Se la volta scorsa abbiamo parlato dei profitti che continuano ad aumentare nonostante la crisi, adesso è il momento dei conti pubblici.
I padroni e i loro lacchè, gli scribacchini che si definiscono economisti o giornalisti, in questi giorni fanno i sinceroni, spesso per fare un dispetto alla Germania e alla Francia che tanto fanno soffrire gli speculatori italiani e analizzano le cifre dei conti pubblici trovando meraviglie…
Si meraviglia, infatti, il "giornalista" del Sole24ore nell'articolo dell'11 dicembre dal titolo: "Le riforme per tornare a crescere" quando guarda i conti pubblici e afferma, con un certo orgoglio "tutto italiano", che tra il 1993 e il 2013 l’Italia cumulerà il più grande avanzo primario statale dell’Occidente… "711 miliardi di euro a prezzi correnti, più del doppio della Germania (325 miliardi), mentre Francia, Spagna e Gran Bretagna nello stesso periodo presenteranno bilanci primari cumulati addirittura negativi."
E che cos’è l’avanzo primario?
Significa semplicemente che lo Stato italiano ha incassato più di quanto ha speso per le necessità della vita pubblica del Paese, e cioè, se fosse una "normale" azienda sarebbe in attivo!
Ma come? Piangono miseria tutti i governi, sempre! E poi ci dicono che lo Stato è in attivo! Ma qui il giornalista non si vergogna e aggiunge anche che se ciò è stato possibile è dovuto al fatto che tale avanzo primario cumulato è stato ottenuto soprattutto "attraverso maggiori entrate (cioè con più tasse a carico dei cittadini) che mediante tagli alle spese e ai costi insopportabili della politica…" dal 1993 (Presidente del Consiglio Amato che varò una stratosferica manovra finanziaria, definita già allora "lacrime e sangue" da 93.000 miliardi di lire, sostenuta, tanto per cambiare, dai sindacati confederali!)
Tra una "meraviglia" e l'altra è anche divertente seguire le montagne di stupidità entro cui si aggira il giornalista, ma non c'è lo spazio necessario qui.
Passiamo quindi all'altro "record" dei conti pubblici italiani che fa impressione: “Sempre nel 1993-2013 l'Italia ha pagato e pagherà un quantitativo cumulato di interessi sul suo debito pubblico per la cifra record di 1.742 miliardi di euro a prezzi correnti…"
Quindi, primo, negli ultimi 20 anni con i soldi tolti alle masse popolari, lavoratori (anche in nero) e pensionati, che non possono evadere!, lo Stato italiano ha i conti in attivo!
Secondo, con questi soldi, 711 MILIARDI DI EURO, ha pagato circa la metà degli interessi sui circa 1.742 MILIARDI di debito pubblico! Pubblico un corno!
Come ci ricordano i signori economisti la metà del "debito pubblico" è nelle mani di investitori "esteri" e l’altra metà nelle mani di investitori italiani, oltre 700 miliardi appunto, ciò significa che con i soldi delle tasse pagate dalle masse popolari più i risparmi complessivi, cioè i tagli alle spese sociali, questi soldi sono serviti per arricchire ancora di più i ricchi italiani.
D'altronde…
"L'indebitamento dello Stato era… l'interesse diretto della frazione della borghesia che governava e legiferava per mezzo delle Camere. Il disavanzo dello Stato era infatti il vero e proprio oggetto della sua speculazione e la fonte principale del suo arricchimento. Ogni anno un nuovo disavanzo. Dopo quattro o cinque anni un nuovo prestito offriva all'aristocrazia finanziaria una nuova occasione di truffare lo Stato che mantenuto artificiosamente sull'orlo della bancarotta, era costretto a contrattare coi banchieri alle condizioni più sfavorevoli."…
Questo e altre approfondite analisi sulla borghesia e i suo rapporto con i conti dello Stato in Marx "Le lotte di classe in Francia", 1850!
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