Crisi/ Censis: cresce la protesta sociale, 9 milioni in piazza in un
anno
Mercoledì, 20 giugno 2012 - 11:07:00
Cresce la protesta sociale:
nell'ultimo anno 9 milioni di italiani, il 17,7% della popolazione maggiorenne,
hanno partecipato a manifestazioni di protesta autorizzate, in modi e ragioni
diversi: la percentuale, in forte crescita rispetto a quella rilevata nel 2004
(11,8%) si impenna al 26,2% tra i giovani, il 7% dei quali - sempre negli ultimi
dodici mesi - ha preso parte addirittura a manifestazioni "illegali" o comunque
non autorizzate. Sono alcuni dei dati emersi dalla ricerca su "L'antagonismo
errante", curata dal Censis, al centro dell'annuale appuntamento di riflessione
di giugno "Un mese di sociale".
In sostanza, aumentano gli italiani che
cominciano a chiedersi se non sia il caso di provare a difendere da soli i
propri diritti: non il vecchio "diritto al mugugno" (quello che i marinai
genovesi ottenevano dall'armatore in cambio di una piccola riduzione della paga)
ma una piu' robusta "esibizione di muscoli" in soggetti tradizionalmente poco
inclini a far sentire la propria voce. Nell'ultimo anno il 19,3% degli over 18
ha fatto parte di un'associazione che opera in difesa di interessi locali o
tematici, il 17,7% ha partecipato a una manifestazione di protesta autorizzata
contro una decisione pubblica, il 16,9% ha aderito a uno sciopero per difendere
un diritto lavorativo o professionale, il 15,9% ha firmato una petizione, il
4,5% ha inviato una lettera di lamentela a un quotidiano, il 3,3% ha partecipato
a una manifestazione di protesta non autorizzata o di disobbedienza civile.
Quest'ultimo dato corrisponde a un milione e mezzo di persone, certo non
riconducibili a un'area del dissenso "militante" e "organizzato".
Si
tengono insieme fenomeni diversi: dai No tav ai giovani frustrati a causa delle
mediocri prospettive occupazionali, dalla rabbia per gli squilibri di reddito o
le troppe tasse alla ventata di "antipolitica". Proprio il forte dissenso per i
privilegi della "casta" e dei rappresentanti istituzionali genera un'ampia
disponibilita' generica (l'80,2% )ad aderire in futuro a manifestazioni di
dissenso ad hoc mentre il 75,3% protesterebbe contro l'inasprimento del prelievo
fiscale, il 70,7% contro opere pubbliche ritenute inutili o dannose, il 69,1%
contro i tagli ai servizi, il 59,6% contro interventi di riforma del mercato del
lavoro, il 52,8% contro la liberalizzazione dei servizi pubblici. In Italia la
realizzazione di una grande opera civile, di un impianto per la produzione di
energia elettrica o per il trattamento dei rifiuti, raramente non da' vita a
episodi di protesta collettiva. Nel 2005 le opere contestate erano 190, nel 2011
il numero e' salito a 331: il 62,5% delle proteste riguarda impianti energetici,
il 31,4% i rifiuti, il 4,8% le infrastrutture viarie. Il 51% delle contestazioni
riguarda interventi non ancora autorizzati e solo allo stato di progetto. I piu'
inclini alla protesta, come detto, sono gli under 29, anche se la loro protesta
appare meno caratterizzata di quanto accada ad esempio in Spagna o negli
Usa.
Ma a ingrossare la protesta e' la popolazione adulta in eta'
lavorativa: il 38,5% dei manifestanti ha tra 45 e 64 anni, il 14,7% ne ha piu'
di 65. Aumenta il coinvolgimento in episodi di protesta dei laureati (la
percentuale di quelli che hanno manifestato e' passata dal 16% del 2004
all'attuale 24%) e dei soggetti meno istruiti (dal 4,9% al 9,3%), "segno -
avverte il Censis - che la protesta tende a dicotomizzarsi. Sempre piu' colta,
da un lato, mentre dall'altro comincia a reclutare fasce di popolazione con
livelli di scolarizzazione anche molto bassi, tradizionalmente poco inclini a
mostrare apertamente il proprio malumore e dissenso".
Link
http://affaritaliani.libero.it/sociale/censis-cresce-protesta-sociale200612.html
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