lunedì 12 dicembre 2011

pc 12 dicembre -sempre più morti sul lavoro - padroni assassini - rete nazionale per la sicurezza sul lavoro !

Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro
Attivo dall'1 gennaio 2008 in ricordo dei sette lavoratori della
Thyssenkrupp
e di tutti i lavoratori morti sul lavoro

COMUNICATO STAMPA del 12/12/2011

Superati anche i morti dell'intero 2008

Oggi 12 dicembre 2011 con 638 morti sui luoghi di lavoro e 1110 (stima
minima) se si sommano i lavoratori morti in itinere e sulle strade,
registriamo + 7,4% sull'intero 2010, alla fine dell'anno arriveremo ad un'aumento
di oltre 10%, e su un dato certo, quello dei morti sui luoghi di lavoro
rilevati e archiviati giornalmente dall'Osservatorio dall'1 gennaio 2008.
Alla fine dell'anno si stimano complessivamente oltre 1160 morti contro i
1080 del 2010. Un andamento veramente sconsolante, anche rispetto al pessimo
2010 dove a fine anno registrammo +5,5 rispetto al 2009. Si torna così
indietro di 4 anni in quest'autentica emergenza sociale: il 20 novembre sono
stati superati i morti sui luoghi di lavoro dell'intero 2010, il 2 novembre
quelli dell'intero 2009.
In questo momento 12 regioni hanno già eguagliato o superato, alcune con
percentuali superiori al 100%, i morti sui luoghi di lavoro dell'intero
2010. Le altre regioni stanno avendo un calo molto contenuto rispetto ad un
pessimo 2010. Su queste tragedie non è possibile nessuna distinzione tra
amministrazioni di Centro-Destra o di Centro-Sinistra. Dai dati raccolti
dall'Osservatorio emerge in modo molto evidente che il calo sulle morti sul
lavoro che le statistiche ufficiali registrano (ma non l'Osservatorio) è
dovuto soprattutto al calo delle morti nell'itinere e dei lavoratori che
lavorano sulle strade e questo senza merito di alcuno ma solo ai mezzi di
trasporto tecnologicamente più sicuri. Per fortuna anche i lavoratori
acquistano automobili più sicure una volta rottamate le vecchie: quando le
statistiche ufficiali parlano di calo occorre pensare soprattutto a quest'aspetto.
E questo cosa significa? Che nessuna Istituzione nazionale o locale si è
occupata in modo continuativo e articolato delle morti sul lavoro che
portano il lutto in tantissime famiglie. Solo la presenza del Sindacato in
un luogo di lavoro sembra produrre effetti positivi sugli infortuni sul
lavoro.
Il tanto vituperato sud ha complessivamente un andamento migliore del
centro-nord. E non si parli di "indice occupazionale" per giustificare la
differenza tra le regioni. "L'indice occupazionale" è una "balla" da
spendere verso l'opinione pubblica per giustificare un cattivo andamento
locale su questo fronte. Regioni del centro-nord considerate civilissime
sotto molti altri aspetti, compresa quella dell'Osservatorio, con
amministrazioni di destra o di sinistra, hanno un numero incredibile di
morti sul lavoro, non nelle Fabbriche come si è portati a credere, ma in
agricoltura, in edilizia e nei servizi alle imprese. Anche in una provincia
altamente industrializzata come quella di Brescia, che guida da diversi anni
la triste classifica delle morti sui luoghi di lavoro, gli infortuni mortali
sono soprattutto tra edili e agricoltori. E edili e agricoltori ci sono in
eguali misure in tutto il paese. "L"indice occupazionale" non ha neppure un
valore statistico: a morire per oltre il 60% sono anziani agricoltori e
edili che lavorano in nero o grigio. In agricoltura, che registra da sola il
33% di tutte le morti sul lavoro, tantissime vittime sono pensionati,
schiacciati dal trattore che si ribalta e li travolge. Sono 131 in Italia
dall'inizio dell'anno gli agricoltori uccisi dalla bara in movimento che è
il trattore. Questi lavoratori non sono neppure considerati morti sul
lavoro perchè già in pensione: spesso, lavorando sui campi, cercano solo di
arrotondare le loro magre pensioni eche hanno il merito di coltivar
tantissime aree del paese che altrimenti sarebbero abbandonate e in preda
all'incuria e ai disastri ambientali. Ma la cosa che fa indignare di più è
che basterebbe poco per salvare loro la vita con interventi mirati sulla
cabina per evitare che siano sbalzati fuori dal trattore, nel caso di
manovre sbagliate. In edilizia a morire sono giovani edili meridionali e
stranieri anche nei cantieri del centro-nord: in aziende piccolissime, che
lavorano spesso con commesse ottenute in sub appalto in nuove costruzioni, o
in ristrutturazioni di case e appartamenti. Alcuni edili lavorano in nero e
talvolta il "padrone" neppure esiste: ci sono pensionati o lavoratori che
svolgono altre attività autonomamente, e senza responsabilità di terzi,
mettendosi a fare lavori pericolosi in agricoltura, edilizia, giardineria,
ecc. Molti s'improvvisano giardinieri e muoiono travolti dall'albero che
segano o cadendo dall'albero che stanno potando. Altri s'improvvisano
elettricisti, o muratori che vanno sui tetti senza impalcature a dare una
mano ad un familiare, o all'amico e cadono al suolo sfracellandosi. Tutte
queste tragedie non hanno nessuna copertura assicurativa. E si potrebbe
continuare con una casistica molto corposa. La mancata esperienza e della
dotazione di strumenti sicuri, in lavori rischiosi, provocano delle
autentiche carneficine. E' un aspetto controverso, ma è giusto denunciarlo
se si vogliono salvare vite umane e far comprendere che ci sono lavori
pericolosissimi che non si possono improvvisare, e che chi li fa, o li fa
fare, si assume tutte le responsabilità del caso quali denunce penali e
pagamento dei danni ai familiari delle vittime. Noi consideriamo anche
queste vittime "morti sul lavoro". Anche in questi casi l'INAIL, non essendo
assicurati all'Istituto, non li annovera tra i propri "morti sul lavoro":
come del resto non lo sono gli anziani agricoltori e i militari e in
tantissime altre situazioni che non stiamo ad elencare. Altra cosa sono i
tantissimi "sfruttatori" che speculano su poveri immigrati e italiani
bisognosi di lavorare, artigiani o piccole imprese che hanno lavoratori in
nero, in grigio, o assunti regolarmente con contratti precari e stipendi da
fame, ma che lavorano anche 10 o 12 ore al giorno mettendo così a rischio la
propria vita. Lavorano col ricatto del licenziamento, mai esplicitato, ma
che incombe sulle loro teste per tantissimi aspetti lavorativi, comprese le
contestazioni sulla mancanza di "Sicurezza". A volte sono proprio i
proprietari della piccola impresa a morire per infortuni sul lavoro. Se si
esclude l'agricoltura che ha aspetti particolari, si muore per la maggior
parte nelle piccole e piccolissime aziende, nei servizi alle imprese e nei
cantieri. Nelle aziende sindacalizzate, nonostante gli occupati siano
milioni, le morti sui luoghi di lavoro sono pochissime, intorno al 2-3% sul
totale. In questi giorni si parla di un aumento dell'età della pensione:
vorrei ricordare che oltre il 25% di tutti i morti sui luoghi di lavoro ha
oltre 60 anni: è disumano far continuare a lavorare persone in età avanzata
che svolgono lavori faticosi e pericolosi. Vuol dire far aumentare in modo
vertiginoso le morti sul lavoro. Anche i giovani lavoratori precari senza il
diritto di contestare la mancata "Sicurezza" pena il licenziamento, pagano
un prezzo elevatissimo di sangue. Poi ci sono le morti in itinere e sulle
strade che ogni anno sono pecentualmente dal 50 al 55% di tutte le morti sul
lavoro e anche in questo caso sono possibili interventi mirati per
prevenirle.
Qui sotto l'andamento regionale e provinciale delle morti sui luoghi di
lavoro.
Carlo
Soricelli
Osservatorio Indipendente di Bologna
morti sul lavoro.
per approfondimenti
http://cadutisullavoro.blogspot.com
Sostieni L'Osservatorio su
Facebook

