ARRESTI DOMICILIARI PER IL RESPONSABILE DEL LEGAL TEAM DELLA COALIZIONE FRANCESE COP21. UNA MONTAGNA DI ABUSI DI POLIZIA IN NOME DELLO STATO D’ECCEZIONE. LA TESTIMONIANZA DI DUE ATTIVISTI PERQUISITI
di Checchino Antonini ed Eugenia Foddai
Il ministro degli interni francese, Bernard Cazeneuve, perde i nervi, confonde e assimila il movimento associativo al terrorismo. La notizia ci arriva dalla rete internazionale che sta organizzando le mobilitazioni ambientaliste per Cop 21 proprio nel giorno in cui la Francia ha informato il consiglio d’Europa “della sua decisione di derogare alla Convenzione europea dei diritti umani” a seguito dell’adozione dello stato di emergenza. Tali misure “potrebbero necessitare una deroga a certi diritti garantiti dalla Convenzione europea dei diritti umani”, ha spiegato il Consiglio europeo.
Dopo aver proibito le manifestazioni civili durante la COP21 ecco che il ministro dell’interno mette
ai domiciliari Joel Domenjoud, responsabile del team legale della Coalizione Francese COP21, perché farebbe parte della estrema sinistra parigina che vorrebbe mettere in discussione lo svolgimento della COP21. Domenjoud è obbligato a firmare tre volte al giorno al commissariato. «Se avevamo bisogno di una conferma che lo stato d’emergenza è un pericolo per la libertà pubbliche, questa misura ne costituisce una prova, rivelando che la lotta al terrorismo viene usata come pretesto per vietare tutte le voci dissonanti. Come avevamo già denunciato, lo stato d’emergenza si accompagna a misure sempre più arbitrarie. Chiediamo con forza di togliere immediatamente i domiciliari a Joel Domenjoud».
Joel Domenjoud sarà ai domiciliari fino al 12 dicembre, cioè, all’indomani della Conferenza per il clima. In tutta la Francia, le prefetture stanno applicando il divieto di manifestazioni. Indre e Loira, la prefettura del Rodano, hanno recentemente vietato “qualsiasi evento o riunione di strada pubblica [...] su tutto il territorio del dipartimento, indipendentemente dal motivo, con l’eccezione dei tributi per le vittime degli attacchi al 13 novembre 2015, nei giorni di sabato 28 novembre 2015 domenica 29 novembre 2015 lunedì 30 novembre 2015″.
Il sito Bastamag ha raccontato il raid della polizia contro due coltivatori bio a causa della loro attività militanti. Nel 2012, avevano bloccato il casello autostradale di Mussomeli per protestare contro l’aeroporto di Notre-Dame-des-Landes.
Il 24 novembre, il prefetto della Dordogna ha ordinato una perquisizione in una fattoria del Périgor. La polizia cercava “persone, armi o oggetti che possono essere collegati ad attività terroristiche” ma, tra le 1233 perquisizioni amministrative condotte finora in Francia in questi giorni, gli abusi cominciano ad accumularsi.
L’azienda di Elodie e Julien, a metà strada tra Perigueux e Angouleme, è indicata in un opuscolo dell’ufficio turistico al capitolo “Vendita diretta di frutta e verdura”, Martedì mattina alle 7 del mattino del 20, dalla sua camera con vista sul retro della casa, un amico ospitato dalla coppia ha sentito porte che sbattevano, si vedeva la luce delle torce. “Quando siamo scesi, la polizia era già in cucina”, dice Elodie, 36 anni. Non sa se l’amico “ha aperto o se sono entrati loro”, in ogni caso “la porta era aperta.” Prima che lei e il suo compagno Julien, 34enne, davanti a loro si sono schierati una decina di gendarmi venuti da Nontron Ribérac e Verteillac.
I coltivatori chiedono spiegazioni, la polizia invoca lo stato di emergenza e mostra loro un mandato di perquisizione firmato dal prefetto Christophe Bay. Secondo il documento, facendo riferimento agli attacchi del 13 novembre e per “la gravità della minaccia terroristica sul territorio nazionale”, “ci sono serie ragioni per ritenere” che da loro “si potrebbero trovare persone, armi o oggetti collegati ad attività terroristiche”. “Cosa si aspettavano, delle bombe camuffate da verdura?”, ha provato a scherzare Elodie dopo lo spavento. Trasferiti da tre anni e mezzo in Dordogna, Julien e la sua ragazza hanno una figlia di due anni, vendono verdure di stagione al mercato del sabato.
