto, inalazione e
ingestione, provoca ustioni e edema polmonare, potenzialmente letale,
tossico e teratogeno per il feto; Idrazina N2H4 ,
altamente tossica e corrosiva, pericoloso il contatto, l’inalazione,
l’ingestione, provoca ustioni, tossicità acuta a carico di fegato, reni,
sistema nervoso centrale, il sangue, potenzialmente mortale,
teratogena, l’esposizione cronica provoca tumori tiroidei, linfomi
(compresa la malattia di Hodgkin), leucemie, polmoni; forti sospetti
esistono per colon e olfatto. Altri propellenti liquidi meno pericolosi
sono queli raffinati dal petrolio, indicati genericamente come fuel, di
solito simili al Kerosene, tossici per ingestione e debolmente
corrosivi, possono sprigionare benzene (cancerogeno per l’uomo, leucemia
mieloide) come antidetonante e sprigionare ossidi di zolfo SOx (irritanti per le vie respiratorie) nella combustione.
-
Sostanze traccianti e/o fumogene
Nei
proiettili traccianti possono essere presenti: polveri di Magnesio
irritante e tossico per inalazione e ingestione, cloruro di polivinile
(PVC), la cui combustione può generare diossina
(Tetraclorodibenzo-p-diossina o TCDD, ) fortemente tossica teratogena e
cancerogena; perossido di Stronzio (SrO2) e nitrato di stronzio Sr(NO3)2, irritanti e tossici per contattato, inalazione e ingestione,
Possono essere presenti nelle munizioni fumogene: Acido clorosolfonico (HSO3Cl), fortemente corrosivo e tossico per inalazione e ingestione; esacloroetano (C2Cl6), irritante e tossico per inalazione e contatto; tetracloruro di titanio TiCl4
, sostanza fortemente aggressiva in grado di provocare gravi danni alla
pelle e alle mucose; Fosforo Bianco irritante e tossico per ingestione
inalazione e semplice contatto, danneggia gli occhi e il fegato, provoca
necrosi ossea
-
Cariche incendiarie
Nitrato
di bario, tossico per ingestione, provoca gastroenterite, paralisi
muscolare, fibrillazione; lega di magnesio e Alluminio, tossico per
ingestione e inalazione ;Fosforo rosso, la combustione produce ossidi di
fosforo altamente tossici; Zirconio, fortemente tossico per inalazione,
ingestione e contatto
-
Involucri e corazzature
L’antimonio è presente in leghe col piombo e altri metalli, per aumentarne la durezza, e, combinato con lo zolfo (S3Sb2)
viene usato anche come ritardante, è tossico per inalazione e
ingestione, provoca anemia, problemi intestinali e cardiaci; Tungsteno,
presente negli acciai e nelle testate dei proiettili penetratori di
corazze, è fortemente tossico per inalazione e ingestione, provoca
convulsioni e danneggia fortemente i reni provocandone la necrosi, è un
probabile cancerogeno per l’uomo (sospetti per le leucemie e il
rabdosarcoma).
Questo lungo elenco è tuttavia da ritenersi fortemente incompleto per diverse ragioni:
–
Sono specificati quasi esclusivamente i rischi chimici associati alla
sostanza impiegata, e non a tutti i molteplici prodotti di reazione
generati dalla sua combustione e/o detonazione
–
Di molte sostanze impiegate in campo militare si conosce la sigla ma
non la composizione (ad esempio di composti incendiari come il Napalm o
l’IM-23).
–
Non sono incluse tutte le possibili componenti d’arma (non sono
comprese nell’elenco, ad esempio, testate chimiche, defolianti, etc.).
Con
tutti questi limiti emergono almeno quattro possibili agenti chimici in
grado di produrre tumori del sistema ematolinfopoietico: L’Idrazina, il
Tri-Nitro-Toluene (TNT), il Tungsteno e la Tetraclorodibenzo-p-diossina
o TCDD che si può generare come prodotto di reazione da tutti quei
proiettili fumogeni e traccianti che contengono cloro. Idrazina e
Diossina sono anche teratogeni accertati.
