Celebriamo il cinquantesimo
anniversario della fondazione del movimento comunista
(marxista-leninista-maoista) e di nuova democrazia dell'Afghanistan
ai allo scopo di rafforzare le attuali lotte comuniste e di nuova
democrazia nel paese!
Il 4 ottobre del 1965, con la
formazione, sotto la guida del compagno Akram Yari, della Youth
Progressive Organization [PYO], basata su una linea
marxista-leninista-maoista (allora pensiero Mao Zedong) e con
orientamento anti-imperialista, anti-social-imperialista,
anti-reazionario e antirevisionista, nasce il movimento comunista e
di nuova democrazia. Grazie alla linea politica e di principio della
PYO e alla situazione nazionale e internazionale, il nuovo movimento
democratico duretto dalla PYO diventa il più ampio movimento
politico del paese, mobilitando decine di migliaia di uomini e donne
rivoluzionarie, studenti, insegnanti, intellettuali, operai e altre
masse lavoratrici di tutte le nazionalità nelle lotte contro i
reazionari, imperialisti, social-imperialisti; fu così che il
movimento comunista maoista fiorì nel paese.
Sholajawid era il nome della rivista
che propagandava le idee della nuova democrazia; promosso
dalla PYO e da altri due gruppi progressisti, che iniziò le pubblicazioni di due anni dopo la formazione del PYO, nel 1967. Per il ruolo decisivo di questa rivista nell'espansione e diffusione del movimento, lo stesso movimento divenne noto come Sholajawid. Nonostante siano stati pubblicati solo 11 numeri della rivista, poi censurati dalla monarchia reazionaria di Zahir Shah, questa pubblicazione limitata svolse un ruolo storico importante nella vasta e diffusa formazione del movimento di nuova democrazia.
dalla PYO e da altri due gruppi progressisti, che iniziò le pubblicazioni di due anni dopo la formazione del PYO, nel 1967. Per il ruolo decisivo di questa rivista nell'espansione e diffusione del movimento, lo stesso movimento divenne noto come Sholajawid. Nonostante siano stati pubblicati solo 11 numeri della rivista, poi censurati dalla monarchia reazionaria di Zahir Shah, questa pubblicazione limitata svolse un ruolo storico importante nella vasta e diffusa formazione del movimento di nuova democrazia.
Sicuramente, la PYO e il movimento
Sholajawid, giovani e inesperti, non era senza difetti e debolezze;
sicuramente aveva bisogno di crescere e svilupparsi. Purtroppo, le
debolezze interne della PYO, insieme a una situazione sempre più
sfavorevole nazionale e internazionale, ebbero come risultati che il
movimento riuscì a continuare a svilupparsi ed evolvere. Dopo il
breve periodo dell’iniziale prosperità, andò al collasso e
dispersione.
Nel 1968, la messa al bando della
rivista Sholajawid e il divieto di manifestare imposto delle forze
repressive dello stato reazionario di Zahir Shah - così come
l'arresto e detenzione di un gran numero di dirigenti della PYO e del
movimento – oltre a produrre la prima scissione nel movimento
Sholajawid, ebbe effetti negativi più ampi. All'interno della PYO
emersero linee politico-ideologiche diverse dalla linea del suo
fondatore (Akram Yari) e così nell'organizzazione si sviluppò la
lotta tra le due linee. Queste lotte di linea non rafforzano né
ampliarono l'organizzazione, ma ne provocarono il crollo, con impatto
negativo sull'intero movimento.
Dopo il ritiro dalla lotta politica
attiva del compagno Akram Yari, a causa di una grave malattia,
nell'organizzazione prevalsero le deviazioni politiche deviazionisti.
Queste deviazioni non solo posero le base per scissioni interne nella
PYO, ma favorirono anche divisioni interne nel movimento in generale.
