La proprietaria della Effer affermava con un volto “estremamente
preoccupato e funerio” che nel suo giro in fabbrica, aveva notato un “clima di
paura, di tensione causato dalla azione dello Slai cobas Effer” – il quale il 29 maggio aveva semplicemente fatto
un presidio/assemblea davanti alla fabbrica in cui tutti gli operai si erano
spontaneamente fermati e di fatto avevano trasformato quel presidio in sciopero
-; quindi affermava che alcuni “lavoratori (poi, incalzata, ha chiarito che non
si trattava di semplici “lavoratori” ma di capi) in un giorno successivo in cui
vi era un volantinaggio del cobas, erano “terrorizzati ad uscire dalla fabbrica
e sarebbero tornati indietro”, ecc. ecc.
Che il cobas Effer avesse suscitato loro una vera
preoccupazione era confermato dal fatto che per scongiurare questa presenza
dello Slai cobas questi dirigenti aziendali si erano “impegnati” in prima persona:
erano scesi apposta da Bologna, avevano fatto direttamente un’inchiesta tra gli
operai (leggi: azione coercitiva, intimidatoria e ricattatoria tra gli operai)
per farli cancellare dal cobas e avevano tentato un’opera individuale di convincimento
verso quegli operai che si sono tolti dai sindacati confederali, affinchè
rientrassero nei ranghi, sicuri e tranquillizzanti, di Fim, Fiom e Uilm.
Sindacati, in particolare Fim e Fiom che, a loro volta, non
smentendo i padroni, hanno dato una grossa mano (spontanea…) all’azienda facendo
in giro affermazioni false e offensive nei confronti dello Slai cobas per il
sindacato di classe, del tipo: "chi si iscrive ai cobas viene
licenziato", "se entra lo slai cobas alla Effer questi faranno
chiudere l'azienda", "non ti conviene iscriverti allo slai
cobas", ecc., per creare un clima di intimidazione tra gli operai e impedire
la loro libera organizzazione sindacale.
Un’azione che ha contribuito oggettivamente - non sappiamo se anche soggettivamente - al grave provvedimento di "sospensione dallo stipendio e dal lavoro" ai due operai, Gregorio e Giovanni, iscritti allo slai cobas per il sindacato di classe e i più attivi e riconosciuti del cobas, per “aver con le loro macchine il giorno 29 bloccato i cancelli dell’azienda (che erano e sono rimasti chiusi dall’interno e a cui nessun operaio si era avvicinato per entrare) con le loro macchine (ma sul piazzale vicino ai cancelli vi erano almeno 40 macchine degli operai) e di aver portato un grave danno economico all’azienda! Un provvedimento che il CCNL metalmeccanico inserisce nei “licenziamenti senza preavviso” per gravissime colpe.
Un’azione che ha contribuito oggettivamente - non sappiamo se anche soggettivamente - al grave provvedimento di "sospensione dallo stipendio e dal lavoro" ai due operai, Gregorio e Giovanni, iscritti allo slai cobas per il sindacato di classe e i più attivi e riconosciuti del cobas, per “aver con le loro macchine il giorno 29 bloccato i cancelli dell’azienda (che erano e sono rimasti chiusi dall’interno e a cui nessun operaio si era avvicinato per entrare) con le loro macchine (ma sul piazzale vicino ai cancelli vi erano almeno 40 macchine degli operai) e di aver portato un grave danno economico all’azienda! Un provvedimento che il CCNL metalmeccanico inserisce nei “licenziamenti senza preavviso” per gravissime colpe.
Quanto sta accadendo alla Effer è un altro spaccato del clima e dell’azione oggi del fascismo padronale.
In piccolo, l’azione terrorista dell’azienda è della stessa natura di quella di Marchionne alla Fiat Sata: il fatto stesso che si fa azione sindacale vera (ma normale), una semplice fermata della produzione, ma fino al semplice volantinaggio, sono considerati come gravi azioni di “sabotaggio”! Quindi, è la stessa attività sindacale, l’azione di difesa delle condizioni di lavoro e salariali degli operai, lo sciopero, che rappresentano di per sé una provocazione inaccettabile per il padronato!
E’ questa azione, questa organizzazione sindacale degli operai che va cancellata ed è inconcepibile!
Dovevate vedere le facce, le espressioni anche umorali dei
vertici della Effer: erano scandalizzate, impaurite ma anche sorprese - come a
dire: “chi ha osato fare attività sindacale!? Chi ha osato mettere in
discussione l’azione aziendale!?
L’iscrizione degli operai a Fim, Uim, e purtroppo a Taranto
nelle fabbriche metal meccaniche anche a Fiom, per l'azienda è una garanzia e
un controllo che rassicura che ogni violazione dei diritti non provocherà
alcuna reazione sindacale. Il fascismo padronale ha bisogno dei suoi servi…
Ma se anche un volantinaggio, un semplice sciopero viene
visto oggi come pericolo, come rottura degli “accordi presi con i sindacati
confederali” (come hanno detto i vertici padronali della Effer); se vengono
stracciate anche le normali relazione/scontri sindacato/azienda – per cui non
conta il fatto in sé (una fermata, uno sciopero) ma la “provocazione” che quel
fatto ha significato per l’azienda, la quale si “indigna”, è offesa che tu hai
osato rompere la “fiducia” (leggi: stato di subordinazione anche ideologico) su
cui l’azienda aveva posto la sua tranquillità per continuare a difendere i
profitti scaricando sugli operai tutti gli effetti della crisi vera o, spesso,
della crisi strumentale; allora anche gli operai devono farsi i loro conti e
tirare le conseguenze necessarie: costruire l’organizzazione sindacale di
classe, rispondere alla guerra dei padroni con tutte le armi della guerra di classe,
per difendersi e attaccare.
Nessun commento:
Posta un commento