Vengono
elencati qui gli eventi localizzati dei quali si è ha qualche
indicazione specifica, separando quelli dovuti a smaltimento di
armamenti obsoleti da quelli originati da prove ed esercitazioni con
sistemi d’arma in uso.
SMALTIMENTO ARMAMENTI OBSOLETI
Voci
insistenti e indicazioni fotografiche segnalano attività incontrollate
di smaltimento di grandi quantità di armamenti obsoleti al PISQ, sia
mediante detonazione e combustione all’aria aperta che mediante
interramento dei residui. In sostanza il PISQ sarebbe stato utilizzato
dalle forze armate italiane come una gigantesca discarica incontrollata,
non solo di tutti i residuati delle esercitazioni, ma anche di enormi
quantità di armamenti (bombe ed esplosivi vari) obsoleti, o perché
superata la data di scadenza non potevano più essere impiegati in
sicurezza, o perché non più in uso ai reparti.
Dove e quando:
Brillamenti a Perda Maiori
La
zona indicata con più insistenza per essere stata utilizzata per il
brillamento all’aria aperta di grandi quantità di ordigni provenienti da
tutta Italia si trova nell’altopiano di Quirra, sul lato sinistro della
strada asfaltata che porta dalla base di Perdasdefogu alla stazione
radar di Monti Cardiga, in una località che nella cartografia tecnica
regionale (CTR) è indicata come Perda Maiori, coordinate N 39° 36’ 068’’
, E 9° 26’ 864’’.
Si
tratta di un’area di circa 200 mt di diametro, cosparsa di crateri
profondi diversi metri, visibili nella fotografia di Figura 1,
all’ingresso dell’area è presente un piccolo bunker in cemento e un alto
traliccio metallico. In tutta l’area la vegetazione, da molti anni, è
inesistente , tanto che la zona si distingue facilmente anche nelle foto
satellitari di google-map.
Le
acque meteoriche della zona defluiscono in due distinti bacini
idrografici: attraverso i torrenti denominati (nel CTR) Riu Pranu sa
Triga, Riu sa Fraicada, Riu sa Pedra Maiori, che confluiscono nel Riu
Ollastricus, contribuiscono al bacino del Flumendosa; attraverso il riu
S’Angurtidorgius Mannu confluiscono invece nel sistema di cavità
carsiche di S’Angurtidorgiu, da cui si alimentano molteplici sorgenti
naturali (tra cui quella di Sa Maista, allacciata all’acquedotto di
Villaputzu) e il torrente Rio Tuvulu, che poi sfocia nel Rio S. Giorgio e
nel Torrente di Quirra. Tutte le acque di questi bacini sono sfruttate
per uso civile, anche potabile, e dunque la dispersione di sostanze
chimiche inquinanti in questa zona costituisce un forte rischio di
contaminazione per la popolazione dei paesi a valle.
Occorrono
indagini approfondite sui sedimenti, sui sedimenti, sul terreno, anche
negli strati profondi, che includano componenti importanti come
diossine, perclorati, ossidi di zolfo, ferro, Alluminio, tungsteno,
fosforo, Rame, Zinco, Zirconio, Stronzio, Bario, Manganese, Uranio,
Torio, prodotti di reazione specifici degli esplosivi (secondo le norme
EPA 8095 e 8830), etc.
A
quanto ricordano gli abitanti, le gigantesche esplosioni che avvenivano
al PISQ sarebbero andate avanti per decenni, avrebbero sollevato
colonne di fumo e polvere alte diverse centinaia di metri e capaci di
diffondere per molti chilometri, tanto da raggiungere, a seconda della
direzione del vento, alcuni dei paesi più vicini. Ad esempio, a
Escalaplano, si tende ad associare l’ondata di nascite malformi avvenute
a metà degli anni ottanta, con l’arrivo di dense nuvole di fumo e
polvere provenienti dal poligono e prodotte da esplosioni di questo
tipo.
Quali componenti chimiche altamente teratogene potevano essere contenute in queste nuvole?