La principale deviazione, che in seguito degenerò in pieno
revisionismo a e capitolazionismo in senso pieno (e ancora ci sono
alcuni che seguono questa via), portò ad una spaccatura
significativa dell'organizzazione iniziale e del suo movimento,
spingendo tutto movimento comunista e di nuova democrazia verso la
dispersione – con deriva verso il revisionismo, e la capitolazione
nazionale e di classe.
Il predominio delle deviazioni e delle
linee revisioniste capitolazioniste sul corpo disperso del movimento
comunista e di nuova democrazia dell'Afghanistan durò al meno una
quindicina di anni (quasi tutti gli anni 70 e la prima metà degli
anni 80). Così il movimento non riuscì evitare i due colpi di stato
sostenuti dai sovietici – nel 1972 quello di Sardar Dawood e nel
1978 quello della cricca di satrapi revisionisti dei
social-imperialisti sovietici, il Partito Democratico Popolare
dell'Afghanistan [PDPA] – e nella lotta contro il regime golpista e
l'occupazione social-imperialista si adottarono tattiche e strategie
politiche e militari non basate sui principi e sbagliate.
Di conseguenza - e nonostante il
movimento comunista e di nuova democrazia abbia sacrificato decine di
migliaia di dirigenti, quadri, organizzatori, e masse sotto la sua
direzione nello scontro con le forze reazionarie legate agli
imperialisti occidentali e alle potenze regionali – questo
movimento non riuscì a fare espandere, sviluppare e avanzare queste
lotte di resistenza sulla via della rivoluzione di nuova democrazia.
Al contrario, subì amare sconfitte. L’impatto negativo e il dolore
per queste amare si sentono forti ancor oggi.
In questi quindici anni, la corretta
linea comunista e di nuova democrazia non ha avuto espressione e
presenza chiare; non è emersa come una sfida alle deviazioni e alle
linee politiche collaborazioniste e revisioniste. A metà degli anni
1980 erano ben evidenti le gravi debolezze ideologiche, politiche e
organizzative, unite a un basso livello di elaborazione teorica, di
quel che restava del corretto movimento comunista e di nuova
democrazia e dei sostenitori, che favorivano il predominio delle
linee collaborazioniste e revisionisti sul corpo del movimento in
dispersione.
A seguito della sconfitta delle
deviazioni, e delle linee revisioniste e collaborazione di classe e
nazionale - e grazie alla crescita relativa del movimento comunista
nella nuova situazione internazionale favorevole per gli sforzi dei
partiti e organizzazioni del Movimento Rivoluzionario
Internazionalista [RIM] - emersero in Afghanistan i primi
raggruppamenti di un autentico movimento comunista. L'emergere di
questi primi gruppi e movimenti, che erano chiara espressione di una
corretta linea comunista non solo ristabilì il movimento comunista e
di nuova democrazia dell’Afghanistan, riprese e sviluppò la linea
politica del nostro fondatore nella nuova situazione nazionale e
internazionale, contro l'imperialismo e reazione e anche contro il
dominio delle già indicate linee errate all'interno dei diversi
settori del movimento.
Deviazionisti, revisionisti e
capitolazionisti che ritenevano eterna e indiscussa la loro posizione
dominante sui diversi settori del movimento - che consideravano morta
e sepolta la linea di principio del fondatore del movimento -
considerate le nuove parole d'ordine, e la posizione del nuovo
movimento comunista come vecchia polvere che soffiava in aria.
Invece, questa nuova iniziativa crebbe e si ampliò, diventando
l'espressione della posizione di principio e delle parole d’ordine
contro gli occupanti social-imperialisti e i loro satrapi, contro le
forze dei reazionari jihadisti e la loro brutale guerra civile, e
l’Emirato reazionario repressivo e arcaico dei talebani. Inoltre,
questo movimento si è opposto fin dall'inizio all'invasione e
all'occupazione imperialisti americani, combattendo i suoi alleati in
tutto l'Afghanistan e la formazione del suo regime fantoccio; questa
è stata l'unica formazione comunista - l'unico rappresentante non
reazionario dei rivoluzionari - che ha sostenuto la resistenza
nazionale contro gli occupanti e il regime fantoccio.
