Esprimiamo la massima denuncia e solidarietà ai detenuti in rivolta nel carcere di Ancona. “Lanci di uova, celle incendiate, sezioni occupate, agenti minacciati con le lamette, 20 immigrati magrebini detenuti barricati” scrive La Stampa.
Mai come in questa occasione, tutte queste azioni collettive e singole sono giustificate. Sono state 16 ore di battaglia contro un carcere sovraffollato, sporco, privo di acqua calda, un carcere con una capienza di 168 persone, dove invece ce ne sono 440, dove si dorme sui materassi stesi a terra, dove la doccia si può fare solo con acqua fredda un giorno si e uno no, manca il riscaldamento, la carta igienica, “i soffitti sembrano una superficie lunare piena di crateri”, scrive Il Messaggero.
Giovedì scorso un detenuto magrebino si è cucito le labbra in segno di protesta perchè si ritiene arrestato ingiustamente e vuole parlare con il giudice di sorveglianza. Scrive ancora Il Messaggero: “un episodio di autolesionismo tra i tanti quotidiani nell'Istituto di pena, dove vi sono stati di recente anche dei suicidi”.
Uno spaccato di quello che succede in tante carceri: dal 1° gennaio 2011, 61 suicidi, 924 tentativi di suicidio, 1855 infortuni (infortuni come?). Una situazione bestiale.
Il giudice Franco Ionta, ben noto, promette misure immediate. Quali, signor Ionta? Per risolvere i problemi della rivolta o quelli dei detenuti che si ribellano?
Ascoltare le richieste dei detenuti e chiudere il carcere di Ancona sarebbe il minimo.
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