Tralasciando
ipotesi molto inquietanti come quella che siano stati smaltite in
questo modo una parte della enorme quantità di testate chimiche
ereditate dal regime fascista (iprite, fosgene, etc.), si può ipotizzare
che:
–
Alle temperature estremamente elevate all’interno delle cavità nelle
quali gli ordigni venivano smaltiti (il calor bianco indica temperature
attorno ai 5000 K) si siano prodotte polveri sottilissime per la
reazione di tutte le componenti d’arma con l’acqua il terreno e le
rocce. Polveri sottilissime di metalli pesanti (Pb, W, Ni, Cr, etc.) con
altri elementi (Cl, Si, Fe, etc.) avrebbero raggiunto l’abitato,
sarebbero state inalate, producendo effetti imprevedibili esconosciuti.
–
A temperature più basse (200-500°C), in presenza di metalli di
transizione (Fe, Cu) e con scarsità di ossigeno, la combustione di
polimeri e/o di munizionamento fumogeno e tracciante contenente cloro,
può aver prodotto nubi con elevata concentrazione di
Tetraclorodibenzo-p-diossina o TCDD, di cui è nota la forte
teratogenicità
Interramenti di residui di esercitazione nell’altopiano di Quirra
L’abitudine
di interrare sbrigativamente in loco tutti i residui derivanti dalle
attività di sperimentazione e di esercitazione (ordigni esplosi e no,
rotami e bersagli residuati, etc.), nella zona a monte del PISQ è ben
nota e documentata da tempo.
Nell’area
dedicata ai tiri contro i bersagli, in prossimità di Monti Cardiga
(località indicate come Murreli e S’Angurtidorgiu nel CTR) erano ben
visibili le tracce dello spianamento operato dalle ruspe che spazzavano e
“ripulivano i campi di battaglia simulati; i cumuli di terra che
delimitano i tratti spianati verosimilmente ricoprono i residuati delle
esercitazioni.
Questo
continuo lavorio di raccolta e sepoltura di residuati risultava
particolarmente evidente nei casi in cui le ruspe non completavano del
tutto il loro lavoro e rottami e ordigni risultavano sepolti solo in
parte, come si può vedere nelle figure 2 e 3, scattate nell’estate del
2009 ad un cumulo parzialmente interrato al margine del campo di
esercitazione: Coordinate Gauss-Boaga N 4 383 805° E 1 542 459°. Sarebbe interessante verificare ora se quel lavoro di ricopertura, nel frattempo, è stato portato a termine.
Le foto delle figure 2 e 3 sono apparse un dossier pubblicato a suo tempo in alcuni siti (http://isangurtidorgius.freehostia.com/ http://isangurtidorgius.eu.pn/)
che documenta la devastazione del complesso carsico delle grotte di Is
Angurtidorgius, e che contiene un gran numero di fotografie di crateri,
di bersagli e di ordigni sparsi in quella zona, con le relative
coordinate.
Altre
discariche interrate di residuati sono state rinvenute recentemente nel
corso dell’inchiesta in corso, anche fuori dall’area attualmente
utilizzata per le esercitazioni. L’Unione sarda del 27 marzo 2011 ne
indica una in località Is Pibiris, che si trova lungo la strada
asfaltata che va dalla base di Perdasdefogu sino a Monti Cardiga, a poco
più di un chilometro di distanza dalla base.
Smaltimento nei pressi delle aree di lancio (zona a mare del poligono)
Su
segnalazione di un militare missilista (3), ora deceduto, cariche di
lancio e propellenti di missili, una volta superata la data di scadenza
oltre la quale non potevano essere utilizzati in sicurezza, venivano
smaltite direttamente nei fossati in prossimità dei bunker della zona di
lancio (zona Nike in particolare).
Facendo
riferimento ad esempio alle componenti del missile Nike Ajax: ,le
cariche di idrazina venivano fatte esplodere mentre l’acido nitrico
rosso fumante veniva “spento” miscelandolo a soda caustica e rilasciato
direttamente nel terreno.
A
poche centinaia di metri dai luoghi in cui queste attività di
“smaltimento” venivano svolte si trovano terreni adibiti al pascolo,
verso l’entroterra, e la spiaggia di Murtas, verso il mare.
Anche
nella zona a mare del poligono, con ogni probabilità, esistono
discariche sotterrate di ordigni militari (a terra e non a mare) che
ancora attendono di essere scoperte.
