domenica 18 luglio 2021

pc 18 luglio – NOMUOS: 29 attivisti rinviati a giudizio per i fatti del 5 agosto 2018. La macchina della repressione borghese non si ferma mai… ma la repressione non spegne, anzi alimenta la ribellione!

Manifestazione 8 agosto 2015

Ai tantissimi militanti che hanno processi aperti per aver manifestato contro il Muos, lo strumento di morte e di guerra impiantato a Niscemi dagli Stati Uniti con il sostegno attivo dei governi italiani, se ne aggiungono man mano altri.

La borghesia vorrebbe impedire con i tanti suoi strumenti di repressione, e tutti utilizzati, dalla tortura all’uccisione, le manifestazioni di protesta contro il suo sistema fatto di ingiustizie insopportabili, ma naturalmente, ed è esperienza delle masse popolari oramai secolare, la repressione non spegne, anzi alimenta la ribellione!

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RINVIATI A GIUDIZIO I 29 ATTIVISTI NO MUOS IMPUTATI PER I FATTI DEL 5-8-2018

Il Tribunale di Gela ha deciso il rinvio a giudizio dei 29 attivisti NO MUOS (7 compagne e 22 compagni)

imputato di vari reati:

artt. 81, 339 co 2, 110, 336 c.p., per aver usato violenza contro 5 agenti della Digos per impedire di trarre in arresto Turi Vaccaro;

artt. 81, 110, 390 c.p., perché in concorso tra loro aiutavano Turi Vaccaro a sottrarsi all’arresto;

artt. 110, 339 co 2, 336 c.p., perché, dopo aver impedito l’arresto di Vaccaro usavano violenza nei confronti di 6 agenti della Digos impedendogli di raggiungere le autovetture di servizio.

artt. 582, 585 in relaz. all’art. 576 n. 1, n. 5 bis c.p., perché colpiva un agente cagionandogli lesioni personali.

Quel giorno, nonostante la presenza di numerosi compagni, la Digos, approfittando di uno spostamento di un folto numero degli stessi in uno spazio adiacente il Presidio NO MUOS, tentava di arrestare Turi Vaccaro, ricercato perché doveva scontare una pena di 11 mesi in seguito ad una condanna inflittagli l’anno precedente. Una vera e propria provocazione, che sul momento non ha funzionato, dato l’alto numero di compagni, che non hanno certo consegnato Turi. Il quale, è stato poi arrestato alcune ore dopo nel bosco. Pochi minuti dopo, sulla stradina che costeggia il Presidio, il Vice Questore trovava un portafogli appartenente a un compagno, ma alla richiesta di questi di restituirglielo, gli diceva di andarlo a riprenderlo in Commissariato. Questa seconda provocazione incontra la pronta reazione dei presenti, che cercano di convincere il poliziotto a restituire i documenti. La discussione è animata, ma per i poliziotti c’è stata aggressione e violenza nei loro confronti. Ovviamente.

Questa è la storia. Che adesso continuerà nell’aula del tribunale di Gela.

Presso lo stesso tribunale, mercoledì 21 luglio si svolgerà l’udienza che vede coinvolti parecchi attivisti, imputati di danneggiamento, violenza, ecc., per la liberazione del pozzo avvenuta il 25 aprile 2014. Allora il movimento spostò la recinzione della base USA in modo da lasciare fuori un pozzo che si era venuto a trovare prigioniero all’interno della struttura militare.

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