domenica 18 luglio 2021

pc 18 luglio - Contro la verità sulla pandemia trasformata in strage: dalla Lega al Pd l'indecente difesa di stato governo e regione

I familiari delle vittime di Covid della bergamasca denunciano l'insabbiamento della commissione d'inchiesta parlamentare sul Covid, che a colpi di emendamenti presentati da PD e LEU é ridotta ad indagare solo fino al 30 gennaio 2020 e quindi solo alle origini del virus e non sulla gestione e li accusano di voler salvare il ministro Speranza.

"Il mandato politico della commissione era solo sulle origini e non sulla gestione italiana  della pandemia" dichiara un rappresentante di leu Nico Stuppo
Stralciata la responsabilità italiana... l'avvocata dei familiari costituiti in un comitato, Consuelo Locati, dichiara "É inutile un'indagine sulla Cina e non sull'Italia"
(Basti ricordare che nella sola Lombardia ci sono stati più morti a causa del virus che in tutta la Cina)
Nello stesso tempo il consiglio di stato interviene per impedire che vengano resi pubblici tutti i documenti relativi l'invio dell'esercito in val Seriana.
Il comitato ritiene ancora più grave che questo sfregio ai parenti venga da parlamentari del bresciano e del bergamasco....

DI FRONTE A QUESTA SITUAZIONE EMERGE SEMPRE PIU' CHIARO IL BISOGNO DEI PROLETARI DI SPAZZARE VIA QUESTO SCHIFO DI SISTEMA SOCIALE BORGHESE E LE SUE MARCE ISTITUZIONI E FORZE PARLAMENTARI IMPEGNATE PRIMA, DURANTE E DOPO LA PANDEMIA A SOSTENERE I PROFITTI DEI PADRONI E FINANZA SULLA PELLE DELLA MAGGIORANZA DELLA POPOLAZIONE.

ANCHE QUESTA BATTAGLIA PER FAR EMERGERE VERITA' E GIUSTIZIA DEVE ESSERE PRESA IN MANO DAI LAVORATORI COME PARTE DELLA GUERRA CONTRO IL SISTEMA DI PRODUZIONE CAPITALIATICO VERO RESPONSABILE DI PANDEMIE E CRISI.

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Seguono 2 recenti articoli sulla vicenda

Bergamo e il Covid, lo scontro tra Salvini e il Comitato parenti delle vittime. «Basta fango». «Vogliamo chiarezza»

Botta e risposta dopo il secondo Denuncia Day, che è stato lunedì 13 luglio con altre 50 denunce in Procura. Il leader leghista difende la Lombardia.      di Redazione Bergamo online

«Smettiamo di infangare la Lombardia». È questa la reazione di Matteo Salvini di fronte alla nuova

ondata di fascicoli depositati in Procura dal «Comitato Noi denunceremo - Verità e giustizia per le vittime del Covid». Azione in cui il leader leghista vede un attacco all’amministrazione regionale: «Chi ha perso un proprio caro va compreso e se qualcuno ha sbagliato deve pagare — riconosce in un’intervista televisiva —. Ma prendersela con il medico o con il sindaco è ingeneroso, perché tutti hanno fatto il massimo. Le zone rosse erano competenza del governo e se qualcuno non le ha istituite spiegherà ai familiari perché e per come. Giusto chiedere chiarezza, però smettiamola di infangare la Lombardia. Ci sono province più colpite di altre: quella che ha fatto più morti è Piacenza, cosa dobbiamo fare, accusare l’Emilia-Romagna di crimini contro l’umanità?».

