Sono giorni di “grande
amore” tra Europa e Cina; tra “via della sete” e antitrumpismo
ambientalista sembra apertasi l' “autostrada del sole”. Ma in
pace come in guerra, in economia come in politica, in “ideologia”
gli imperialisti restano una banda di ladroni e predoni. E ciò
avviene anche in questi giorni.
Il presidente del
Consiglio europeo Donald Tusk ha definito il 19° Vertice UE/Cina “il
più fruttuoso e promettente di sempre”.
Ma è bastato scendere dal
cielo delle dichiarazioni e degli scenari futuribili per mostrare che
non è realmente così. Uno dei terreni su cui questo si è
manifestato in maniera vistosa è proprio quello che oggi è al
centro anche di una vicenda industriale ed economica fondamentale nel
nostro paese: la questione Ilva. E' proprio sull'acciaio, infatti,
che invece il conflitto tra UE e Cina resta esplicito e cruento.
Come si sa, siamo in una
crisi di sovrapproduzione e nella lotta che la crisi di
sovrapproduzione comporta ci sta il protezionismo di Trump e la
contesa in Europa circa l'acciaio cinese esportato a prezzi bassi che
costituirebbe una minaccia per l'industria siderurgica europea.
I rappresentanti europei
dell'industria dell'acciaio – a loro volta uniti su questo ma in
acuta lotta tra di loro all'interno della Comunità europea, con i
nuovi soggetti che fanno da “terzo incomodo”, l'India di Mittal e
Jindal, la Turchia, ecc. - non avendo ottenuto nulla di concreto,
perchè la Cina ha rivendicato le leggi di mercato, hanno spinto
l'Europa a sollevare la “questione di principio”, del non
riconoscimento dello status di economia di mercato alla Cina.
Messa così, il dissenso è
diventato per ora inconciliabile. Ma una inconciliabilità grottesca:
la Cina è un'ottima economia di mercato, come scrive la stampa:
“l'Italia è il paese UE più rappresentato nella lista su cui si è
raggiunti l'accordo per 26 prodotti, principalmente vini, formaggi,
ma anche il prosciutto di Parma, l'aceto balsamico di Modena...”;
ma cessa di esserlo per l'acciaio.
Dietro l'intesa cordiale,
quindi, vi è una guerra di bassa intensità su tutto, che ha il suo
cuore temporaneo nell'acciaio.
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