ESERCITAZIONI E TEST DI ARMAMENTI
Dispersione di combustibile allo stato solido (zona a mare del poligono)
In
tutto il territorio circostante la zona a mare del poligono, per molti
anni, si potevano rinvenire, sparsi un pò dappertutto, frammenti di
combustibile allo stato solido disperso dai motori dei razzi. Si
trattava di blocchi neri, dalla consistenza spugnosa; verosimilmente
residui incombusti del propellente solido dei quattro stadi propulsori
dei missili Nike Hercules, che sono stati lanciati in gran numero in
quella zona, sino al 2005. Terminate le esercitazioni con questo tipo di
missile infatti non sono stati più rinvenuti in quelle campagne
residuati con quell’aspetto.
Ignare
del potenziale pericolo le persone hanno maneggiato questi blocchi
senza alcuna precauzione, portandoli talvolta nelle abitazione, mentre
addirittura bambini e ragazzi li utilizzavano nei giochi, come dei
grossi petardi, visto che se gli si avvicinava una fiamma libera
deflagravano con grande potenza. La testimonianza di questi giochi viene
proprio dai nonni di uno di questi ragazzi che, ammalatosi di leucemia,
si è salvato solo grazie a un trapianto, e la cui madre si è a sua
volta ammalata di leucemia ed è morta.
Secondo
la FAS (fonte 4) i motori del Nike Hercules erano alimentati da un
propellente allo stato solido simile alla balistite, che è composta da
nitrocellulosa e nitroglicerina, nessuna di queste due sostanze è
particolarmente tossica da un punto di vista chimico. Tuttavia spesso,
nelle miscele dei combustibili allo stato solido, vengono aggiunte
sostanze altamente tossiche e pericolose come ad esempio il
Dinitrotoluene (DNT), tossico per il sistema nervoso, i reni e il fegato
e probabile cancerogeno per l’uomo.
Per
valutare i rischi associati al contatto accidentale con questi
propellenti solidi dispersi occorre conoscere esattamente quale fosse la
miscela adottata per i motori del Nike Hercules, o attraverso
documentazione o attraverso l’analisi diretta su qualche residuo.
Prove motori razzo Vega al sito di prova di Torre Murtas (zona a mare del poligono)
A
partire dal 2005 sono in corso nella rampa sperimentale nei pressi di
Torre Murtas le prove di funzionamento dei motori del razzo Vega, un
progetto di lanciatore a quattro stadi dell’Ente Spaziale Europeo. I
primi tre boost del razzo (P80, Zefiro 23 e Zefiro 9) sono alimentati da
propellente allo stato solido, l’ultimo stadio (AVUM) è alimentato da
un bipropellente liquido a idrazina (bipropellente UDMH/NTO, fuel: UDMH che stà per Unsymmetrical Dimethylhydrazine, oxidizer: NTO che stà per Nitrogen Tetroxide, N2O4).
I
comunicati stampa dell’ESA e dellASI (5) riferiscono che dal Dicembre
2005 sino al 25 Maggio 2010, sono stati testati a Torre Murtas i Motori
Zefiro 23 e Zefiro 9 che hanno bruciato in ciascun test, rispettivamente
circa 24 Ton in un minuto e mezzo e 10 Ton in due minuti, di
combustibile allo stato solido. Le temperature di combustione sono
elevatissime (attorno ai 3000 K) e le colonne di fumo e vapore che si
sollevano diffondono per Km, come si può osservare nella figura 4.
Nel
corso dell’ultimo test, il 25 Maggio dell’anno scorso, il vento ha
sospinto i fumi verso l’entroterra, cospargendo i campi retrostanti di
polveri. Il motore nel corso del test è tenuto bloccato sulla rampa (che
ne misura la spinta) e i fumi sono raffreddati dall’acqua di mare che
evapora nella sottostante vasca in cemento armato. Nelle vasche di
raffreddamento la dott. Gatti (audizione alla commissione di inchiesta
senato del 27 Ottobre 2005) ha riferito di aver rilevato composti di
piombo e bismunto con altri elementi.