Anche se i vecchi revisionisti –
spinti dalle condizioni soggettive ed oggettive del paese,
dall'opinione pubblica mondiale, e dall'espansione delle lotte e
resistenza di massa contro gli occupanti e il regime fantoccio –
hanno gradualmente preso le distanze dall’aperta capitolazione
espressa in precedenza – e, in qualche occasione e in misura
limitata, hanno preso posizione contro gli occupanti imperialisti e
il loro governo fantoccio - è il rinato movimento maoista l’unico
solido difensore della lotta e della resistenza di principio contro
l'occupazione e il suo regime fantoccio.
Fin dall’inizio e tuttora, la nuova
iniziativa della linea comunista e di nuova democrazia è stata la
bandiera teorica e pratica l'unità di principio all'interno del
nostro più ampio movimento. Seguendo questo cammino di unità, ha
lottato contro la dispersione e il settarismo. Così il movimento ha
continuato a crescere, non solo qualitativamente ma anche
quantitativamente. Il PC (M) A e altre organizzazioni e singoli
maoisti fuori del partito rappresentano attualmente questa nuova
iniziativa.
La celebrazione del 50° anniversario
del movimento maoista in Afghanistan è un'occasione che ci chiama
tutti ad avanzare verso l'unità sulla base di una corretta linea
proletaria e di nuovo democrazia, a lottare insieme, in maniera forte
e organizzata, contro gli occupanti e i loro satrapi come nemico
principale del paese e del suo popolo, ad andare avanti sulla strada
della preparazione per la guerra popolare e nazionale rivoluzionaria
di resistenza.
Certo, la lotta di resistenza nazionale
contro i principali nemici del nostro paese non significa cessare le
lotte di nuova democrazia contro di loro, o neppure le lotte contro
le forze antidemocratiche feudal-borghesi compradore che si oppongono
agli occupanti e al regime fantoccio. Né questa lotta nazionale può
trascurare le lotte contro altre potenze imperialiste ed
espansioniste reazionarie.
L'esperienza della lotta a livello
internazionale e anche in Afghanistan ha ripetutamente dimostrato che
l'enfasi unilaterale sulla resistenza nazionale contro il nemico
principale del momento, trascurando le lotte di nuova democrazia
contro i nemici al momento non principali, finisce, in ultima
analisi, per danneggiare la resistenza nazionale nel suo complesso.
Questo tipo di lotta di resistenza nazionale unilaterale, ignorando
le rivendicazioni democratiche delle masse, limita e riduce la
partecipazione delle masse alla resistenza nazionale contro gli
occupanti e il regime fantoccio; può perfino renderne impossibile la
partecipazione e lascia così ampio spazio di manovra e terreno
favorevole all'opposizione armata reazionaria e antidemocratica
contro gli occupanti e il regime fantoccio.
Dunque, sulla base degli interessi
delle masse dell'Afghanistan e del programma comunista e di nuova
democrazia, non dobbiamo parlare semplicemente di lotta nazionale e
guerra nazionale di resistenza contro gli occupanti e il regime
fantoccio, dobbiamo parlare di guerra popolare rivoluzionaria e
nazionale di resistenza. Occorre che portiamo avanti la lotta per la
preparazione dell’inizio e sviluppo di una guerra popolare
rivoluzionaria e nazionale di resistenza.
Resistenza perché siamo vittime di
aggressione e occupazione imperialista -di una potenza straniera
reazionaria - e sottoposti a un regime fantoccio. La nostra lotta
contro questi nemici principali del popolo si caratterizza come
resistenza: autodifesa, difesa dell'indipendenza del paese e difesa
della libertà del paese e del suo popolo. Questa è la giusta lotta
delle vittime di occupazione ed è contro gli invasori, gli occupanti
e le loro marionette.
