lunedì 30 novembre 2015

pc 30 novembre - RENZI, GUERRA IN SIRIA? SI... PERO'...

Tommaso Di Francesco nell'editoriale su Il Manifesto del 28 novembre, "Renzi disertore", si domanda: "E’ possibile che un governo occidentale diserti una nuova guerra, dica no ad aggiungere un intervento armato alla litania di conflitti nei quali siamo presenti militarmente?", E prosegue con un riconoscimento del "diverso atteggiamento" del governo Renzi sulla questione della guerra in Siria, anche se un pò di mani avanti le deve mettere: "...corriamo il rischio di essere smentiti, a ore o a giorni".
Quindi il giornalista cerca di attenuare una rappresentazione di cambiamento improvviso del governo Renzi e di "illuminazione sulla via di Damasco", elencando: l'incremento e non la diminuzione della vendita delle armi, con il sostegno proprio ai regimi del Golfo che a loro volta sostengono l'Isis; l'allungamento della missione militare italiana in Afghanistan; il rinnovato sostegno militare ad Israele, «sola luminosa democrazia del Medio Oriente», dice Renzi; la nuova avventura in preparazione in Libia, con la giustificazione della lotta agli gli scafisti, mettendo tranquillamente in conto, come dice Federica Mogherini, i «dolorosi effetti collaterali che produrrà».

"Resta da chiedersi perché il governo Renzi stavolta diserti" - scrive Di Francesco - e si dà alcune risposte: "C’è probabilmente la consapevolezza che la distruzione con le guerre occidentali di tre Stati mediorientali fondamentali, come Iraq, Siria e Libia sia all’origine del radicalismo islamista estremo; come l’evidenza del peso insopportabile della spesa annuale militare italiana: 29,2 miliardi di euro... Senza escludere il peso tutto politico della “rifondazione cristiana” avviata da Bergoglio, che non può non riecheggiare al presidente del consiglio l’amato La Pira".

Si tratta di motivazioni esistenti ma forse superficiali e non decisive. Non si mette sufficientemente in conto  che gli interventi bellici dell'Italia sono strettamente legati al ruolo e interessi imperialisti dell'Italia.
Che ci sia da parte di Renzi soprattutto una posizione di secondo piano sulla questione dell'intervento militare in Siria è indubbio, ma che questo costituisca un cambiamento nei teatri di guerra internazionali dell'Italia - come dice la Boldrini: "La posizione del governo mi sembra molto saggia, una posizione che fa tesoro delle esperienze passate che non sono state edificanti" - No di certo.

Neanche pochi giorni prima degli attentati di Parigi, Renzi è tornato da un giro di buoni affari in Medio Oriente per conto dei grandi padroni italiani, ha stretto nuove relazioni economiche con Arabia Saudita, coi regimi che sostengono direttamente o indirettamente l'Isis; come fa ora a tornare in prima linea in zona con la guerra?
Quale tornaconto può venire all'Italia da questo intervento? E' solo per rispondere alla chiamata alle armi della Francia - che non è una chiamata alle armi dell'imperialismo Usa a cui l'Italia non può chiaramente dire di no (vedi Afghanistan) - in nome della solidarietà dell'Europa imperialista? Ma un vantaggio ci deve essere comunque per l'Italia, e qui invece chi se ne avvantaggerebbe sarebbe soprattutto la Francia.
Infine il governo Renzi ha le sue guerre, quelle in corso e quelle nuove, in primis la Libia, che, questa sì, le permetterebbe di rafforzare il suo ruolo tra i paesi imperialisti europei, e il controllo economico/politico in una zona di sua competenza, oltre che permettere di dare una risposta al problema migranti, che non è poco in particolare per la politica interna.

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