Amianto
Eternit: Casale chiede giustizia, anche al sindaco
Il primo cittadino accetta 18 milioni di euro per non costituirsi parte civile:"Con i soldi completeremo la bonifica della città". Ma i familiari delle vittime non ci stanno: "Niente attenuanti o conciliazioni, solo giustizia" DI GUIDO IOCCA
di Guido Iocca
Si sentono ferite e demoralizzate. Nella lotta sostenuta in questi lunghi decenni, hanno sempre sentito le amministrazioni locali vicine: "Ora ci sentiamo sole e ancora più si sentiranno soli quelli che oggi sono ammalati e che si ammaleranno domani", hanno scritto in una lettera aperta indirizzata al sindaco di Casale Monferrato, Giorgio Demezzi, Romana Blasotti Pavesi e Assunta Prato, due donne che hanno vissuto (e ancora vivono) la tragedia dell’amianto "assassino" dell’Eternit sulla loro pelle. La prima – presidente onorario dell’Associazione familiari vittime – a causa degli effetti della polvere avvelenata ha perduto uno dopo l’altro il marito, la sorella, il nipote e la figlia, la seconda è vedova di Paolo Ferraris, ex assessore e vicesindaco di Casale, ucciso anche lui dagli effetti nocivi del minerale.
I fatti sono ormai noti. Nell’incontro dello scorso 12 dicembre tra Cgil, Cisl e Uil territoriali e l’amministrazione comunale della città piemontese è emersa chiaramente l’intenzione da parte del primo cittadino di aderire alla proposta di transazione – 18 milioni di euro in cambio del ritiro della giunta cittadina dall’attuale e dai futuri giudizi – avanzata da Stephan Schmidheiny, ex proprietario della multinazionale e principale imputato (disastro ambientale doloso permanente) al processo dal 2009 in corso a Torino, che riguarda oltre allo stabilimento di Casale (il vero epicentro della tragedia con 1.700 morti) anche gli altri di proprietà del colosso svizzero nel nostro paese, Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli), e la cui sentenza è attesa per il 13 febbraio del 2012.
Alla base dell’orientamento di Demezzi, la constatazione che il denaro offerto dal miliardario potrebbe essere speso per il completamento delle bonifiche in città e per l’incentivazione della ricerca sul mesotelioma (pleurico o peritoneale, assieme al carcinoma polmonare, al tumore all’intestino e all’asbestosi, la malattia – conseguenza del contatto con la fibra killer – che ha mietuto più vittime tra i lavoratori dell’Eternit e i cittadini).
Fin troppo facile rispondere con le parole usate a poche ore dall’incontro del 12 dall’Associazione familiari vittime amianto: la giustizia per i morti viene prima; il dato economico, pur importante, dopo. Anche perché sono in molti a Casale a ricordare quanto siano datati i tentativi da parte degli avvocati di Schmidheiny di risarcire – tardivamente, quando ormai tutto lasciava presagire che si sarebbe arrivati al percorso che ha portato al rinvio a giudizio e al processo – i familiari delle vittime. Una vigliaccata, perché accettando il risarcimento si sarebbe automaticamente perso il diritto a costituirsi parte civile (e non tutti, purtroppo, erano nelle condizioni economiche di poter rifiutare la quantità di soldi – 20-30.000 euro – messa sul piatto).
Ora tutto lascia presagire che entro Natale la "proposta indecente" verrà accettata, sancendo formalmente quello che lo Spi della provincia di Alessandria ha definito il patto con il diavolo. Un fatto grave. Perché rischia di indebolire un fronte per lungo tempo compattissimo, che – soprattutto attraverso vent’anni di durissima lotta comune tra lavoratori, cittadini e amministrazioni locali – aveva permesso, facendo di Casale un esempio in tutto il mondo, che venisse finalmente celebrato quello che è stato definito (anche dalla stampa internazionale) il più grande processo sulle morti bianche d’Europa. Sono tuttavia ancora tanti altri gli aspetti che non convincono di questa inquietante vicenda che ha come protagonisti il sindaco Giorgio Demezzi e "mister Eternit": se come affermano i suoi avvocati, il gesto di Schmidheiny è quello di un filantropo interessato più di ogni altra cosa a fare in modo che, attraverso il finanziamento alla ricerca, non si debba più assistere alle stragi per amianto, perché lo stesso industriale non ha proposto una trattativa in tal senso dopo la sentenza?
Ma la perplessità più grande la sollevano ancora, nella loro lettera aperta, Romana Blasotti e Assunta Prato: "Signor sindaco, quei soldi si potrebbero accettare se Casale avesse avuto soltanto un danno economico, invece ha subito una violenza che continua ancora. La nostra città non può né concedere attenuanti, né riconciliarsi col responsabile di una strage così pesante e drammatica che ha causato la perdita di tante vite umane: può chiedere soltanto giustizia".
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