Nazionale perché la lotta di
resistenza per difendere l'indipendenza del paese e l'indipendenza
del suo popolo si basa fondamentalmente sulla lotta e la resistenza
per nostri interessi nazionali, contro gli interessi degli invasori,
degli occupanti imperialisti e i loro satrapi traditori della nazione
- non una limitata lotta e resistenza ideologiche tra religioso e
non-religioso. Qualsiasi tentativo di imporre tale limitazione
finisce per limitare la portata della lotta contro gli occupanti e il
loro regime fantoccio, a vantaggio dell'occupazione imperialista.
Perciò, il carattere laico di questa lotta e resistenza è una
necessità imprescindibile.
Nazionale perché questa lotta di
resistenza deve considerare la difesa e l'indipendenza del paese nel
suo complesso; non deve cacciare i lupi dalla porta in per fare
rientrare le iene dalle finestre. Nell'epoca attuale il dominio
globale del sistema capitalista imperialista mondiale è attraversato
da gravi contraddizioni e tensioni tra imperialisti e potenze
reazionarie, e queste potenze sono ansiose di usare ogni movimento e
iniziativa politica come strumento per i loro interessi contro i loro
rivali imperialisti e reazionari. Il movimento comunista e di nuova
democrazia del paese, pur riconoscendo la necessità della lotta
contro l'imperialismo americano e il suo regime satrapo, deve
prestare attenzione anche alle necessità poste da questa
responsabilità nazionale.
È ovvio che la lotta e la resistenza
ha la sua base materiale ma anche una sua sovrastruttura ideologica e
politica. Allo stesso tempo, però, è anche vero che in una società
di classe multi-nazionale dove ci sono diverse classi e interessi
nazionali, e diversi pensieri politici e visioni del mondo, una
resistenza ampia contro gli occupanti e i traditori nazionali deve
essere multiforme e diversificata e avere un carattere democratico.
Naturalmente, le diverse forze impegnate in questa lotta competeranno
tra loro per la direzione di questa resistenza, non può essere
altrimenti. Se le forze comuniste e di nuova democrazia non prestano
attenzione a questa realtà, ciò le potrebbe portare al
liquidazionismo politico-ideologico e infine organizzativo, con
conseguente capitolazionismo, indebolimento della lotta, e incapacità
di consolidare la direzione rivoluzionaria e progressista della
resistenza.
Tuttavia, questa lotta deve essere
portata avanti nell'interesse generale della resistenza contro le
forze di occupazione e il regime fantoccio, non in conflitto con gli
interessi generali della resistenza. Qualsiasi forza, noi compresi,
che ignori questo problema, in ultima analisi, finirà per sostituire
la contraddizione principale con contraddizioni non-principali, a
solo vantaggio del regime fantoccio e delle forze di occupazione.
Va sottolineato che una resistenza che
sia solo maschile non può essere un’autentica resistenza
nazionale. Le donne costituiscono la metà della società e una
resistenza che sia nazionale nel vero senso della parola non può
darsi senza la loro inclusione. Qualsiasi tentativo di limitare le
donne, sulla base di un qualche pretesto religiosa o culturale che le
privi dei loro diritti personali e sociali fondamentali, compreso il
diritto di partecipare alla resistenza contro gli occupanti e i loro
satrapi, è un tentativo di allontanare la metà della popolazione
della resistenza nazionale attiva e, allo stesso tempo,
coscientemente o no, di spingere verso la trappola ideologica e
politica che gli occupanti e i satrapi nazionali traditore, che
spesso propongono slogan ingannevoli sui diritti o la libertà delle
donne. È evidente che tali tentativi sono anche estremamente
antidemocratico.
Guerra popolare perché una lotta
nazionale di resistenza può essere lotta ferma e implacabile solo se
ha un carattere di massa, basata sugli interessi superiori delle
masse - cioè delle masse rivoluzionarie che lottano contro gli
occupanti e il regime fantoccio - e non sugli interessi delle classi
sfruttatrici ed oppressive classi feudali e borghesi compradore.