Sarebbe
necessario conoscere la composizione esatta del combustibile impiegato e
valutare con attenzione se questa può essere una delle fonti di
inquinamento che provoca l’altissima incidenza di leucemie tra la
popolazione che vive e frequenta le campagne circostanti la rampa.
Contaminazione da propellenti dei missili Nike Ajax (zona a mare del poligono)
Le
12 batterie missilistiche italiane hanno utilizzato il sistema
missilistico antiaereo Nike Ajax nell’aera Nike della striscia a mare
del poligono, lanciando circa un centinaio di missili tra il 1968 e il
1975, lanciando circa un centinaio di missili.
Il
missile Nike Ajax era dotato di due stadi, il primo alimentato a
combustibile solido, il secondo, a combustibile liquido, utilizzava
l’acido nitrico rosso fumante (circa 25 lt) come ossidante di un “fuel”
simile al kerosene (circa 15 lt), mentr el’innesco del secondo stadio
era costituito da una carica di Idrazina (1-2 lt). La natura
particolarmente pericolosa e contaminante dei combustibili del secondo
stadio del motore obbligava i militari addetti al caricamento a
indossare scafandri integrali con respiratore.
L’idrazina
in particolare, aggressiva, tossica, teratogena e cancerogena è un
contaminante particolarmente pericoloso: la soglia di sicurezza per la
salute umana è di 0.01 mg/mc e/o 0.01 ppm, Questo significa che 1 lt di
Idrazina (circa 1000 mg) dispersa uniformemente è in grado di
contaminare un volume di 100.000 m3 . Tenendo conto che a
qualche centinaio di metri dall’area di lancio si possono trovare aree
utilizzate come pascolo, ci si rende conto dei possibili rischi di
contaminazione.
Possibili
eventi di contaminazione sono associata alla combustione parziale dei
componenti (non molto probabile visto che il secondo stadio si accendeva
a qualche Km di altezza), alla loro dispersione accidentale in caso di
incidente o di perdita di controllo e distruzione del missile a bassa
quota (cosa che deve essere avvenuta in una decina di casi), o di
smaltimento incauto nei pressi dell’area di lancio (trattato in
precedenza).
Com’è
noto si riscontrano una serie di anomalie nella situazione sanitaria
della popolazione esposta alle attività del poligono, che potrebbero
essere ricondotte ad esposizione ad agenti chimici. Alcune di queste
anomalie sono abbastanza localizzate nello spazio e nel tempo, tanto da
poter forse provare a ricondurle a specifiche attività svolte al PISQ.
Riassumendole:
1)
Forte concentrazione di tumori emolinfatici, soprattutto leucemie, e
alla tiroide, tra i residenti e gli assidui frequentatori della zona di
Quirra, a ridosso della zona a mare del poligono, dove avvengono la gran
maggioranza dei test missilistici.
Dal
punto di vista chimico si può ipotizzare una esposizione a componenti
cancerogene prodotte o contenute nei propellenti: L’Idrazina presente in
alcuni propellenti liquidi, composti di metalli pesanti e cloro
prodotti a temperature elevatissime nelle prove motori, componenti
tossiche da precisarsi presenti nei propellenti solidi, diossine
prodotte nella combustione di fumogeni e traccianti, benzene e altri
idrocarburi volatili e cancerogeni dai propellenti, etc.
Occorre
approfondire le conoscenze sulle sostanze impiegate nei sistemi d’arma e
le quantità i tempi e i luoghi esatti del loro impiego.
2)
Cluster di malformazioni alla nascita avvenute tra gli abitanti del
paese di Escalaplano a metà degli anni ottanta (con un picco di un terzo
circa di nati malformati in un anno specifico).
Si
può ipotizzare una esposizione ad agenti chimici contenuti nelle nubi
prodotte da brillamenti all’aria aperta di grandi quantità di ordigni.
Potrebbe trattarsi di sostanze teratogene prodotte ad alta temperatura
dalla ricombinazione di metalli pesanti (W, Pb, Sb, Ni, Cr, etc) con
altri materiali presenti (Cl, Al, Fe, Si, etc.). Potrebbe esserci stata
una significativa produzione di diossine dovute al cloro presente nel
munizionamento fumogeno e tracciante obsoleto smaltito. Sino a quando
non si riuscirà a capire con qualche attendibilità la natura e la
provenienza degli armamenti smaltiti qualunque ipotesi resta aperta
(compresa quella dello smaltimento di armi chimiche e/o nucleari e/o di
residui tossici di lavorazioni).
