da 'La bottega dei barbieri'
Con il decreto-Salvini, il presunto
governo “anti-sistema” dimostra di servire fedelmente gli
interessi della classe dominante (del sistema). Il decreto prevede
infatti:
- Abolizione del permesso per protezione umanitaria. Questo permesso, estendibile da 6 mesi a 2 anni, tutelava persone fuggite da paesi martoriati da guerre, disastri naturali o persecuzioni politiche. Al suo posto viene introdotto un permesso per “casi speciali”, così eccezionali da poter essere contati sulle dita di una mano. Per esempio, potrà essere concesso alle vittime di “grave sfruttamento lavorativo” … ma in un paese come l’Italia in cui il super-sfruttamento del lavoro degli immigrati è la norma, chi mai potrà ottenerlo?
- Estensione e indurimento delle misure restrittive contro richiedenti asilo e immigrati. Richiedenti asilo e immigrati in attesa di rimpatrio potranno essere trattenuti nei Cpr per 180 giorni, anziché 90. Sarà ancor più facile negare o revocare lo status di rifugiato o di titolare diprotezione internazionale. Ai richiedenti asilo è vietato iscriversi all’anagrafe dei comuni e chiedere la residenza. Può essere negato l’accesso alla cittadinanza anche ai coniugi di italiani, e si introduce la revoca della cittadinanza per i reati di “terrorismo”.
- Svuotamento degli SPRAR – le sole strutture che talvolta fanno qualcosa per l’integrazione lavorativa degli immigrati – e potenziamento delle strutture di reclusione amministrativa (Cpr, Cas, Hotspot): proprio i luoghi in cui gli abusi delle “forze dell’ordine” non si contano, i diritti più elementari vengono calpestati, le truffe e le irregolarità contabili sono quasi la regola.
- Reintroduzione del reato di blocco stradale, che era stato depenalizzato, con pene da 1 a 6 anni. Inoltre, inasprimento delle pene per gli occupanti di case, con la reclusione fino a 4 anni e multe fino ad oltre 2.000 euro – pene raddoppiate rispetto a quelle previste dal codice fascista Rocco, con la possibilità per i giudici di ricorrere alle intercettazioni telefoniche. Infine, ulteriore militarizzazione dei vigili urbani con la dotazione di pistole taser, armi “non letali” che però uccidono, ed estensione dei DASPO urbani.
- Liberalizzazione della vendita dei beni sequestrati ai mafiosi. Prima era solo a favore di enti pubblici, associazioni di categoria e fondazioni bancarie; ora viene allargata a tutti i privati purché non siano direttamente legati ai vecchi proprietari mafiosi. In un paese in cui le mafie sono così potenti che diversi presidenti del consiglio sono stati messi sotto inchiesta per favori e contiguità con il crimine organizzato, figurarsi se questo avrà problemi a trovare dei prestanome per reimpossessarsi dei beni sequestrati.
Questo decreto è un regalo ai padroni
perché aumenta il numero di immigrati costretti a restare in Italia
senza permesso di soggiorno. Da circa 10 anni sono stati di fatto
aboliti i “decreti flussi” con cui venivano regolarizzati ex-post
gli immigrati senza permesso. Quindi, salvo che in un numero molto
limitato di casi, non è più possibile entrare in Italia
regolarmente, né essere regolarizzati, per ragioni di lavoro. Il
decreto-Salvini riduce drasticamente questa possibilità anche per i
richiedenti protezione internazionale perché sopprime la protezione
umanitaria, che è la principale via di accesso ai permessi per
“protezione”; gli immigrati regolarizzati come richiedenti asilo
politico sono infatti pochissimi, meno del 10% delle domande. Abolire
la protezione umanitaria è una decisione particolarmente spietata
nei confronti delle donne emigranti e richiedenti asilo, che per
arrivare oggi in Italia subiscono molto spesso violenze devastanti.
Al contrario di quel che dicono Salvini
e i suoi compari di merende grillini, quindi, il risultato –
voluto! – sarà quello di produrre nuovi immigrati “irregolari”.
Secondo il Consiglio italiano per i rifugiati, nel 2020 gli attuali
500-600.000 “irregolari” saranno cresciuti di 130.000 unità. In
altre parole, sarà più estesa la riserva di forza-lavoro per le
mansioni più pesanti e pericolose. Il governo mette questa carne da
macello a disposizione dei padroni d’ogni tacca e colore, leghisti,
grillini, forzitalioti e le coop “rosse” dei piddini, perché il
suo sfruttamento nella produzione “sommersa” è per l’Italia
uno strumento fondamentale per restare a galla nella competizione
mondiale. Scontate le conseguenze: concorrenza al ribasso nel mercato
del lavoro e sistematico affossamento della condizione di tutti i
lavoratori. Il “governo del cambiamento” si muove dunque in
perfetta continuità con i precedenti governi neo-liberisti di destra
e centro-sinistra. Anche per la banda Salvini-Di Maio la politica
migratoria serve più che mai a garantire maxi-profitti agli
sfruttatori del lavoro sia immigrato che autoctono, anche attraverso
la contrapposizione innaturale tra proletari immigrati e proletari
autoctoni.
