pentastell
Tutti fuori alle prefetture per esigere il ritiro immediato dell'infame Pacchetto Sicurezza di Salvini che vuol punire
col carcere gli scioperi nella logistica!
Giornata di lotta proposta dal SI.COBAS, alla quale aderiamo
proletari comunisti
Il "Decreto sicurezza" è contro le lotte operaie e dei movimenti
Il
"Decreto sicurezza" è un decreto non solo razzista e
liberticida ma intende intervenire direttamente contro le lotte degli
operai e dei movimenti, in particolare della casa.
Su
questo è necessario che gli scioperi annunciati da parte dei settori
del sindacalismo di classe e di base abbiano chiaro che la lotta
contro questo decreto e questo governo è il centro e l'obiettivo in
questa fase di ogni mobilitazione dei lavoratori che non voglia
essere di pura difesa e sussistenza.
Su un
punto fascismo e razzismo si uniscono in forme specifiche, e riguarda
l'articolo sui blocchi stradali che può comportare l'espulsione per
gli operai migranti che sono oltre il 16% nel settore della
logistica.
Il
picchettaggio stradale diventa un crimine punibile con la reclusione
da uno a sei anni, e in caso di condanna di un lavoratore straniero,
costui potrà anche essere espulso dal paese revocandogli il
permesso di soggiorno e di lavoro.
permesso di soggiorno e di lavoro.
E'
evidente che questo art. 25 del decreto Salvini ha un obiettivo
preciso: le lotte dei facchini della logistica che sono ormai un
settore importante della lotta doi classe nel nostro paese e
dell'ingresso in prima linea degli operai immigrate nelle fila del
proletariato nel nostro paese.
Nelle
lotte degli operai della logistica, come è dimostrato dalla pratica
di questi ultimi anni, in
occasione
di scioperi, fatti per il salario, il lavoro, i diritti e soprattutto
il principale dei diritti, quello di potersi organizzare con un
sindacato di classe e combattere schiavismo e sfruttamento, il blocco
delle strade di accesso ai magazzini o di ingresso dei camion in essi
sono una delle principali forme di lotta utilizzate. Il decreto
colpisce proprio queste lotte e questi lavoratori e risponde ai
precisi interessi dei padroni e padroncini del settore.
Era
stata la Confetra, una delle principali confederazione dei padroni
nel settore, a dichiarare pochi mesi fa: "L'impossibilità di
sopportare ancora la strumentalizzazione di lavoratori stranieri per
realizzare blocchi e picchettaggi promossi da organismi
pseudosindacali che spesso con l'aiuto di estranei impongono la loro
volontà ad altri lavoratori anche con la violenza".
Sono
le lotte di diverse realtà lavorative, quelle più estese del
Si.Cobas, quelle dello Slai cobas per il sindacato di classe a Bergamo
e di altri spezzoni del sindacalismo di base che diventano "crimine",
dopo che in tutti questi mesi in tutte queste lotte sono stati usati
tutti i mezzi illegali possibili, cariche poliziesche, aggressioni
fisiche degli attivisti, ignobili montature con accuse di sabotaggio,
cominciate a Bergamo nei confronti degli operai dello Slai cobas per
il sindacato di classe ed estesisi in altre lotte del Si.Cobas, fino
alla grave e oscena montatura contro Aldo Milani.
Ma
tutto questo non ha fermato le lotte.
Ora,
però, con il decreto sicurezza di Salvini /Di Maio si tenta il colpo
grosso.
Ora
padroni e Stato intendono usare appieno questo decreto per riprendere
il comando dispotico e dittatoriale su questi posti di lavoro e
imporre come unica legge quella dello schiavismo operaio, dei turni
insostenibili, dell'assenza di garanzie, dei ricatti, delle
violazioni su salario e sicurezza, del sistema mafioso e truffaldino
degli appalti e dei subappalti, dell'utilizzo delle false
cooperative.
L'art.
25 non ha trovato finora neanche una voce, neanche un comunicato di
critica da parte dei sindacati confederali che nel settore sono
padroncini essi stessi o bracci operativi di padroni e padroncini per
realizzare il ricatto e la divisione dei lavoratori.
In
questo senso, la battaglia su questo decreto acquisisce i caratteri
di una guerra di classe che domanda una ferrea unità e uno spirito
di combattimento tra i lavoratori e il sindacalismo di classe che li
organizza. Per questo lo sciopero del 26 ottobre può e deve essere
sostenuto solidarmente da tutti i lavoratori dotati di coscienza di
classe
proletari
comunisti/PCm Italia
30
settembre 2018
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