venerdì 22 giugno 2012

pc 22 giugno - EFFER TARANTO: UN ESEMPIO DI FASCISMO PADRONALE E DEL RUOLO IN ESSO DI CONTROLLO OPERAIO DA PARTE DI FIM, FIOM, UILM.

Erano da “commedia dell’assurdo” se non fosse invece cruda realtà, le facce, le espressioni e le dichiarazioni spaventate e assurde dei massimi vertici dell’azienda metalmeccanica Effer spa, nell’incontro che questi hanno avuto giorni fa con i rappresentanti dello Slai cobas per il sindacato di classe di Taranto.
La proprietaria della Effer affermava con un volto “estremamente preoccupato e funerio” che nel suo giro in fabbrica, aveva notato un “clima di paura, di tensione causato dalla azione dello Slai cobas Effer”  – il quale il 29 maggio aveva semplicemente fatto un presidio/assemblea davanti alla fabbrica in cui tutti gli operai si erano spontaneamente fermati e di fatto avevano trasformato quel presidio in sciopero -; quindi affermava che alcuni “lavoratori (poi, incalzata, ha chiarito che non si trattava di semplici “lavoratori” ma di capi) in un giorno successivo in cui vi era un volantinaggio del cobas, erano “terrorizzati ad uscire dalla fabbrica e sarebbero tornati indietro”, ecc. ecc.
Che il cobas Effer avesse suscitato loro una vera preoccupazione era confermato dal fatto che per scongiurare questa presenza dello Slai cobas questi dirigenti aziendali si erano “impegnati” in prima persona: erano scesi apposta da Bologna, avevano fatto direttamente un’inchiesta tra gli operai (leggi: azione coercitiva, intimidatoria e ricattatoria tra gli operai) per farli cancellare dal cobas e avevano tentato un’opera individuale di convincimento verso quegli operai che si sono tolti dai sindacati confederali, affinchè rientrassero nei ranghi, sicuri e tranquillizzanti, di Fim, Fiom e Uilm.

Sindacati, in particolare Fim e Fiom che, a loro volta, non smentendo i padroni, hanno dato una grossa mano (spontanea…) all’azienda facendo in giro affermazioni false e offensive nei confronti dello Slai cobas per il sindacato di classe, del tipo: "chi si iscrive ai cobas viene licenziato", "se entra lo slai cobas alla Effer questi faranno chiudere l'azienda", "non ti conviene iscriverti allo slai cobas", ecc., per creare un clima di intimidazione tra gli operai e impedire la loro libera organizzazione sindacale.
Un’azione che ha contribuito oggettivamente - non sappiamo se anche soggettivamente - al grave provvedimento di "sospensione dallo stipendio e dal lavoro" ai due operai, Gregorio e Giovanni, iscritti allo slai cobas per il sindacato di classe e i più attivi e riconosciuti del cobas, per “aver con le loro macchine il giorno 29 bloccato i cancelli dell’azienda (che erano e sono rimasti chiusi dall’interno e a cui nessun operaio si era avvicinato per entrare) con le loro macchine (ma sul piazzale vicino ai cancelli vi erano almeno 40 macchine degli operai) e di aver portato un grave danno economico all’azienda! Un provvedimento che il CCNL metalmeccanico inserisce nei “licenziamenti senza preavviso” per gravissime colpe.

Quanto sta accadendo alla Effer è un altro spaccato del clima e dell’azione oggi del fascismo padronale.
In piccolo, l’azione terrorista dell’azienda è della stessa natura di quella di Marchionne alla Fiat Sata: il fatto stesso che si fa azione sindacale vera (ma normale), una semplice fermata della produzione, ma fino al semplice volantinaggio, sono considerati come gravi azioni di “sabotaggio”! Quindi, è la stessa attività sindacale, l’azione di difesa delle condizioni di lavoro e salariali degli operai, lo sciopero, che rappresentano di per sé una provocazione inaccettabile per il padronato!
E’ questa azione, questa organizzazione sindacale degli operai che va cancellata ed è inconcepibile!

Dovevate vedere le facce, le espressioni anche umorali dei vertici della Effer: erano scandalizzate, impaurite ma anche sorprese - come a dire: “chi ha osato fare attività sindacale!? Chi ha osato mettere in discussione l’azione aziendale!?
L’iscrizione degli operai a Fim, Uim, e purtroppo a Taranto nelle fabbriche metal meccaniche anche a Fiom, per l'azienda è una garanzia e un controllo che rassicura che ogni violazione dei diritti non provocherà alcuna reazione sindacale. Il fascismo padronale ha bisogno dei suoi servi…

Ma se anche un volantinaggio, un semplice sciopero viene visto oggi come pericolo, come rottura degli “accordi presi con i sindacati confederali” (come hanno detto i vertici padronali della Effer); se vengono stracciate anche le normali relazione/scontri sindacato/azienda – per cui non conta il fatto in sé (una fermata, uno sciopero) ma la “provocazione” che quel fatto ha significato per l’azienda, la quale si “indigna”, è offesa che tu hai osato rompere la “fiducia” (leggi: stato di subordinazione anche ideologico) su cui l’azienda aveva posto la sua tranquillità per continuare a difendere i profitti scaricando sugli operai tutti gli effetti della crisi vera o, spesso, della crisi strumentale; allora anche gli operai devono farsi i loro conti e tirare le conseguenze necessarie: costruire l’organizzazione sindacale di classe, rispondere alla guerra dei padroni con tutte le armi della guerra di classe, per difendersi e attaccare.

Nessun commento:

Posta un commento