Quest'ultima fazione delle masse sono classi i cui interessi sono in
linea con l'imperialismo, in particolare con gli invasori e occupanti
imperialisti, e con le classi dei proprietari terrieri e della
borghesia compra dora, sempre pronte a colludere con gli occupanti e
il regime fantoccio. Dare carattere di massa della resistenza
nazionale contro gli occupanti e i loro burattini non significa
semplicemente coinvolgere le masse nella resistenza: questo
coinvolgimento deve significare partecipazione cosciente alla
resistenza nazionale sulla base dei propri superiori interessi
rivoluzionari, e non degli interessi delle classi sfruttatrici. Da
questo punto di vista, dare carattere di massa alla resistenza
nazionale contro gli occupanti e i traditori nazionali richiede la
diffusione della coscienza rivoluzionaria tra le masse popolari, in
particolare negli strati più bassi delle masse lavoratrici, gli
operai, i contadini, i poveri e piccola borghesia. Elevare le masse
con la coscienza rivoluzionaria richiede sforzi prolungati e
continui, ma dobbiamo riconoscere che, senza un determinato
avanzamento in questo lavoro, la resistenza nazionale contro gli
occupanti e il regime fantoccio non può sviluppare, ampliare e
approfondire il suo carattere popolare/di massa.
Rivoluzionaria perché la resistenza
nazionale popolare contro gli occupanti e il regime fantoccio deve
armarsi di una visione del mondo scientifica rivoluzionaria per
riuscire a dirigere la resistenza contro il sistema
capitalista-imperialista, e il sistema reazionario nel paese. In caso
contrario, la resistenza corre il rischio di essere tronca, anche se
si sviluppa come resistenza nazionale e dopo aver raggiunto il suo
obiettivo di una parziale indipendenza - il paese rimarrebbe ancora
alla catena del sistema mondiale di oppressione e lo sfruttamento e
le masse, nonostante gli eroici e disinteressato sacrifici,
resterebbero sottoposte al sistema capitalista imperialista mondiale
sotto il controllo delle classi semifeudale / semi-coloniali. Ancora
più importante, l'orientamento strategico rivoluzionario della
resistenza contro gli occupanti e il regime fantoccio, è garanzia di
continuo sviluppo delle caratteristiche nazionali e popolari della
resistenza.
Dato che la resistenza contro gli
occupanti social-imperialisti sovietici e il loro regime fantoccio fu
portata avanti sotto la guida di forze reazionarie dipendenti dagli
imperialisti occidentali, e quindi mancò completamente di un
orientamento strategico rivoluzionario, quella resistenza ha
preparato il terreno all'invasione dell'imperialismo americano e la
sua alleati e alla successiva occupazione e formazione del regime
fantoccio attuale. Tuttavia, dato che l’attuale resistenza contro
gli attuali occupanti e le loro satrapi non ha ancora portato al
ritiro totale delle forze di occupazione e al crollo del loro regime
fantoccio, il monopolio della resistenza armata reazionaria ha
portato al materializzarsi di un'altra invasione e occupazione
straniera - l'invasione e occupazione che considera l'intero paese
una provincia di un "califfato" arabo reazionario.
Le forze che hanno sollevato in
Afghanistan le bandiere nere dello Stato Islamico [ISIS] sono gli
eserciti di questo califfato arabo reazionario e sono quindi, in
realtà, forze di occupazione di uno stato straniero reazionario,
anche se alcune di esse sono hanno origini interne al paese. Nel loro
complesso, in Afghanistan queste forze sono nate e cresciute tra le
fila della corrente di resistenza reazionaria. Ancora più
importante, i fondatori e primi dirigenti di questo califfato
reazionario (ISIS) rivendicano l’ascendenza dalla resistenza
reazionaria contro i social-imperialisti sovietici e il loro regime
fantoccio. Nonostante il "califfo arabo" dichiari
apertamente che il capo dell'Emirato Islamico dei talebani è un
servo ignorante di Al-Qaeda, e definisca lo stesso Emirato una
"medicina scaduta", la direzione reazionaria dei talebani
mandano all’ISIS con umiltà e sottomissione messaggi di
"fratellanza islamica", chiedendo loro di non diventare
causa di attrito nella "resistenza islamica in Afghanistan".
