giovedì 8 giugno 2017

pc 8 giugno - Dieci anni di ingiustizia per Antonio-Bruno-Rocco-Rosario-Angelo-Giuseppe-Roberto: l'unica giustizia è quella proletaria



Due ex dirigenti Thyssen lasciano per la prima volta il carcere: lavoreranno otto ore al giorno
Marco Pucci e Daniele Moroni sono detenuti a Terni: rientreranno in carcere sempre alle 18,30

Pubblicato il 07/06/2017
Ultima modifica il 07/06/2017 alle ore 09:59
simona lorenzetti
torino
Due anni fa si presentarono spontaneamente dai carabinieri per essere trasferiti in carcere e scontare la pena. Lunedì mattina Marco Pucci e Daniele Moroni, i due ex dirigenti della Thyssen condannati per il rogo divampato nel dicembre del 2007 nelle acciaierie di corso Regina Margherita e costato la vita a sette operai, hanno ottenuto per la prima volta la possibilità di lasciare il carcere di Terni per lavorare all'esterno.  A Pucci e Moroni, condannati rispettivamente a 6 anni e tre mesi e 7 anni e sei
mesi di reclusione, è stato concesso di allontanarsi dal carcere per otto ore al giorno e raggiungere due diverse aziende del territorio in cui svolgono attività di consulenza. I due ex dirigenti, che rimangono in regime di detenzione, hanno l'obbligo di tornare in cella alle 18,30. «Il permesso di lavoro esterno è un primo riconoscimento della buona condotta e del comportamento positivo tenuto finora da entrambi, che sono sempre stati attivi e collaborativi e hanno dimostrato grande serietà durante la detenzione», spiega uno dei loro difensori, l'avvocato Attilio Biancifiori. In un secondo momento, la difesa valuterà poi eventuali altre possibilità, come richieste di permessi premio o di misure alternative. I due dirigenti hanno già scontato due anni di pena, mentre ad oggi non hanno scontato neanche un giorno di carcere i vertici tedeschi della multinazionale dell'acciaio, Harald Espenhahn e Gerard Priegnitz, condannati rispettivamente a 9 anni e otto mesi e a 6 anni e dieci mesi di reclusione.
Lo scorso giugno la procura generale, dopo la sentenza definitiva della Cassazione, aveva inviato il mandato di arresto europeo per i due manager che non erano tornati in Italia a scontare la pena. Un documento ufficiale con il quale l'Italia chiedeva alla Germania di rendere esecutiva la condanna, così come previsto dagli accordi tra i due Paesi. Ma per avviare la procedura era necessario che venisse inviata a Berlino anche la sentenza dei giudici romani tradotta in tedesco, e probabilmente anche la precedente sentenza, quella della Corte d'appello. Una prima parte della procedura sarebbe stata completata, ma da Berlino sarebbero arrivate nuove richieste di acquisizione di atti. L'iter, quindi, sarebbe al momento bloccato. Ad ogni modo anche se l’autorità giudiziaria di Berlino dovesse accogliere la richiesta italiana, Harald Espenhahn e Gerard Priegnitz sconterebbero non più di 5 anni di galera: il massimo consentito dalla legge tedesca per il reato di omicidio colposo aggravato. E poco cambia se in questo caso gli omicidi colposi sono stati addirittura sette.

Nessun commento:

Posta un commento