ORDINARIA REPRESSIONE.Alba. Licenziamenti e
repressione
La storia di ordinari licenziamenti è quella della Miroglio,
multinazionale del settore tessile con sede in Piemonte, ad Alba, e presenza in
varie parti del mondo.
La Miroglio non è un’azienda in crisi ed ha chiuso
l’ultimo bilancio con un tasso di crescita del 4% ed un fatturato
milionario.
Ma si sa che la crisi offre numerose possibilità di guadagno
extra ai padroni scaltri.
E così lo stabilimento nei pressi di Taranto,
costruito e mantenuto con soldi pubblici, gestito con i consueti accordi
taglia-diritti e tutele per chi vi lavora diventa improduttivo nella logica
della direzione aziendale.
Mesi e mesi di Cig, un accordo sindacale nel 2009
non rispettato, tanti sacrifici.
Infine l’annuncio del licenziamento di 223
operai: all’orizzonte un probabile nuovo insediamento produttivo in
Turchia…
La solita logica arraffa e scappa: Miroglio a Taranto, Marchionne a
Termini Imerese… E tante famiglie nella merda!
Martedì 5 giugno una
delegazione sale ad Alba per un presidio di protesta davanti ai cancelli della
fabbrica piemontese ed una manifestazione cittadina.
Al presidio si presenta
anche un gruppo di solidali di Alba e di Bra a portare il proprio
sostegno.
La reazione del comandante dei carabinieri e’ subito nervosa e
l’intento di isolare i compagni e le compagne accorse dagli operai tarantini è
evidente.
Appena viene steso un telo per scrivere due parole di solidarietà
le forze del disordine intervengono con maniere decise ed arroganti. Lo
striscione deve essere riposto, non esposto, la presenza dei solidali è
sgradita.
I presenti vengono circondati ed il rito dell’identificazione viene
attuato con toni particolarmente aspri e provocatori. Alcuni li forniscono
prontamente, alcuni chiedono spiegazioni del comportamento ingiustificato delle
fdo, che peraltro conoscono i presenti e non hanno alcun bisogno di esigere i
documenti.
A quel punto i carabinieri hanno la scusa che cercavano:
strattoni, spintoni, una compagna gettata a terra. Mani dietro la schiena e
manette ai polsi.
Cinque solidali e quattro compagni dello Slai-cobas per il sindacato di classe di
Taranto intervenuti a difesa dei malcapitati vengono caricati sulle volanti e
portati in caserma.
Nove fermati per avere partecipato ad una manifestazione
pubblica. Autorizzata!
Resta il rammarico che il resto del presidio a poche
decine di metri sia rimasto attonito a guardare la scena continuando a
fischiettare trombette tra le bandiere di Cisl e Cgil che sventolavano senza
avere la prontezza di intervenire per fermare la violenza verso chi era lì per
portar loro solidarietà.
Storia di ordinaria dis-unità di classe.
La
giornata in caserma prosegue con la perquisizione alla ricerca di armi ed
esplosivi! Accipicchia!
Dei nove fermati sette vengono rilasciati in
giornata, ma due di loro con denuncia: le armi sono state trovate!
Una
forbicina da elettricista per tagliare lo striscione. Accipicchia!
Un
coltellino svizzero per tagliare pane e formaggio nelle 12 ore di viaggio per
ritornare in Puglia. ‘Sti cazzi!Jack e Pinuccia invece vengono arrestati e
condotti ai domiciliari. Avevano fatto troppe storie a fornire i
documenti.
La verità è che Jack e Pinuccia sono da sempre molto attivi nelle
lotte sul territorio tra Alba ed Asti, presenti alle iniziative a Torino e non
mancano mai in valle di Susa e nella lotta No-Tav.
Danno particolarmente
fastidio al comando dei carabinieri di alba ed il loro arresto, condotto con
metodi apertamente fascisti, puzza tanto di vendetta personale in stile
mafioso.
Il dato di fondo è che si è voluta isolare la pratica della
solidarietà.
La solidarietà spaventa in tempi di crisi, va nascosta e
repressa, specialmente in cittadine di provincia in cui le difficoltà economiche
stanno sgretolando quel patto di pace sociale ed ipocrisia perbenista che ha
permesso tanti lauti guadagni, in cambio di poche briciole e tanta devastazione
del territorio, a grosse multinazionali come Miroglio, Ferrero, Arpa, Abet,
Mondo, Rolfo… ed a tanti padroni di minor calibro, a speculatori e costruttori
edili che da queste parti sono una vera mafia.
Un veloce tam-tam e nella
serata si è svolto un partecipato presidio nella centrale piazza Savona ad Alba
per chiedere l’immediata liberazione di Pinuccia e di Jack, e per continuare ad
esprimere solidarietà ai lavoratori Miroglio in lotta.
Ascolta l'intervento a
Radio Blackout di Marco, un compagno di Bra.
scarica il
file
Interventi di compagni di Alba, Bra, Asti e Torino e soprattutto la
proiezione dei video girati nella mattinata.
Le immagini, che hanno attirato
varie decine di cittadini presenti nella piazza a godersi il fresco serale sono
state molto più efficaci di tante parole.
La violenza ingiustificata e
l’impedimento a partecipare pacificamente ad una manifestazione erano
documentate e troppo evidenti per potersi fasciare gli occhi di
salame.
Guarda il video
Una significativa breccia nella cortina di
omertà e menzogna perpetrata dalla stampa locale, tra la quale spicca per
infamia e bugie la Gazzetta d’Alba.
Se tra gli intenti dell’operazione c’era
l’intimidazione l’effetto non è stato quello desiderato dal comando della
caserma dei cc.
Il movimento che localmente tra Alba, Bra ed Asti si sta
costruendo col cemento della comune lotta No-Tav, e che si sta radicando nelle
lotte sociali, nella lotta per la casa, nella presenza antifascista ed
antirazzista ne è uscito più forte e motivato.
Giovedì 7 giugno il tribunale
di Alba ha liberato Jack e Pinuccia in attesa di processo per resistenza che si
terrà il 27 giugno sempre presso il tribunale di Alba.
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