Non hanno capito che l’ISIS non riconosce l'Afghanistan come un
paese e lo vede una provincia del suo arabo Califfato?
Se pensassimo che la resistenza contro
gli invasori e occupanti social- imperialisti e i loro burattini ha
portato all’invasione e occupazione degli imperialisti americani e
dei loro alleati, e quindi che la resistenza contro gli occupanti
attuali e le loro marionette in corso d’opera prepara il terreno
all'invasione e occupazione di un califfato arabo reazionario, e che
questo sia il destino dell'Afghanistan, allora dovremmo essere molto
preoccupati.
Col diffondersi in Afghanistan
dell’influenza dell’ISIS, da un lato, e la misteriosa morte
dell’ex-leader dei Talebani Mullah Muhammad Omar Akhund,
dall'altro, la situazione del paese è diventata ancora più
complicata. Con l'espansione dell'influenza dell’ISIS in
Afghanistan, tutti gli jihadisti stranieri nella regione sono ora
possibili soldati dell’ISIS devono essere considerati forze
potenziali o attive dell'invasione di quella potenza straniera,
obiettivo della resistenza rivoluzionaria popolare e nazionale.
Mullah Muhammad Omar Akhund, che era
fattore di unificazione di un movimento dei talebani frazionato
(attraversato da fratture etniche, tribali, regionali e politiche), è
morto. Mancando lui, mantenere l'unità di quella armata è, se non
impossibile, estremamente difficile. Inoltre, la sua morte misteriosa
in Pakistan (mantenuta per due anni segreta, salvo una cerchia
ristretta a pochi individui), e il metodo di nomina del suo
successore, sono forti fattori di attrito tra i talebani.
Sicuramente, si sono fatti grossi sforzi per consolidare la
leadership del mullah Akhtar Mansur, dai suoi sostenitori all'interno
dei talebani e anche da "amici" stranieri, e non c'è
dubbio che la maggior parte del movimento talebano resterà sotto la
nuova leadership. Tuttavia, alcuni settori di talebani non hanno
accettato la nuova leadership. È difficile che queste forze riescano
a reggersi sulle proprie gambe; è assai probabile che, sotto la
pressione della nuova leadership dei talebani siano spinte verso il
regime fantoccio o a unirsi ISIS. Perciò, queste forze vanno
considerate potenzialmente sia capitolatrici di fronte regime o parte
dell'esercito invasore dell’ISIS.
Inoltre, la morte del mullah Muhammad
Omar Akhund e lo scoppio di frizioni interne tra i talebani sulla
scelta del suo successore ha portato a una stretta collaborazione tra
la nuova leadership e gli "amici" pakistani. In effetti,
per consolidare la sua posizione, Akhtar Mansur ha tenuto incontri
pubblici in tutto il Pakistan. Questa situazione ha provocato la
completa l'identificazione delle loro truppe, aumentando in modo
significativo il controllo su di loro degli "amici"
pakistani, e dunque non possono più dure "che solo in parte
hanno il sostegno degli pakistani". Si può senz’altro dire
che il riconoscimento del Pakistan come garante della pace in
Afghanistan da parte degli imperialisti americani e il regime
fantoccio ha anche aumentato significativamente il controllo del
Pakistan sui Talebani.
