Nelle
scorse settimane, la Formazione Operaia è stata centrata, nell'80°
anniversario della sua morte, sulla figura di Antonio Gramsci, capo
effettivo del PCI.
Quello
che abbiamo pubblicato dal 4 maggio al 1 giugno, sulla vita di Gramsci,
sulla sua battaglia per un vero partito comunista dirigente del
proletariato, sulla sua battaglia nella classe operaia, nelle grandi
fabbriche, sull'organizzazione sindacale e sulla nascita dei consigli di
fabbrica, embrione dei soviet, è per fornire i primi elementi di
conoscenza.
Si
tratta di un lavoro di formazione appena iniziato. Che riprenderemo in
futuro per restituire al proletariato, alle masse popolari, ai
rivoluzionari, comunisti del nostro paese, quello che è stato realmente
il pensiero, il ruolo, i contributi teorici, politici e pratici di
Gramsci, perchè vengano assunte e innovate le importanti lezioni che
servono oggi alla costruzione del partito comunista di tipo nuovo e alla
strategia e tattica della rivoluzione in Italia.
La Formazione operaia di questa settimana, che dà dei cenni sul percorso storico che ha avuto il riferimento a Gramsci in Italia e pone la necessità di riprendere lo studio di Gramsci, chiude, quindi, per il momento, questo ciclo.
Dopo questo testo la Formazione Operaia viene sospesa per il periodo estivo.
La FO riprenderà con più slancio a settembre, con un nuovo, grande e importante ciclo: su LA RIVOLUZIONE D'OTTOBRE, di cui quest'anno cade e celebreremo in varie forme il suo centenario!
La
figura di Antonio Gramsci è la più grande che il movimento operaio e
comunista nel nostro paese abbia prodotto nella sua storia.
Non
c'è un angolo del mondo in cui Gramsci non sia celebrato e non escano
le sue opere; dall'India al Brasile, a tanti paesi dell'America Latina,
milioni di copie delle opere di Gramsci vengono vendute.
Tocca
a noi togliere la “polvere” che ha voluto nel nostro paese coprire
Gramsci: quella dello Stato, del regime che al massimo lo ricorda una
volta ogni tanto, ma come “italiano”, come “padre della patria”; la
polvere del revisionismo che lo celebra ma per farne espressione delle
tesi revisioniste, e quindi in realtà per affossarlo.
Da questa “polvere” si sono staccate pochissime voci di intellettuali, di compagni.
In generale, chi usa Gramsci è di destra, stravolge il pensiero e le innovazioni di
Gramsci nell'applicazione del marxismo leninismo, per porle a supporto di tesi antirivoluzionarie.
Gramsci nell'applicazione del marxismo leninismo, per porle a supporto di tesi antirivoluzionarie.
Fino
agli anni '60 è come se esistono due Gramsci: quello dei suoi scritti,
compreso i “Quaderni dal carcere” e il Gramsci interpretato (vi è una
grande produzione di materiale divulgativo del Pci).
Con
l'affermarsi della linea di Togliatti, dopo il '56, bisogna quindi fare
una selezione che metta in discussione le premesse, le introduzioni ai
libri di Gramsci, ne spiega lo scopo effettivo, per combattere tutti
coloro, in Italia e nel mondo, che utilizzano concetti di Gramsci per
affermare concetti revisionisti.
L'assoluta incompatibilità tra Gramsci e revisionismo va cercata non nelle frasi ma nell'interpretazione agente.
Gramsci
applica il marxismo leninismo alla realtà del nostro paese e arriva ad
un risultato: Le Tesi di Lione, che sono la corretta applicazione del ml
nei paesi imperialisti, come l'Italia.
Ma
Gramsci deve combattere e liquidare, nel fuoco della lotta di classe,
la corrente dominante nel PCI, Bordiga, che aveva una serie di
addentellati nel movimento comunista internazionale. Gramsci all'atto
della nascita del Pci era una delle correnti, ma il partito era
saldamente nelle mani di Bordiga.
Questa
battaglia ha a che fare con la scienza del materialismo storico
dialettico: un pensiero si afferma attraverso la lotta. E non c'è nessun
dirigente comunista che abbia prodotto una lotta come quella di Gramsci
nel 1926.
Ma
è importante anche chi era Gramsci. Non c'è stato nessuno, nei paesi
imperialisti, che sia diventato dirigente di un partito comunista dopo
essere stato il capo riconosciuto del movimento operaio.
Gramsci è l'inventore della parola: facciamo come in Russia, occupiamo le fabbriche, e gli operai lo fanno. Gramsci dice che gli operai devono studiare e gli operai lo ascoltano - la formazione agli operai è Gramsci che l'ha inventata, ecc. E questo intreccio tra classe e partito fa sì che Gramsci sia l'unico erede effettivo di Lenin nei paesi imperialisti.
