In tutta la stampa
mondiale impazza la reazione di governi e “opinione pubblica”
alla decisione di Trump di rompere l'accordo di Parigi sul clima. Non
c'è paese e governo al mondo che non abbia preso posizione contro,
con parole inedite nei rapporti Europa e Usa; ma anche negli Stati
Uniti una parte consistente delle grandi multinazionali e
dell'establishment ha criticato o preso le distanze dalle decisioni
di Trump.
Cominciamo col dire che
noi comunisti siamo contro l'accordo sul clima di Parigi, che è una
mistura indigeribile tra la pseudoscienza del capitale e gli
interessi dei paesi imperialisti, che prima hanno sostenuto lo
sviluppo a fini di profitto delle multinazionali imperialiste e ora
si lamentano per gli effetti devastanti che sul clima e l'habitat
ambientale esso ha.
Gli accordi di Parigi sono
una fiera dell'ipocrisia, con frasi generiche e nessun fatto
concreto, in cui vengono apparentemente salvaguardati gli interessi
di tutte le potenze imperialiste che più o meno volontariamente
acconsentono ad alcune modifiche e limitazioni. Ma la sostanza resta
sempre quella, i paesi imperialisti vogliono mantenere il loro
dominio sul mondo e la disuguaglianza strutturale dello sviluppo.
Per questo i proletari e i
popoli delle nazioni oppresse non possono che essere contrari alla
conservazione e i comunisti non possono che affermare forte e chiaro
che ambiente e clima si salvano rovesciando e cancellando
l'imperialismo dalla faccia della terra.
Nello stesso tempo è bene
entrare nel merito della contesa, perchè qui anche gli analisti di
“sinistra” o di “estrema sinistra”, insieme ad alcune verità,
non comprendono le ragioni di queste decisioni degli Usa.
La presidenza Trump è
fascio-imperialista. In questo è diversa dalla presidenza Obama, sia
pur all'interno del fatto che sempre rappresentanti degli interessi
dell'imperialismo Usa sono.
Trump è stato eletto su
una piattaforma nazionalista, neocorporativa in economia, che
risponde agli interessi della frazione della borghesia del complesso
militare industriale e della finanza - vedi su questo lo speciale
proletari comunisti su Trump – Trump è populista e operaista nel
senso di portavoce di quei settori operai penalizzati dalla crisi e
dalla contesa mondiale; e quindi è stato eletto sulla base di una
costruzione di un blocco non puramente elettorale ma strategico,
volto ad affossare la “democrazia” americana così com'è e
imporre una dittatura fascio-militarista.
Quindi le scelte che Trump
fa non sono puramente economiche ma fondono economia, politica e
trasformazione dello Stato.
Per cui è un'illusione
dei governi della “concorrenza”, come pure dell'estremismo che
dice “Trump/Obama più o meno la stessa cosa, solo un po' più
“assolutista”, che Trump non applichi il suo programma e si
faccia fermare dalle contraddizioni interne alla classe dominante e
dalle contraddizioni interimperialiste.
Trump rappresenta la
presidenza della fase finale dell'imperialismo Usa in crisi, che
domanda guerre e fascismo come uscita dalla crisi.
Che i giornali riempiano
le loro pagine per dimostrare che anche economicamente la scelta di
Trump è rovinosa e che una parte rilevante delle multinazionali è
contraria, e perfino una grande multinazionale del petrolio Exxon sia
contraria, così come lo è tutta la grande stampa rappresentativa
dell'enturage di Obama e dell'entourage democratica spodestata dalle
elezioni, e che tutto questo possa cambiare la marcia di Trump, è
solo un'illusione.
All'interno degli Usa è
soltanto il peso del proletariato e delle masse popolari che può
rovesciare Trump, ma non sulle parole d'ordine dell'establishment, ma
nella lotta per opporre al fascio-imperialismo la rivoluzione
proletaria e socialista, in unità con la lotta di liberazione
dall'imperialismo dei proletari e dei popoli dei paesi dipendenti.
Sul piano internazionale è
del tutto evidente che la questione del clima è solo un simbolo e un
pretesto. L'Europa imperialista e la Cina che si fanno paladine della
difesa dell'ambiente possono soltanto fare ridere. In Europa è
quotidiana l'azione di padroni e governi volta a distruggere le vite
operaie, i territori inquinati, invasi dalle cosiddette “grandi
opere”; e in Cina, in India siamo di fronte a classi dominanti e
dittature tenebrose, il cui “sviluppo” gronda di sfruttamento,
sangue, distruzione di territori, per milioni e milioni di contadini,
operai, masse povere. E, quindi, questa raffigurazione del Trump
“cattivo” ed Europa, Cina, India “buone”, è una ignobile
mistificazione.
Certo, in tutti i paesi
imperialisti, Europa compresa, si assiste al ridimensionamento di
alcuni settori produttivi altamente inquinanti e all'ascesa della
cosiddetta “economia verde”, come nuovo filone di profitti, ma
sempre il capitalismo fa prima profitti producendo armi per le guerre
e poi profitti per le ricostruzioni post belliche; così come prima
fa profitti con le energie nocive e poi si getta nelle energie
rinnovabili per continuare a farli.
Quindi, ora come ora, è
necessario che i comunisti, la classe operaia, le masse popolari non
cadano sotto l'egemonia dell'ambientalismo imperialista e
costruiscano le lotte, la forza rivoluzionaria per l'altro mondo
possibile, il socialismo, in marcia verso il comunismo che, come la
storia ha dimostrato dalla Comune di Parigi alla Rivoluzione
d'Ottobre, alla Grande rivoluzione culturale proletaria, sono state
le armi in mano ai proletari per trasformare rapidamente la società
su tutti i campi della vita e per trattare correttamente i disastri
portati dal capitalismo, sull'ambiente, natura, ecc.
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