Tutti questi problemi illustrano il
fatto che la portata dell’aggressione delle potenze occupanti
straniere sull'Afghanistan è aumentata: mentre l'aggressione e
occupazione degli imperialisti americani ei loro alleati non si è
conclusa, in alcune sacche del paese sono emerse altre forze di
aggressione e occupazione reazionarie, dell’ISIS, e stanno
controllando la vita degli abitanti. Allo stesso tempo, sono
aumentate gli interventi dello stato pakistano, continuamente
realizzati con incursioni militari transfrontaliere, nonché gli
interventi dell'Iran,. Pertanto, le nostre responsabilità
rivoluzionaria in termini di lotta contro il nemico principale si
sono moltiplicate, ma sono aumentate anche in relazione a nemici non
principali, e dobbiamo aumentare i nostri sforzi verso per ciascuna
di esse.
Nonostante l'impegno verbale di Obama a
ritirare entro la fine del 2016 le truppe da combattimento americane
- fatta eccezione per i 1000 che sarebbe rimaste a proteggere
l'ambasciata americana a Kabul – la sua attuazione pratica non si è
ancora materializzato. I recenti scontri in diverse parti del paese
mostrano che il regime fantoccio non può mantenere il suo potere
senza la presenza di forze di occupazione straniere. Se anche su
realizzassero gli impegni di Obama secondo il trattato di sicurezza
tra gli americani e il regime fantoccio, è sempre a disposizione la
scappatoia legale per il ritorno degli americani in Afghanistan e,
grazie al trattato di sicurezza tra la NATO e il regime fantoccio è
anche disponibile una via legale per il ritorno delle truppe di
occupazione della NATO.
In realtà, la sopravvivenza del regime
fantoccio corrotto e in crisi si fonda più sulle speranze di futuro
sostegno dei suoi padroni imperialisti occupanti, che sulla sua
Costituzione. Tuttavia, l’esito della più lunga guerra
dell'imperialismo americano, la guerra in Afghanistan, mostra
chiaramente che gli occupanti americani e i loro alleati e burattini
non riusciti a imporre con la guerra la completa sottomissione
dell'Afghanistan. Perciò, nonostante il prolungamento della loro
presenza di occupazione - il loro sostegno al regime fantoccio con
mezzi militari e non -per consolidare la loro autorità, gli
imperialisti cercano continuamente di portare i ribelli reazionari
islamici al tavolo dei negoziati promettendo loro una quota di
potere.
Dunque, lo Stato imperialista
americana, affiancato dallo stato indiano espansionista, sta facendo
pressione sul Pakistan per restringere le arre di manovra dei
talebani, per costringerli a negoziare finalmente con il regime
fantoccio. A questo scopo, per rafforzare la pressione politica, gli
USA stanno fermando gli aiuti economici al Pakistan - che potrebbe
intensificarsi nel prossimo futuro. Le tensioni tra Pakistan e India
per il controllo del Kashmir e il prolungato impegno militare di
entrambe le parti, è una guerra parziale che si sta portando avanti
per i negoziati di pace in Afghanistan tra le due potenze atomiche
regionali reazionarie ed espansioniste.
I revisionista ed espansionisti al
potere in Cina partecipano a loro modo alla partita. Il piano cinese
di investire 50 miliardi di dollari in Pakistan non è solo un segno
della sua linea politica ed economiche espansionista, è anche una
tattica accondiscendente per convincere il Pakistan a non consentire
l’uso del proprio territorio come base per la formazione e
l'organizzazione di milizie islamiche Uiguri. Il punto, qui, è
evitare che ci sia un rifugio sicuro per i ribelli islamici che si
oppongono al regime fantoccio e le potenze che occupano
l’Afghanistan.