3)
Numerosi casi di leucemie segnalate tra gli allevatori che operano
nell’altopiano di Monti Cardiga (zona a monte del poligono).
Per
questo gruppo a rischio valgono le stesse ipotesi fatte per i cittadini
di Escalaplano, cui bisogna aggiungere però i rischi da esposizione
diretta ai prodotti delle esercitazioni a fuoco: Polveri generate da
armi anticarro con testata al tungsteno o all’uranio, cariche e testate
esplosive dei razzi TOW e MILAN lanciati in gran numero dagli
elicotteri, etc.
4) Un certo numero di leucemie e di linfomi sospetti sono segnalati anche tra i dipendenti civili della base.
Per
costoro valgono, a seconda dell’attività svolta, tutti i rischi di
esposizione dei gruppi citati, più altri specifici che potrebbero essere
legati all’uso di solventi o alla manipolazione di altre sostanze
chimiche pericolose senza protezioni adeguate.
5)
Un certo numero di casi sospetti di leucemie, linfomi e altri tumori
sono segnalati anche tra i militari della base. Valutazioni
epidemiologiche sono però molto difficili da fare su questo gruppo che
conta circa 750 effettivi che, in gran parte cambiano destinazione con
frequenza elevata. Per ciascuno di coloro che ha passato un periodo di
servizio significativo al PISQ occorrerebbe valutare l’effettiva
esposizione.
Per quanto riguarda l’esposizione a possibili agenti chimici vale quanto detto a proposito dei dipendenti civili della base.
6)
Sospetti sono stati sollevati anche a proposito sull’incidenza di
disturbi a bassa letalità, quali diabete e disturbi tiroidei, tra gli
abitanti dei paesi più vicini alla zona a mare del poligono (Villaputzu,
Muravera e San Vito), e su una possibile frequenza anomala di aborti
spontanei e nascite malformate nella stessa zona (rilevabili dalle
cartelle dell’ospedale di Muravera). Evidenze di questo tipo non sono
facili da ottenere e richiedono indagini più approfondite, rimangono
perciò in attesa di conferma.
Che cosa si dovrebbe fare e non è stato mai fatto
Una ricerca sull’inquinamento chimico prodotto dal PISQ andrebbe articolata in diverse fasi:
1) Classificazione delle sostanze chimiche pericolose impiegate o smaltite.
– Compilare una lista il più possibile completa degli ordigni, testati, impiegati nelle esercitazioni e/o smaltiti al PISQ.
–
Specificare per ciascuno di essi le componenti chimiche impiegate
(negli esplosivi, nei propellenti, etc.), le quantità contenute, le
modalità di impiego, i prodotti di reazione, etc.
– Stilare una scheda per ciascun armamento che ne valuti la pericolosità da un punto di vista della contaminazione chimica.
–
Concentrandosi sugli ordigni e sulle attività più pericolose, precisare
i luoghi, i tempi e le quantità impiegate o smaltite negli ultimi 30
anni
– Valutare la completezza della documentazione disponibile e formulare, se necessario, eventuali richieste di integrazione
In questo modo si potrà avere un’idea di quelli che possono essere stati gli episodi di contaminazione chimica più grave.
2) Valutazione della contaminazione
Partendo
dagli episodi possibile contaminazione più gravi di cui si è avuta
conoscenza occorre valutare la diffusione dei contaminanti
nell’ambiente, valutando:
–
la diffusione per via aerea, utilizzando un modello di diffusione che
tenga conto della velocità del vento, degli ostacoli naturali, etc.
–
La contaminazione delle falde acquifere, utilizzando un modello che
tenga conto della conformazione idrogeologica del territorio
– La contaminazione della catena alimentare
Le
ipotesi fatte dovranno essere poi validate attraverso campionamenti
mirati e analisi dei suoli, delle acque, di specifici biomarcatori.
