(Tratto da: Corsera Bergamo)
...venti
giorni fa avevano bloccato il magazzino, con i Tir fermi ai cancelli, i
carabinieri in azienda e il prefetto Francesca Ferrandino costretto a
intervenire per calmare le acque. Ieri mattina in una cinquantina si
sono radunati davanti alla Direzione provinciale del lavoro, in via
Novelli, e hanno fatto capire che non hanno intenzione di rinunciare ai
loro diritti. Sono gli oltre 200 lavoratori della ex Kuehne&Nagel,
oggi Kamila, di Brignano Gera d’Adda, la base logistica che serve la
grande distribuzione. Qui arrivano molti dei prodotti che finiscono
sugli scaffali dei supermercati della provincia. E questo è il periodo
dell’anno di maggiore movimento. Natale. «Una festa per gli altri, ma
per noi è un incubo. Ormai è come se lavorassimo in una prigione»,
sussurra l’ultima pettorina arancione prima di allontanarsi.
Incertezza totale e condizioni disumane, è quanto denuncia lo Slai Cobas, che rappresenta la maggioranza degli operai. Sono immigrati, in gran parte nordafricani. L’incertezza nasce dal recente passaggio del ramo d’azienda, che gli svizzeri del gruppo Kuehne&Nagel hanno ceduto a settembre alla società Kamila Srl, costituita il mese prima con un capitale di 10 mila euro da Agorà network e Bb Holding, Spa di Italtrans. I «pickeristi» sono assunti dalla cooperativa Lothar Service di Treviglio, che lavora in subappalto per il consorzio Quick service di Brignano. «In questi anni – spiega Sebastiano Lamera dello Slai Cobas – abbiamo assistito a molti passaggi da una cooperativa all’altra. Il cambiamento di proprietà, però, è una cosa diversa e per questo abbiamo chiesto un incontro a Kamila, che ci è stato sempre negato. Volevamo garanzie. In prefettura i loro rappresentanti hanno detto che i livelli occupazionali saranno mantenuti, ma a noi interessa tutelare questi lavoratori».
Anche per quel che riguarda le condizioni. «Non hanno orario perché lavorano a cottimo – prosegue Lamera -. Vanno a casa solo quando hanno sistemato il numero di colli stabilito a inizio giornata. In media 150 mila. La gestione degli straordinari è a dir poco elastica: molto spesso sono pagati in nero. E la sicurezza è quasi pari a zero». Le merci sono spostate con carrelli. «Quasi tutti non sono a norma e manca la segnaletica». La situazione è stata messa nero su bianco negli esposti firmati dai lavoratori e depositati alla Direzione del lavoro.
Incertezza totale e condizioni disumane, è quanto denuncia lo Slai Cobas, che rappresenta la maggioranza degli operai. Sono immigrati, in gran parte nordafricani. L’incertezza nasce dal recente passaggio del ramo d’azienda, che gli svizzeri del gruppo Kuehne&Nagel hanno ceduto a settembre alla società Kamila Srl, costituita il mese prima con un capitale di 10 mila euro da Agorà network e Bb Holding, Spa di Italtrans. I «pickeristi» sono assunti dalla cooperativa Lothar Service di Treviglio, che lavora in subappalto per il consorzio Quick service di Brignano. «In questi anni – spiega Sebastiano Lamera dello Slai Cobas – abbiamo assistito a molti passaggi da una cooperativa all’altra. Il cambiamento di proprietà, però, è una cosa diversa e per questo abbiamo chiesto un incontro a Kamila, che ci è stato sempre negato. Volevamo garanzie. In prefettura i loro rappresentanti hanno detto che i livelli occupazionali saranno mantenuti, ma a noi interessa tutelare questi lavoratori».
Anche per quel che riguarda le condizioni. «Non hanno orario perché lavorano a cottimo – prosegue Lamera -. Vanno a casa solo quando hanno sistemato il numero di colli stabilito a inizio giornata. In media 150 mila. La gestione degli straordinari è a dir poco elastica: molto spesso sono pagati in nero. E la sicurezza è quasi pari a zero». Le merci sono spostate con carrelli. «Quasi tutti non sono a norma e manca la segnaletica». La situazione è stata messa nero su bianco negli esposti firmati dai lavoratori e depositati alla Direzione del lavoro.
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