PICCOLO REPORT SULLA SITUAZIONE ATTUALE IN VAL SUSA
Submitted by anonimo on Thu, 15/12/2011 - 03:31 8 dicembreapprofondimenti/analisidigositaliaNO TAVrepressionerepressioneVal SusaTorino
In questi giorni che ho passato in Val di Susa ho avuto la sensazione che qualcosa fosse cambiato, e non mi riferisco alle montagne bellissime che contornano la valle né tanto meno alla forza vitale delle persone che l’abitano e la vivono più o meno quotidianamente. Ma al meccanismo malato di uno stato fatiscente corroso da speculatori e corrotti che si vogliono “salvare”i loro interessi individuali dalla cosiddetta crisi che loro stessi hanno creato e che ce la impongono come un “sacrificio quotidiano”.
In Val di Susa un ulteriore giro di vite nel meccanismo della repressione è stato effettuato.
Dal 16 Agosto, data in cui si è allargato ulteriormente il cantiere, un’altra porzione di montagna è stata strappata dalle mani della natura viva e resa un deserto(recintato) dove corrono frenetiche solo le camionette ed i mezzi delle forze del (dis)ordine. Una porzione che non appartiene più alla valle, alle montagne come è sempre stato ma alla repubblica italiana, e se questi sono i suoi effetti distruttivi ripenserei anche al concetto di repubblica. Questa nuova categoria di appartenenza mi è stata data da un carabiniere, da un dirigente probabilmente, vedendo come impartiva ordini senza senso. Ma permettetemi di raccontare la vicenda di questo incontro non desiderato. Era venerdì 9 dicembre, e si era ritornati a pulire e sistemare ciò che il giorno prima gli sgherri dello stato avevano devastato, per cui concludere con un pranzo in Baita tutt’insieme, e, sinceramente, non ci vedevo niente di così eversivo, invece per le cosiddette forze dell’ordine poteva essere un piano pericolosissimo, tanto che hanno aumentato tutti i controlli, chiudendo tutte le strade che in una qualche maniera potevano portare alla Baita in Clarea, chiedendo documenti a chiunque, anche a chi stava facendo footing (!), e costringendo le persone a fare la via dei sentieri nei boschi, per fortuna non potranno mai controllare un’intera montagna, e lei offre sempre dei passaggi. In questo clima da lotta partigiana arriviamo alla Baita, che era già viva e le persone lavoravano energiche per risistemare l’ennesima distruzione che aveva soltanto un valore di sfregio, di umiliazione da parte di questi “signori” in divisa quando arriva una comunicazione che la polizia aveva bloccato delle persone all’ingresso della strada principale, la più agevolata che da Giaglione scendeva direttamente in Baita. La risposta è stata immediata: partire in gruppo e andare verso il posto di blocco, che in Val di Susa son frequenti oramai come gli alberi stessi! La scena che mi trovo davanti è a dir poco inquietante: poliziotti già in tenuta antisommossa che impedivano il passaggio ad un gruppetto di persone tutte disarmate. Tra loro c’era anche un ragazzo impossibilitato a camminare e per questo costretto sopra una sedia a rotelle, ma la vicequestore della Digos di Torino, donna di gran sensibilità, gli impedisce il passaggio e gli dice con un sogghigno malefico di fare i sentieri per i boschi come avevano fatti tutti i suoi compagni…sui sentieri dei boschi? Che sono così impervi ed inaccessibili? La polizia in Val Susa si comporta come camerati, è impensabile che un vicequestore si rivolga ad un ragazzo in questa maniera. Ma in Val di Susa non è contemplata la normalità. Il tempo di uno scambio di parole per mediare in qualche maniera il passaggio di queste persone e già eravamo completamente circondati da poliziotti e carabinieri che non ci lasciavano più passare, eravamo rimasti chiusi, intrappolati in pochi metri senza poter andar avanti ed indietro. E se qualche dirigentello ci diceva che potevamo passare, all’altra parte non era arrivata la comunicazione,nonostante siano stati pochi metri, e quindi nel momento in cui ci avvicinavamo ,già ci stavano respingendo con gli scudi. Ma per fortuna che in Val Susa le persone sanno essere anche ironiche su una situazione così assurda, ed al massimo da parte dei NoTav bloccati usciva solo qualche battuta sull’accaduto, ah! inutile che sottolineo che c’erano telecamere della Digos tutte intorno che ti puntavano il loro occhio nero dritto in faccia, come se la cosa potesse intimorire. Ed una volta tornati in Baita, dopo un ottimo pranzo, ci fu un’assemblea, ma sempre circondati dalla polizia che si trovava già disposta nei boschi, si poteva sentirli addirittura ad insultarci se qualcuno si fosse permesso di dire qualcosa, e dalle telecamere della Digos, che filmano e filmano. Un pranzo e un’assemblea possono essere molto pericolose! Questa tracotanza e arroganza che sfocia nella vera e propria offesa da parte delle forze dell’ordine ha un gusto antico, un misto tra epoca fascista e medievale.
Ecco cos’è cambiato in Val di Susa, le forze dell’ordine escono adesso dal cantiere, hanno preso pieno possesso della zona, la militarizzazione della valle è evidente, posti di blocco ad ogni angolo della strada, jersey che chiudono il passo a persone e mezzi di trasporto. La sensazione di sentirsi spiato continuamente, ma la gente non se ne cura, non ha paura, è la difesa del territorio quello che conta, il poter vedere ancora queste montagne maestose e verdi, e non un immenso cantiere che a detta di tutti è inutile e cela solo grandi anzi grandissimi interessi privati dei soliti burattinai e dei loro leccapiedi.
La repressione sfocia sempre in un azione violenta da parte dei “tutori della legge” e mi viene solo un profondo senso di malessere quando per violenti vengono tacciati i manifestanti che come me sono persone disarmate, può essere un caschetto o un Kway un arsenale, come lo definiscono i media tradizionali e le testate dei grandi giornali nazionali? Come si possono definire queste cose armi quando i lacrimogeni vengono usati come proiettili, sparati all’altezza del viso dei manifestanti? Solo nella giornata di giovedì si sono contati 12 feriti per lacrimogeni, tra cui un ragazzo ha perso la vista di un occhio, e un altro è stato ricoverato per un’emorragia celebrale, e mi domando di nuovo chi sono i violenti?
Io spero che si riucirà a cambiare il concetto d’informazione e ci si liberi da quest’informazione inquinata che racconta il contrario della verità. Tra blocchi stradali e check point che per varcare un determinato limite necessita il permesso del questore, un sapore sempre più antico di un epoca dove le divise avevano le camicie nere, e muri che si alzano a difesa di un cantiere che non c’è, c’è solo una spianata di terra senza vita, quando prima dell’arrivo di camion, ruspe e quant’altro era di un verde brillante. I muri hanno sempre segnato i momenti più bui della storia. Ed in Italia purtroppo se n’è alzato un altro. La domanda che mi riecheggia in testa da giorni è questa si può accomunare la situazione della Val Susa ai sopprusi che stanno vivendo i palestinesi? Può essere la Val Susa come Gaza? Per alcuni punti penso proprio di si, la repressione ha sempre lo stesso volto e lo stesso fine.
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