venerdì 23 luglio 2021

pc 23 giugno - G8 GENOVA - ALLORA, ORA E SEMPRE: "RIBELLARSI CONTRO I REAZIONARI E' GIUSTO!" COMPITO DEI COMUNISTI COSTRUIRE I PARTITI MLM

In occasione del G8 di Genova 2001, il giornale Rossoperaio marxista-leninista-maoista, che peraltro proprio in quelle settimane era sotto l’"attenzione" di un’inchiesta dei carabinieri che definiva questa formazione un mix di guerriglia sociale e internazionalismo, facendo riferimento ai suoi legami stretti con i partiti mlm e le formazioni presenti in diversi paesi di Asia, Africa, America Latina impegnate in guerre popolari, progetti di guerre popolari e lotte armate antimperialiste;

in quelle giornate che vedevano la costante mobilitazione di tutte le forze sociali e politiche che denunciavano e combattevano la così definita “globalizzazione antimperialista” ed era evidente che questa formazione non rigettava affatto la “semplificazione” dei carabinieri, lavorava per dare ad essa basi strategiche e programmatiche e organizzazione nazionale e internazionale in grado di supportare questo progetto; 

scriveva: “Mao Tse Tung ha detto “il marxismo è composto da numerose verità che possono essere riassunte in un’unica frase: “ribellarsi contro i reazionari è giusto". 

"Questa semplice frase vuol dire per i proletari di tutto il mondo, per i popoli oppressi ribellarsi contro l’imperialismo, contro l’ordine del G8 è giusto e necessario. Questa verità si applica tanto più ai proletari che vivono nel ventre stesso della bestia, i proletari dei paesi imperialisti”.

Aggiungevamo che, nella condivisione delle forze mlm operanti nei paesi oppressi dall’imperialismo

che individuano la contraddizione principale in quella tra le superpotenze imperialiste – che venivano identificate con Usa e Russia, e in forma minori altri paesi imperialisti, europei, Giappone, ecc. - e i popoli e nazioni oppresse, per noi “la contraddizione fondamentale che sta alla base di questa è quella tra borghesia e proletariato che trova il suo cuore pulsante negli apparati industriali ancora situati nella metropoli imperialiste… l’esperienza storica ha già dimostrato che la ribellione contro il sistema è possibile anche nei paesi occidentali, facendo riferimento alla grande protesta sfociata nel ‘68…”.

Questo riferimento però segnalava come in Italia… “il movimento della ribellione giovanile ha incontrato il movimento della classe, la classe operaia in lotta innanzitutto" e che questa ribellione si era trasformata in "movimento rivoluzionario, in lotta senza quartiere per l’abbattimento del potere borghese con ogni mezzo necessario, fino allo scontro armato”.

Era questa in sostanza l’indicazione che davamo al movimento in corso, da Seattle a Genova, e la davamo per contrastare le posizioni dominanti anche in quel movimento che promuovevano sì un’antagonismo sociale ma sempre all’interno di una visione che non puntava esplicitamente alla rivoluzione nella metropoli imperialista.

Chiaramente eravamo ben consapevoli che nell’occidente capitalista e imperialista non era questione principalmente delle condizioni oggettive che mancassero, bensì quelle soggettive: “… la direzione proletaria come egemonia sull’insieme del movimento attraverso lo strumento fondamentale del partito rivoluzionario della classe”. Contrastavamo le posizioni che parlavano di fine della classe operaia e del proletariato, utilizzando gli argomenti della “rivoluzione tecnologica”, la “produzione a rete”, la “frammentazione”; spiegavamo che questa era un’estensione, anche se non specificatamente della classe operaia, ma del proletariato in senso lato. E segnalavamo: “… il proletariato non è scomparso o marginalizzato come classe" quanto che era frammentato e marginalizzato nel suo peso politico. "Il proletariato senza il suo Partito non ha peso e non è in grado di avere una propria autonomia politica e ideologica”.

Scrivevamo con nettezza: “… oggi compito dei comunisti, dei sinceri rivoluzionari è quello di costruire nuovi partiti in grado di incorporare le migliori avanguardie della classe e tracciare vie specifiche verso la conquista dl potere. Per fare questo non basta costruire nuovi partiti comunisti, occorre invece costruire Partiti comunisti di tipo nuovo”.

Per dare forza a questo concetto davamo rilievo e risalto alla guerra popolare in Perù e all’esplosiva, in quel momento, sviluppo della guerra popolare in Nepal. Davamo risalto all’esistenza di un movimento rivoluzionario internazionalista come centro di raccolta di Partiti e organizzazioni mlm di tutto il mondo e nucleo embrionale di una nuova internazionale. E quindi affermavamo: “il marxismo-leninismo-maoismo è l’unica ideologia in grado di portare alla costruzione di Partiti comunisti rivoluzionari di tipo nuovo. Essa rappresenta il più alto sviluppo della scienza del proletariato e si dimostra nell’esperienza quotidiana di ampie masse in tutto il mondo come l’unica in grado di forgiare avanguardie capaci di produrre pensiero specifico, cioè di applicare creativamente il mlm alle condizioni concrete di ogni paese, quelli oppressi come quelli imperialisti. 

Certo a 20 anni rileviamo che quel movimento di Genova 2001 non ha tenuto ed è stato stroncato dalla repressione di Stato, che giustamente viene assunta a simbolo generale di come l’imperialismo e i suoi Stati hanno combattuto quel movimento. Ma non è la repressione l’aspetto principale che lo ha schiacciato, ma le posizioni ideologiche, politiche e la prassi delle forze egemoni in esso, espressione di una visione e concezione piccolo borghese e di una critica non scientifica e non rivoluzionaria alla cosiddetta “globalizzazione imperialista”. 

Quando oggi si afferma, e lo affermano esponenti decaduti o addirittura truffatori politici, riunitisi a Genova nei giorni scorsi in insignificanti assemblee, che noi avevamo ragione, si tratta, senza voler dire frasi insultanti, della “ragione dei fessi”. 

Riaffermare i concetti base a 20 anni, certo non salva l’anima neanche a noi, perché non c’è dubbio che avevamo una visione ottimistica, volenterosa, ma velleitaria, sia del processo di costruzione del Partito comunista di tipo nuovo, sia della tenuta e sviluppo delle guerre popolari e dello stesso Movimento rivoluzionario internazionale. 

Una visione smentita dai fatti, con una teoria e una prassi da noi interpretata che anch’essa alla luce dei fatti non ha portato al risultato anche minimo di dare basi teoriche, ideologiche, strategiche più profonde e sviluppo del pensiero specifico in teoria e prassi che potesse raggiungere il risultato della costruzione del Partito comunista di tipo nuovo.

Riprendere i temi di questo articolo è per noi un’affermazione forte di quei concetti e un’autocritica per non aver trovato la strada per segnare un passo irreversibile che sarebbe stato allora, e ancor più a 20 anni, il vero risultato della battaglia di Genova e degli insegnamenti che da quelle giornate si potevano trarre. 

E' anche nelle lezioni di quelle giornate e nel bilancio di questi 20 anni che si cela l’arcano e il piano di lavoro per la ricostruzione del Partito comunista di tipo nuovo e della nuova organizzazione internazionale del proletariato che raccolga l’eredità del collassato Movimento rivoluzionario internazionalista. 

proletari comunisti - PCm

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