Riportiamo questo articolo di ItaliaOggi, "quotidiano economico, giuridico e politico" di stampo reazionario, che tratta con spregiudicatezza l'argomento dei rapporti tra la Turchia di Erdogan, di suo figlio e di sua figlia, e i terroristi dell'Isis; e i rapporti della Germania e dell'Unione Europea con la Turchia. I mezzi di informazione nel frattempo danno notizie anche di navi cisterna italiane davanti ai porti turchi per imbarcare petrolio dell'Isis...
***
Putin ha ragione: Erdogan e suo figlio finanziano l’Isis,
vendendo a 20 dollari al barile il petrolio dei tagliagole
Vladimir Putin ha accusato
apertamente il presidente turco Recep Erdogan di avere abbattuto l’aereo da
guerra russo per «garantire la sicurezza delle vie di fornitura illegale del
petrolio verso il territorio turco».
Erdogan ha replicato di essere
pronto a dimettersi se ciò fosse provato, ma quasi nessuno è disposto a darli
credito. Ogni giorno, sui giornali di
mezzo mondo e su decine di siti, saltano fuori informazioni sempre più
dettagliate sul coinvolgimento del presidente turco e di suo figlio Bilal nel
contrabbando internazionale del petrolio messo a loro disposizione dai
terroristi dell’Isis. Si
tratta del petrolio estratto dai pozzi vicino a Mosul, nel nord dell’Iraq, un ricco bacino petrolifero caduto da circa un anno nelle mani nel tagliagole del Califfato.
tratta del petrolio estratto dai pozzi vicino a Mosul, nel nord dell’Iraq, un ricco bacino petrolifero caduto da circa un anno nelle mani nel tagliagole del Califfato.
Secondo un politico turco,
Mowaffak Baqer alRubale, esponente di spicco dell’opposizione a Erdogan, questo
petrolio viene venduto di contrabbando dalla Turchia a 20 dollari al barile,
con un guadagno di dieci milioni di dollari a settimana. In otto mesi, il
bottino sarebbe stato pari a 800 milioni di dollari, di cui una buona parte è
finita nelle casse del Califfato.
Il petrolio di Mosul, secondo gli
analisti, è diventato la prima fonte di entrate dell’Isis. Un business in cui Bilal Erdogan, figlio del presidente
turco, svolge un ruolo decisivo. Titolare di un’impresa di trasporti marittimi,
la MNZ Ltd, Bilal ha firmato contratti con aziende europee che trasportano il
greggio iracheno verso i Paesi asiatici, Giappone in testa. Le banchine di
carico si trovano nei porti di Beirut e di Ceyhan, dove arrivano i camion
cisterna con il petrolio di Mosul, acquistato in prima battuta dal governo
turco, che si serve del figlio di Erdogan come intermediario. Un parlamentare
turco, Gursel Tekin, vicepresidente del partito repubblicano della gente (Chp),
rivale di Erdogan, ha dichiarato in un’intervista che «facendo appello alle
convenzioni internazionali sui trasporti, il presidente Erdogan sostiene che
lui e suo figlio non commettono attività illecite, trasportando petrolio con
l’aiuto di società giapponesi in regola. Ma la verità è che Bilal Erdogan è
invischiato fino al collo con il terrorismo, ma ha l’immunità garantita finché
suo padre è al potere».
Mostrando una dose di coraggio
non comune, vista la brutta fine che di solito fanno gli oppositori in Turchia,
Tekim ha aggiunto che la MBZ Ltd, l’impresa con cui Bilal stringe gli accordi
con l’Isis, «è un business di famiglia,
e che i parenti di Erdogan detengono azioni del gruppo”. Inoltre, a suo
dire, questa società sarebbe finanziata con soldi pubblici, oltre a ricevere
fondi illeciti da alcune banche turche. Insieme a Bilal, anche la figlia di Erdogan, Sumeyye, sarebbe partecipe dei business
legati al terrorismo, attraverso un centro medico da lei gestito, che si
trova in prossimità del confine con la Siria: qui i camion dell’esercito turco
farebbero la spola ogni giorno oltre il confine siriano per soccorrere i
militanti Isis feriti in combattimento, ricoverarli in Turchia, per poi
rispedirli a fare il Jihad, la guerra santa.
Vi è poi il capitolo relativo
alla fornitura di armi ai terroristi, venuto alla luce in modo paradossale. Due
generali e un colonnello, che avevano ordinato di fermare un convoglio di aiuti
umanitari verso la Siria per un’ispezione di routine, sono stati incriminati
per tradimento: la loro colpa è di avere scoperto che il convoglio, organizzato
dal servizio segreto turco (Mit), sotto la copertura degli aiuti umanitari,
trasportava in realtà armi e rifornimenti per i terroristi dell’Isis. E il
caporedattore di Cumhuriyet (la Repubblica), giornale che ha osato dare la
notizia, è stato imprigionato con l’accusa di spionaggio e tradimento.
Oltre a fornire armi all’Isis, i servizi segreti turchi addestrano
anche le reclute del Califfato in alcuni campi segreti della provincia di
Konya, inviandole poi in Siria. Secondo l’analista francese di geopolitica,
Thierry Meyssan, Erdogan finanzia e arma l’Isis non solo perché coltiva un
sogno di grandeur, volto a restaurare una sorta di Impero Ottomano, ma anche
per ragioni più terra terra, degne di un
rapinatore criminale: «Ha organizzato la devastazione della Siria, smantellando
tutte le fabbriche di Aleppo, capitale economica del Paese, e ne ha rubato i
macchinari. Inoltre ha organizzato il furto di tesori archeologici e costituito
un mercato internazionale ad Antiochia». Dettaglio che è bene non
dimenticare quando si vedono in tv i tagliagole dell’Isis che depredano i siti
archeologici ed i musei.
Di fronte a queste barbarie
criminali, lascia di stucco il fatto che Angela Merkel si sia recata in Turchia alla viglia delle ultime elezioni
per incontrare Erdogan, offrendogli un supporto di credibilità del tutto
immeritato. Così come stupisce che
l’Unione europea, a trazione tedesca, abbia deciso di dare tre miliardi di
euro a Erdogan perché trattenga in Turchia il flusso dei migranti, in cambio di
un’apertura sull’adesione turca all’Ue. Un patto privo di garanzie e di
dignità, tanto è vero che c’è già chi teme che parte dei soldi dell’Ue ai
turchi finiranno in realtà in aiuti all’Isis.
ItaliaOggi
Nessun commento:
Posta un commento