«Salvini gioca con le parole — risponde il presidente del comitato Luca Fusco —. Infangare significa accusare qualcuno senza prove, e chi ha sottoscritto la nostra lettera non vuole infangare nessuno, e meno di tutti il personale sanitario, che riteniamo le prime vittime. Per noi le responsabilità fanno capo in primo luogo alla Regione e poi al governo. Noi semplicemente presentiamo i fatti e chiediamo alla Procura di fare chiarezza. Se poi dagli accertamenti emergerà che nessuno ha responsabilità, ce ne faremo una ragione». In una nota, il Comitato aggiunge poi che per la mancata istituzione della zona rossa, «Salvini si è sostituito alla magistratura dichiarando a tal riguardo esente da responsabilità (ed in tal modo assolvendo) Regione Lombardia. Ci rendiamo conto che l’iniziativa da noi intrapresa sia senza precedenti e risulti irreale che semplici cittadini, svincolati da credo politico, chiedano che un Tribunale internazionale intervenga a supervisionare quanto sia occorso nel nostro Paese, in particolare in Lombardia. Ma la Costituzione garantisce ad ogni cittadino il diritto di agire nelle sedi opportune al fine di chiedere chiarezza a tutela dei propri diritti».

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Il comitato dei parenti delle vittime del Covid nella bergamasca: lo stato paghi

Al via la causa a Roma. "Responsabilità dirette delle istituzioni

"Il comitato dei parenti delle vittime del Covid nella bergamasca: lo stato paghi

Milano, 8 lug. (askanews) – Lo stato italiano deve pagare circa 100 milioni di euro per le vittime del Covid nella Bergamasca. E’ la richiesta all’esame del Tribunale Civile di Roma nella causa intentata da circa 520 familiari di persone stroncate dal Coronavirus nella zona di Bergamo, una delle aree più flagellate soprattutto durante la prima ondata della panedmia, nella speranza di ottenere un risarcimento per danni non patrimoniali.

Il comitato delle vittime è convinto che il boom di morti registrati nell’area di Bergamo e nei comuni della Bassa Val Seriana sia la diretta conseguenza della mancata applicazione del piano pandemico nazionale. E lo hanno ribadito questa mattina in occasione della prima udienza. “C’è una responsabilità diretta della presidenza del consiglio dei ministri, del Ministero della Salute e della Regione Lombardia”, spiega ad Askanews l’avvocato Consuelo Locati, che coordina il pool di legali del comitato per le vittime del Covid. I 520 familiari delle vittime, chiarisce il legale, pretendono un risarcimento economico per danni non patrimoniali compreso tra i 110 e i 310 mila euro ciascuno, a seconda dei vari gradi di parentela. Ma sarà comunque molto difficile per il comitato ottenere l’intero importo richiesto.

“Non è un problema economico, ma di assuzione di responsabilità da parte delle istituzioni”, sottolinea ancora l’avvocato Locati.

Lo sviluppo della causa è comunque legato ai tempi tradizionalmente lunghi della giustizia italiana: “Difficile arrivare a sentenza prima di 4 o 5 anni”, spiega ancora il legale che si dice comunque “fiduciosa” sull’esito del contenzioso, auspicando “che le istituzioni coinvolte si assumano le responsabilità”.

L’iniziativa giudiziaria del comitato delle vittime del Covid ha avuto anche un risvolto di natura penale. Le centinaia di denunce presentate in procura a Bergamo hanno infatti portato a un’inchiesta che, tra gli altri filoni investigativi, si è focalizzata sull’applicazione del piano pandemico nazionale dopo il primo allarme sul rischio di pandemia globale lanciato dall’Oms il 5 gennaio 2020.

Secondo la ricostruzione dei pm orobici, diretti dal procuratore Antonio Chiappani, l’Italia affrontò i primi casi di Coronavirus con un piano pandemico che risaliva al 2006 e che nel 2017 non era stato aggiornato come previsto, se non con un’operazione di copia e incolla di passaggi del documento precedente. Tra gli altri indagati a Bergamo c’è anche Ranieri Guerra, direttore vicario dell’Oms ed ex direttore generale del Dipartimento prevenzione del Ministero della Salute: è accusato di false informazioni ai pm dopo essere stato ascoltato a novembre scorso come persone informata dei fatti proprio sul (mancato) aggiornamento del piano pandemico nazionale.

Insieme a lui, sotto indagine ci sono anche altre 5 persone, tra cui l’ex direttore generale dell’assessorato al Welfare della Lombardia, Luigi Cajazzo, il suo vice Marco Salmoiraghi. Le accuse contestate a vario titolo sono epidemia colposa e falso.

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