Situazione sul territorio

Qui sotto la situazione in ogni regione comparata con i morti sui luoghi di
lavoro di tutto il 2010, col colore rosso sono evidenziate le regioni che
hanno già eguagliato o superato i morti sui luoghi di lavoro dell'intero
2010:

Piemonte 48 registra + 71,4% in più dell'intero 2010 (28 morti)

Liguria 15 morti come nell'intero 2010 (15 morti)

Val d'Aosta 3 morti come nel 2010

Lombardia 73 morti -9,8 % sull'intero 2010 (81 morti)

Trentino Alto Adige 22 morti -31,2% sull'intero 2010 (32)

Friuli Venezia Giulia 12 morti +71,4% dell'intero 210 ( 7 morti)

Veneto, 47 morti registra - 11,3% sull'intero 2010 (53 morti)

Emilia Romagna 53 morti + 32,5% sull'intero 2010 (40 morti).

Toscana 41 morti +41,3% sull'intero 2010 (29 morti)

Marche 18 morti + 28,5% rispetto al 2010 (14 morti)

Umbria 17 nel 2011, +142% rispetto al 2010 (7 morti)

Abruzzo 27 morti + 28,5% rispetto al 2010 (21 morti)

Lazio 42 morti lo stesso numero di morti dell'intero 2010 (42 morti)

Molise 4 morti + 33% rispetto all'intero 2010 (3 morti)

Campania 38 morti -20,8% sull'intero 2010 (48)

Puglia 38 morti -15,5 % rispetto all'intero 2010 (45 morti)

Calabria 20 +11% rispetto all'intero 2010 (18 morti)

Basilicata 5 morti - 16,6% rispetto all'intero 2010 (6 morti)

Sicilia 42 morti lo stesso numero di morti del 2010 (42 morti).

Sardegna 22 morti - 8,3 dell'intero 2010 (24 morti)

Nel numero totale delle vittime segnalate nelle province mancano i
lavoratori morti sulle strade, autostrade, itinere e i militari morti in
Afghanistan, con questi si arriva a a sfiorare 1100 morti sul lavoro dall'inizio
dell'anno (stima minima).

Le province con più di 5 morti sui luoghi di lavoro

Brescia 20, Torino 17 - Roma 15, Bolzano e Milano 14 - Bologna 12 e
Frosinone12 - Chieti 11 - Vicenza, Venezia L'Aquila, Bergamo, Catania, BAT,
Perugia, Napoli e Reggio Emilia 10 - Savona e Benevento 9 - Ragusa, Lecce,
Foggia, Macerata, Arezzo, Trento, Padova e Cuneo 8 - Salerno, Treviso,
Avellino, Firenze, Cosenza, Viterbo e Latina 7 - Terni, Trapani, Piacenza,
Parma, Como, Catanzaro, Oristano 6 - Rovigo, Messina, Palermo, Bari,
Alessandria, Brindisi, Nuoro, Cagliari, Caserta, Grosseto, Livorno,
Forli-Cesena, Mantova, Varese, Asti, Udine 5.

Nessun commento:

Posta un commento