Se questa politica tripartita,
americana, indiane, cinese di bastone e carota verso il Pakistan
continua, e anzi si intensifica diventando irresistibile per il
Pakistan, è fin troppo probabile che prima o poi i talebani sotto la
guida del mullah Akhtar Mansur, ormai saldamente in pugno al
Pakistan, saranno costretto a riprendere i negoziati con il regime
fantoccio sotto il controllo di Pakistan, Stati Uniti e la Cina. In
questo caso, gli intensi e diffusi scontri militari della fase
attuale della guerra - che certamente possiamo dire sia sfavorevole
per tutti i soggetti coinvolti - verrebbero usati nei negoziati come
moneta di scambio per ottenere concessioni politiche.
In effetti, la resistenza reazionaria
di talebani non è, nella sua essenza, una resistenza antimperialista
ferma e implacabile. Anche in caso di vittoria militare - che
comunque hanno dimostrato dato di non poter raggiungere - i talebani
non possono liberare il paese dall'orbita del sistema imperialista
mondiale reazionario.
Inoltre, anche se i negoziati
riprendano e vanno avanti, alla fine la parte che spetterà a
ciascuno sarà determinato in base al peso politico ed economico, e
il nostro popolo continuerà a patire un sistema arcaico di
sfruttamento e di oppressione - il paese non avrà una vera
indipendenza. Il processo di continuazione dei negoziati non sarà né
piano né facile; causerà al nostro popolo immensi sacrifici e gravi
difficoltà.
Abbiamo fatto appello a celebrare il
cinquantesimo anniversario del movimento comunista
(marxista-leninista-maoista) e di nuova democrazia in Afghanistan per
gridare a gran voce una presenza lunga 50 anni di questo movimento
nell'arena della lotta politica rivoluzionaria in Afghanistan, per
segnalare che: il cinquantesimo anniversario della fondazione del
movimento maoista è un'occasione che ci chiama a considerare cinque
decenni di alti e bassi della lotta rivoluzionaria e riaffermare il
nostro impegno a assolvere con forza le nostre responsabilità
patriottiche, nazionali, democratiche e rivoluzionarie.
Il Partito Comunista (maoista)
dell'Afghanistan ha più volte ribadito che il difetto maggiore e la
debolezza dell’attuale movimento comunista e di nuova democrazia in
Afghanistan è la sua sola presenza politica, la mancanza di un
espressione militare nel campo della lotta armata contro gli
occupanti e il regime fantoccio. In effetti, è questa limite che sta
riducendo l'impatto della nostra lotta politica e ideologica contro i
nostri nemici principali e non principali. In circostanze in cui
l'aspetto principale delle lotte del paese è la lotta armata, voci
meramente politiche e non militari in un contesto che risuona di
bombe, cannoni e fucili raramente si fanno sentire. Perciò, in
queste circostanze, la nostra lotta può riuscire ad aprire una nuova
via solo se portata avanti in preparazione della guerra popolare e
nazionale rivoluzionaria di resistenza contro gli occupanti e il
regime fantoccio (forma attuale della guerra popolare nel nostro
paese).
Per una corretta, basata sui principi,
tempestiva ed efficace realizzazione di questi sforzi, il Partito
Comunista (maoista) dell'Afghanistan deve costantemente mobilitare e
raggiungere tutti i suoi membri, sostenitori, e le masse sotto la sua
direzione. Inoltre, nella situazione attuale è necessario, da un
lato, che il Partito Comunista (maoista) dell'Afghanistan e le altre
forze e singoli maoisti stabiliscano la più forte l'unità più tra
di loro, e, dall’altro, che proseguano discussioni e lotte per
risolvere le divergenze teoriche, in modo da di espandere la
cooperazione pratica tra loro, e avanzare ideologicamente e
praticamente verso la cooperazione, il coordinamento e l'unità.
Avanti nel cammino per l’inizio e
sviluppo della la guerra popolare e nazionale rivoluzionaria di
resistenza contro gli occupanti imperialisti, il regime fantoccio, e
gli occupanti reazionari dell’ISIS!
Avanti nel cammino della lotta contro
altri reazionari allineati alle potenze imperialiste e reazionarie!
Partito Comunista (maoista) dell'Afghanistan
4 ottobre 2015
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