Per quasi tre ore, la polizia ha perquisito ogni stanza guardando “in armadi, cassapanche, biblioteca, angoli, scatole”, ha raccontato Elodie. Sembravano “molto interessati a piccoli taccuini, ritagli di giornale, ai libri gli interessavano meno. “Ci hanno chiesto del G8, dei vertici dell’UE, delle proteste per l’ambiente, citando anche la COP 21. Ovviamente, la ricerca ha a che fare con il nostro attivismo”. Questa impressione è confermata quando la polizia finalmente ha evocato “una cosa tangibile”, un’azione a cui Elodie e Julien hanno partecipato tre anni fa contro l’aeroporto a Notre-Dame-des-Landes, bloccando l’uscita autostradale Mussidan. Come in Val Susa, gli ambientalisti stanno presidiando da anni l’area per impedire la grande opera. L’anno scorso, durante una manifestazione, la polizia ha ucciso un manifestante. Il poliziotto più zelante ha spiegato agli abitanti della fattoria che, con lo stato di emergenza, ogni incontro pubblico è vietato, e che l’organizzazione di un evento è illegal. Elodie ha chiesto: “Se si trovasse una carta che dimostra che sto organizzando un evento, mi arrestereste?”La risposta dell’agente è stata affermativa sì. Ma non hanno trovato niente del genere”.
I computer in casa sono stati connessi a un dispositivo che sembrava un hard disc esterno, a quanto pare per copiare il contenuto, senza nemmeno bisogno di chiedere per le password. Hanno anche collegati i telefoni cellulari ad una macchina, spiegando che il software viene attivato sulla base di parole chiave.
Quando gli occhi dell’agente trovano sugli adesivi della CNT, la polizia chiede di cosa si tratta. “Questo è il mio sindacato”, risponde Elodie. Anche l’amico ospitato verrà perquisito. L’agricoltura non sembra suscitare la loro curiosità. La conversazione prende una piega più preoccupante quando la polizia vede scritto “Bruxelles” in un taccuino e sulla carta d’identità di Julien, che ha lavorato in Belgio, dove ha ancora amici. Vogliono sapere se la coppia ci va spesso. Questo segno di agitazione febbrile infastidisce Elodie: “Di cosa stiamo parlando? Si parla di estrema sinistra e improvvisamente si intende che siamo gli islamisti? Non sappiamo che cosa cercavano. Per tutta risposta, l’agente ci esortava a vedersela con il prefetto, stiamo eseguendo gli ordini, diceva”.
Come molti attivisti, i due agricoltori temono le conseguenze di uno stato di emergenza.
La prefettura (il prefetto è considerato un duro), contattata da Bastamag, si rifiuta di commentare questo caso particolare. “Stiamo preparando un comunicato stampa per la fine della settimana sul numero di ricerche amministrative, ma nient’altro”. Lunedi scorso, il primo rapporto era stato reso pubblico: 26 perquisizioni amministrative in Dordogna dopo l’entrata in vigore dello stato di emergenza, tra la notte del 13 novembre e il 14. Una raccolta di armi detenute illegalmente, è stata consegnata alla polizia e distrutta.
Sul territorio francese, ci sono stati 1233 perquisizioni, 165 arresti, 142 custodie cautelari, e il sequestro di 230 armi. Un certo numero di abusi e stranezze stato denunciato: per esempio, una bambina di sei anni ferita a Nizza, un TGV sfollato per un film d’azione, un trombettiere trattenuto senza motivo alla Gare du Nord di Parigi, un ristorante perquisito dalla polizia durante l’orario di apertura.
Il ministro dell’Interno ha promesso che avrebbe inviato una circolare a tutti i prefetti in modo che queste indagini da stato di emergenza, siano fatte in conformità con la legge. Certo è che se nessuno impedisce ai prefetti di fare in modo che diritti siano rispettati.
da popoffquotidiano.it
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