La grande partecipazione di giovani e giovanissimi a piazza Alimonda completamente occupata è la dimostrazione che la violenza poliziesca dello Stato a Genova è una ferita che non si rimargina, che Carlo vive e che il suo coraggio è di esempio per le lotte di oggi (su uno striscione la scritta: " il tuo coraggio è la nostra forza").
Alle 14 la piazza era piena, un palco è stato allestito per musica e interventi, dai genitori di Carlo a Nicoletta Dosio.
In piazza anche Mark Covell, torturato alla Diaz ma che non è intervenuto dal palco, come non sono intervenuti Ilaria Cucchi e il figlio di Pinelli, in rappresentanza dei familiari delle vittime di Stato.
Migliaia di compagni tra anarchici, collettivi studenti, Potere al Popolo, portuali di Genova, Genova Antifascista, delegazioni No Tav, RC, Sinistra Anticapitalista, Pmli. La nostra delegazione ha posizionato lo striscione di fronte al palco che abbiamo difeso da un provocatore, un ragazzo col fazzoletto tricolore al collo, che, secondo lui, la manifestazione è un funerale di Stato! Ovviamente lo abbiamo allontanato. Abbiamo portato le parole d'ordini "Genova lo ha insegnato, lo Stato va rovesciato-l'imperialismo va cancellato" con locandine e volantini e con la nostra partecipazione al corteo, un corteo a cui ha partecipato più della metà della piazza.
La Rete ex social forum Genova e i famigliari di Carlo continuano a fare appelli ad una riforma della polizia e alla pulizia di di elementi "deviati" o non in grado di fare bene il proprio mestiere, come ha detto Giuliano Giuliani dal palco, ma è un'assurdità perché, dal punto di vista della repressione, anche loro sono stati parte e ne sono ancora e a questo servono. L'uccisione di Carlo da parte del carabiniere è stata un'imboscata, come ha ricordato Giuliano, ed è stata parte del piano repressivo generale che mirava a stroncare l'opposizione popolare e di massa alle politiche dell'imperialismo, quindi niente, nella gestione dell'ordine pubblico, è sfuggito di mano alla polizia al G8 di Genova, niente è stato casuale. Sostenere il contrario è come seppellire Carlo un'altra volta, dato che i responsabili delle violenze poliziesche hanno fatto carriera e lo Stato di polizia messo in atto a Genova durante il G8 del 2001 continua la sua marcia fino ad oggi. La nostra parola d'ordine sullo Stato che non si cambia ma che si deve abbattere dimostra che è giusta. E siamo stati tra coloro che hanno voluto un corteo come migliore risposta per rendere onore a Carlo Giuliani, che è partito svuotando la piazza intorno alle 18, arrivando fino a piazza De Ferrari e a palazzo Ducale, quello che è stato il cuore della zona rossa. «Carlo è vivo e lotta insieme a noi, le nostre idee non moriranno mai» e «Tous le monde déteste la police» sono stati molte volte ripresi e rilanciati da noi, che abbiamo aggiunto "il G8 ce l'ha insegnato, lo stato borghese va rovesciato". In corteo uno striscione contro il capitale che continua ad uccidere da Carlo ad Adil, uno striscione che chiede libertà per Luca (uno degli arrestati per i fatti del G8 tornato in carcere di recente).
Ora più che mai per questa ferita che non si rimargina tornano valide le parole di Gramsci: «Chi dalla tribuna parlamentare o in un comizio, si vale della sua autorità, del suo prestigio, per far credere alle masse che oggi la soluzione della crisi possa essere all'infuori dell'abbattimento dello Stato borghese, non si merita titolo diverso da quello di traditore».
(da Illusioni, L'Ordine Nuovo, 8 agosto 1921)
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