Sono le grandi aziende, le multinazionali, dalla Whirpool, alla Gkn, all'Italcementi, ecc. che stanno licenziando. Non lo fanno perchè stanno in crisi, ma perchè, per difendere e aumentare i loro profitti, preferiscono delocalizzare, chiudere un sito e concentrare la produzione in un altro o aprire all'estero, tagliare i costi dei lavoratori e intensificare lo sfruttamento, accompagnato sempre da bassi salari, degli operai occupati - e la minaccia/ricatto dei licenziamenti gioca a favore per imporre questi peggioramenti.
Quindi non si tratta affatto di salvare delle aziende, ma spudoratamente con lo sbocco dei licenziamenti Draghi si è mosso a sostegno delle leggi del grande capitale - rivendicandolo; grandi aziende che escono dalla pandemia facendo elevati utili, mentre i lavoratori sono ridotti a "settori poveri", a cercare aiuti perchè non ce la fanno.
E via via, questi licenziamenti, chiusura di fabbriche quasi in una corsa alla copia/concorrenza sta avvenendo dal nord al sud.
In questo si colloca l'apertura della procedura di licenziamenti di tutti gli operai fatta dalla Cemitaly/Italcementi dell'ex Cementir di Taranto.
Operai Cementir Slai cobas in presidio |
DAL COMUNICATO DELLO SLAI COBAS SC DELLA CEMITALY DI TARANTO:
“Anche a Taranto si sta verificando quello che sta succedendo in altre realtà e fabbriche, la Cemitaly del gruppo Italcementi vuole chiudere la fabbrica e andarsene. La motivazione sono i profitti che non arrivano; ma anche qui i padroni non fanno nulla per investire, e non ci pensano due volte a mettere in mezzo ad una strada 51 operai che per anni hanno lavorato, sono stati sfruttati, hanno rischiato la loro salute. Lo Slai cobas – presente tra gli operai ex Cementir – ha chiesto urgenti incontri con la Regione e con l’Arpal per bloccare i licenziamenti. Ma nello stesso tempo fa appello ai lavoratori a mobilitarsi, perchè solo la lotta può salvaguardare lavoro e salario.
Anni oramai di cassintegrazione stanno mostrando le conseguenze negative: operai a casa, divisi, in attesa/delega di un cambiamento positivo che non poteva arrivare senza che in campo ci fosse la lotta dei lavoratori. Ora, però, si arriva ai licenziamenti; è tempo di cambiare strada!”
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