Gramsci è l'inventore della parola: facciamo come in Russia, occupiamo le fabbriche, e gli operai lo fanno. Gramsci dice che gli operai devono studiare e gli operai lo ascoltano - la formazione agli operai è Gramsci che l'ha inventata, ecc. E questo intreccio tra classe e partito fa sì che Gramsci sia l'unico erede effettivo di Lenin nei paesi imperialisti.
E Lenin riconosce a Gramsci di essere il referente chiave in Italia, guida sul campo.
In
Italia negli anni '70 intorno a Gramsci avviene una lotta decisiva. I
movimenti comunisti, i gruppi rivoluzionari assumono Gramsci come
riferimento, tranne quelli non marxisti leninisti; mentre a livello
internazionale si afferma il maoismo. E non ci sono contraddizioni tra
Mao e Gramsci. I testi che vengono prodotti dal Partito comunista cinese
di lotta al togliattismo sono un oggettivo riconoscimento della figura
di Gramsci.
In
questo periodo esce una rivista “Lavoro politico” che conduce una
critica radicale a tutte le correnti che cercano di deviare il mci, e
assume due riferimenti: Gramsci e Mao Tsetung e la Rivoluzione culturale
proletaria.
Ma
ricomincia una nuova divaricazione sull'interpretazione di Gramsci. Si
ripresenta il problema del dopo guerra, quando tutto il Pci si dichiara
seguace di Gramsci ma diretto da Togliatti interpreta Gramsci a proprio
uso e consumo. Questo fenomeno si ripete nel movimento marxista
leninista, dove comincia un nuovo uso di Gramsci contro le componenti
rivoluzionarie del movimento: si riprende Gramsci ma per condannare i
partiti maoisti e le organizzazioni combattenti.
Quindi
non basta riferirsi, dirsi seguaci di Gramsci. Diventa necessario la
distinzione dalle interpretazioni di destra di Gramsci. Dal finire degli
anni '60 non si può essere gramsciani senza dire che esiste un uso di
Gramsci revisionista, e, d'altra parte, senza separare le lezioni giuste
e verificate dai contributi non verificati di Gramsci. Guardando
criticamente dentro il pensiero di Gramsci, con la concezione e la
scienza del marxismo, leninismo, maoismo, e secondo il metodo
materialistico storico dialettico.
Il
marxismo dice che la prassi dimostra la verità e la vera sostanza del
pensiero, uno non è quello che dice di essere ma è la sua prassi che
dice cosa è. Il problema di Gramsci non può essere affrontato senza
mettere in corrispondenza teoria e prassi.
La
categoria scientifica del pensiero incompiuto è per dire che non è
stata possibile la verifica nella prassi dell'insieme del pensiero di
Gramsci.
Quindi
nel riprendere Gramsci per il cammino dei comunisti oggi, occorre
guardare più in là del puro pensiero. Lenin non giudica Gramsci per le
cose che scrive, ma per il rapporto tra quello che dice e quello che fa.
Gramsci
ha sollevato vari problemi. La via dell'Ottobre – che Gramsci
appoggiava – era più complicata nei paesi imperialisti, poi ogni paese
nasce nella sua storia, nella sua cultura. Chi in Italia fa la giusta
analisi del fascismo, del populismo è Gramsci. Esiste compatibilità tra
le posizioni di Gramsci e la guerra popolare. Gramsci si “inventa” la
fabbrica come l'università, decenni prima della Grande rivoluzione
culturale proletaria; così come il rapporto posto da Gramsci tra
egemonia e forza nel contesto storico della dittatura del proletariato,
va analizzato alla luce della Grcp, che sviluppò, rese scientifico e
mise in pratica quel rapporto. Gramsci dice che la rivoluzione è anche
una profonda riforma morale e intellettuale, con Mao parliamo di “lotta
ideologica attiva”, trasformazione, ecc. ecc.
Gramsci affronta e comincia a dare delle risposte a tutti questi problemi e a tanti altri. Ma non si può isolare un problema, una frase che ha detto Gramsci, slegandola dalla visione generale. Nè si può applicare meccanicamente ogni concetto di Gramsci alla realtà, facendone una “categoria” su cui costruire una teoria o per giustificare tutto e il contrario di tutto.
I
comunisti marxisti leninisti maoisti oggi devono prendere da Gramsci
quello che corrisponde al mlm, alla realtà del nostro paese, al bilancio
del movimento comunista in Italia.
Questo permetterà di dire che il pensiero di Gramsci è marxista leninista.
Dobbiamo restituire a Gramsci ciò che è suo. Dobbiamo restituirlo al movimento operaio, comunista italiano e internazionale.
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