Nel caso delle imprese mafiose, poi, il
regalo è doppio. Primo, perché di fatto lo Stato spinge nelle loro
grinfie altre migliaia di persone prive di tutele e
ultra-ricattabili, che possono facilmente essere utilizzate per lo
spaccio di droga e altre attività anti-sociali. Secondo, perché il
decreto-Salvini autorizza a vendere al “miglior offerente” i beni
confiscati alle imprese della criminalità organizzata. Viene così
cancellato il divieto di vendere a generici privati i beni mafiosi
sequestrati, che era volto a impedire alle mafie di reimpossessarsene
tramite prestanome. Negli ambienti che hanno dato disposizione di
votare Cinquestelle e Lega il 4 marzo, di sicuro si è brindato. E
come!
Naturalmente, il governo del “popolo”
non poteva dimenticare i palazzinari. E infatti il decreto-Salvini
punisce chi – si tratta per lo più di autoctoni – deve affermare
con l’occupazione di immobili sfitti un “diritto all’abitare”
altrimenti negato. Il decreto raddoppia le pene per chi viola il
“sacro diritto di proprietà” – parole di Salvini, diventato la
stella polare dei “sovranisti di sinistra”, che senza nessuna
vergogna si trovano in compagnia anche del presidente di
Confindustria (“crediamo fortemente nella Lega, per la quale
abbiamo grandi aspettative”), dei produttori di armi, dei vari
Bannon, Le Pen, Kurz, Orban, etc.
Né poteva mancare una misura contro le
lotte della logistica cresciute intorno al SI-Cobas, le più accese
dell’ultimo decennio. A giugno scorso Marcucci, presidente della
Confederazione generale italiana dei trasporti e della logistica
(Confetra), dopo aver ripudiato, a parole, caporalato, “cooperative
spurie”, “esternalizzazioni in dumping sociale”, ed esaltato il
Ccnl e la parità di condizioni tra “lavoratori italiani e
stranieri” (ma che brava persona!), concludeva così: “Proprio
per questo crediamo che le aziende associate abbiano il diritto di
rappresentare allo stato l’impossibilità di sopportare ancora la
strumentalizzazione di lavoratori stranieri per realizzare blocchi e
picchettaggi promossi da organismi pseudo sindacali che spesso con
l’aiuto di estranei impongono la loro volontà ad altri lavoratori
anche con la violenza”. Detto fatto. Il decreto Salvini&Co
inasprisce le pene per i blocchi stradali. I boss della logistica
dispongono ora di una nuova arma per colpire chi ha reagito veramente
al caporalato, alle “cooperative spurie”, alle violazioni del
Ccnl e alle discriminazioni sistematiche ai danni degli immigrati:
ovvero i lavoratori organizzati, soprattutto immigrati.
Insomma il decreto Salvini/Di Maio,
approvato all’unanimità dal consiglio dei ministri leghisti e
grillini quanto mai uniti e solidali su questo, firmato da
Mattarella, porta “maggiore sicurezza” solo a palazzinari, cosche
mafiose, boss della logistica e padroni d’ogni sorta. Aumenta le
discriminazioni contro i richiedenti asilo, già colpiti duramente un
anno fa dai decreti-Minniti, che prevedevano per le loro domande un
solo grado di giudizio. Produce masse di “irregolari” sfruttabili
a volontà per due soldi, riducendo alcuni di loro a potenziale
manovalanza del business della droga. Le declamazioni sulla “maggiore
sicurezza” per l’intera popolazione, specie quella delle aree
urbane più degradate, non sono altro che squallida demagogia. Un
esempio. In luglio c’è stata una spettacolare retata a Mestre, la
città dove più si muore per droga in Italia, condotta, ovviamente,
in nome della “tolleranza zero” contro gli “spacciatori
immigrati”. Ma in pochi giorni tutto è tornato come prima. La
politica di “tolleranza zero” di Salvini serve solo a colpire i
pesci piccoli che essa stessa crea. Non tocca quelli grossi, le
italianissime e potenti mafie che i traffici li gestiscono, ai cui
interessi il decreto-Salvini viene incontro in maniera plateale. Del
resto, la disgregazione sociale causata dall’industria globale
della droga è stata, da Woodstock in poi, un fattore di
stabilizzazione a tutto e solo vantaggio dei poteri forti della
società capitalistica. Ci possiamo liberare da questo flagello solo
con una lotta unitaria di giovani e lavoratori autoctoni e immigrati,
che attacchi, oltre le grandi organizzazioni della criminalità
italiana e i suoi complici stranieri, anche lo Stato che li protegge.
Né si tratta solo di questo. L’isteria
securitaria che questo governo ha creato ad arte contro i richiedenti
asilo e gli immigrati, serve a colpire – insieme a loro – il
diritto di sciopero, di critica e di opinione, il movimento per il
diritto all’abitare, i pochi spazi sociali autogestiti rimasti, in
un disegno repressivo, interno ed esterno, che prevede il
rafforzamento degli organici della polizia e delle missioni militari
all’estero.
C’è un solo modo per fermare questo
disegno: la lotta di massa, l’unità tra proletari italiani e
immigrati, il fronte unico anti-razzista, anti-capitalista,
internazionalista.
Piazzale Radaelli 3 – Marghera
Nessun commento:
Posta un commento