martedì 19 giugno 2012

pc 19 giugno - Milano: contestati la Fornero e Ichino





La Fornero a Milano per discutere col PD della riforma: una giusta contestazione, ma in tono minore

comunicato
Ieri pomeriggio, protetta da uno spropositato e ingente apparato militar-repressivo, la Fornero ha partecipato ad un dibattito promosso dal PD, primo sostenitore del governo Monti, per discutere con i suoi simili, quali Ichino e Boeri, che da sempre sono promotori di una riforma del lavoro simile se non, in alcune parti, anche peggiori, alla riforma approntata dal governo.
A cercare di far sentire la contrarietà a questa riforma una cinquantina di “esodati”, dell' Unilever-IBM-Poste italiane, organizzati con la CGIL, esponenti dei comunisti italiani e rifondazione, una rappresentanza di studenti e precari di labout, e, infine, una rappresentanza di proletari comunisti e lavoratori dello Slai Cobas per il sindacato di classe. Una settantina circa che ha cercato di contestare questa tavola rotonda in un clima da zona rossa tipo G8 di Genova, praticamente blindati e assediati in 100 metri quadri. Un chiaro segnale, l'ennesimo, che dal presente al futuro sarà vietato criticare-contestare-disturbare il manovratore. Proletari comunisti ha portato la parola d'ordine sintetizzata in un manifestino che recitava: “Monti-Ichino-Fornero al cimitero”, che coglieva lo stato d'animo di molti lavoratori, i famosi esodati, che lo avevano cominciato a lanciare come slogan. Ma questo slogan/manifesto di proletari comunisti non è stato digerito da alcuni dirigenti Cgil che hanno tentato di strapparlo, ma che hanno dovuto desistere per la determinata opposizione dei compagni, ma anche per il consenso che aveva suscitato nei loro stessi iscritti.
Tutto liscio e tranquillo fino al momento in cui sono arrivati i giovani di Labout, che avevano pensato di portare il loro contributo all'iniziativa, portando in dono delle cassette di frutta e uova marce. Si è così materializzata la seconda fase della zona rossa con un folto gruppo di digossini che circondavano e sequestravano il “pericoloso” materiale “terroristico”. Dopo questa clamorosa ed efficiente operazione di polizia, il presidio è andato via via smobilitando. A questo punto è scattata la terza fase della repressione di chi contestava. I giovani di Labout aprivano uno striscione e avanzavano verso la strada. Subito sono partiti i dirigenti digos, poliziotti in tenuta antisommossa, diretti dal vice questore, di fatto molto nervoso, che hanno strappato lo striscione, hanno cominciato a spintonare e minacciato di caricare. Ma e in particolare l'atteggiamento del vice questore hanno evidenziato un atteggiamento offensivo, fatto “vaffanculo” “non rompete i coglioni”, che in teoria non dovrebbero essere usati da un dirigente di piazza: In soccorso dei ragazzi alcuni lavoratori/ci e i compagni/e che in maniera ferma e decisa hanno contrastato questi abusi. Questo ha permesso che quello che erano le intenzioni dei giovani, ovvero andare via dal presidio in corteo sino in metropolitana, si è alfine realizzato.
Questa contestazione poteva e doveva essere più incisiva se solo altre realtà, dal sindacalismo di base al precariato – ai partiti al movimento in generale che si “oppone” alle politiche devastatorie del governo,ecc., fossero stati presenti per dare continuità nella pratica alla battaglia per non dare tregua a chi non da tregua ai diritti dei lavoratori, dei giovani, delle donne, degli immigrati. Perchè il pericolo in questa fase è anche il fatto di lasciare campo alla destra populista e fascista, che “rischia” di capitalizzare il malessere e la rabbia sociale. Questo ieri si è materializzato col tentativo di un esponente della Lega, l'inquisito per corruzione, ex presidente del consiglio regionale D. Boni, che in virtù del non appoggio al governo Monti ha portato il “sostegno” agli esodati, così come sabato 16 una decina di militanti di Casa Pound hanno “contestato” Monti nel suo tour milanese.

Circolo proletari comunisti Milano/Bergamo
prolcom.mi@tiscali.it  

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