3) Correlazione con gli effetti sanitari
Una
volta che siano stati individuati i contaminanti e gli episodi di
contaminazione più gravi, si potrà valutare il livello di esposizione
dei vari settori di popolazione maggiormente esposti al rischio,
valutando:
– Le abitudini delle vittime potenziali attraverso interviste e sopralluoghi nei loro luoghi di vita e di lavoro.
– Costruzione di scenari realistici che avrebbero potuto portare alla loro esposizione accidentale,
– Stima quantitativa dell’esposizione e delle sue potenziali conseguenze.
– Eventuale verifica attraverso analisi dei tessuti delle persone malate o decedute
4) Delimitazione delle zone contaminate e piani di bonifica
Infine
si dovrà procedere a valutare la contaminazione esistente dei suoli,
delle acque di falda, del ciclo alimentare, del fondale marino, allo
scopo di valutare i danni e progettare le necessarie bonifiche.
Figura
1 : Crateri in località Perda Maiori: la fotografia è stata scattata
nell’estate 2007, dal confronto con la figura sullo sfondo si apprezza
come il cratere in primo piano abbia un diametro di 10-15 mt e una
profondità di 4-6 mt.
Figura
2: Cumulo di rottami e ordigni fotografati nell’estate 2009 al margine
della zona di esercitazione nei pressi delle grotte di Is Angurtidrgius
(zona a monte del PISQ), Coordinate Gauss-Boaga N 4 383 805° E 1 542
459°
Figura
3: Cumulo di rottami e ordigni fotografati nell’estate 2009 al margine
della zona di esercitazione nei pressi delle grotte di Is Angurtidrgius
(zona a monte del PISQ), Coordinate Gauss-Boaga N 4 383 805° E 1 542
459°
Figura 4 : Prova del motore Zefiro 9 nella rampa di Torre Murtas al PISQ, prova effettuata il 29 Aprile 2009
Note
- Emilio Guidoni. Egli appare con nome e cognome nella trasmissione di Rai News 24 trasmessa nel Dicembre 2007, dal titolo “La Sindrome di Quirra”, autore Flaviano Masella. In quella circostanza Guidoni parla solo del fatto che, avendo lavorato al lancio di missili al PISQ dal 1968 è stato a contatto con sostanze altamente tossiche quali “Idrazina, acido nitrico rosso fumante, fuel e balistite”, materiali che manipolava con “adeguate protezioni”. Tutti gli altri dettagli contenuti nella relazione fanno parte di una testimonianza molto più estesa raccolta a suo tempo assieme ad alcuni suoi familiari. Il militare in questione, già ammalato al tempo, è deceduto. Riguardo ad alcuni dati fattuali contenuti nella sua testimonianza, che i missili Nike Ajax ed Hercules fossero adottati dall’aeronautica e utilizzati in quegli anni negli addestramenti al poligono, risulta dall’articolo della rivista della marina militare citato, le componenti tossiche dei propellenti e le precauzioni nella loro manipolazione sono informazioni reperibili sul Federation of American Scientists website. L’abitudine di sbarazzarsi senza nessuna precauzione delle cariche scadute o in surplus rientra fra le abitudini dei militari. Il fatto che le campagne fossero cosparse di frammenti di combustibile allo stato solido e che gli abitanti avessero la pessima abitudine di raccoglierli e manipolarli per gli usi più diversi (da accendere il fuoco a giocarci) è già stata ampliamente testimoniata.
Appendice: Fonti documentali
(1)
Peruzzi L. “Salto di Quirra, Il Poligono Sperimentale e di
addestramento Interforze compie 50 anni” Rivista Marittima, Giugno 2006.
(2) Calendario delle esercitazioni svolte al PISQ, primo Semestre 2009
(3) Testimonianza privata di un ex militare missilista in servizio al PISQ
(4) Informazioni sugli armamenti disponibili sul Federation of American Scientist website (Military Analysis Network)
(5)
Comunicati stampa dell’Ente Spaziale Europeo, Dell’Agenzia Spaziale
Italiana e dell’Avio riguardo a prove e sperimentazioni del razzo Vega
(6) “Toxic Hazards of Practice Ammunition” pubblicato a cura del Military Toxic Project
Da contropiano
Nessun commento:
Posta un commento