Dal libro "Formazione operaia - lo studio rivolto agli operai de L'imperialismo fase suprema del capitalismo di Lenin.
La
spartizione del mondo tra i complessi capitalistici
Questo
capitolo ci porta nella situazione che stiamo vivendo ai nostri
giorni e ci fornisce un importante strumento per comprendere le
posizioni giuste e le posizioni sbagliate.
Scrive
Lenin:“Le associazioni monopolistiche dei capitalisti - cartelli,
sindacati, trust - anzitutto spartiscono tra loro il mercato interno
e si impadroniscono della produzione del paese. Ma in regime
capitalista il mercato interno è inevitabilmente connesso col
mercato esterno. Da lungo tempo il capitalismo ha creato il mercato
mondiale. E a misura che cresceva l’esportazione di capitali, si
allargavano le relazioni estere e coloniali e le “sfere di
influenza” delle grandi associazioni monopolistiche, “naturalmente”
si procedeva sempre più verso accordi internazionali tra di esse e
verso la creazione di cartelli mondiali.
Questo
è un nuovo gradino della concentrazione mondiale del capitale e
della produzione, un gradino molto più elevato del precedente”.
Lenin
nella sua straordinaria opera ‘L’imperialismo’ già qui
definisce lo stato del mondo che a cent’anni di distanza è ancora
lì, a dimostrarci la differenza tra scienza e visioni superficiali,
tra marxismo e ciarlataneria.
Quello
che serve oggi ai proletari è innanzitutto la chiarezza semplice del
mondo in cui vivono,
chiarezza su chi sono i nemici, chiarezza del
perchè gli operai di tutto il mondo, i popoli e le classi oppresse
dall’imperialismo devono unirsi, e che solo da questa unità
internazionale può scaturire la forza materiale per combattere
questo sistema.
Lenin
nella sua opera non si limita ad enunciare il processo ma lo analizza
attraverso i dati a sua disposizione per renderlo inoppugnabile,
prendendo in considerazione quei settori dell’economia,
dell’industria che ne sono il cuore e l’espressione visibile del
capitalismo nella sua fase imperialista.
E’
sempre necessario e lodevole in ogni epoca in cui ci si trova e si
utilizza l’imperialismo di Lenin, fare questa analisi aggiornata,
utilizzando i dati dell’epoca. Ma non è questo lo scopo del corso
di formazione che ha invece l’obiettivo chiaro e semplice di dare
ai proletari che vogliono capire e lottare contro il mondo esistente,
l’arma per leggere i processi che sono comunque sotto gli occhi di
tutti e che producono gli eventi generali e particolari delle
condizioni di vita e di lavoro delle masse.
Con
i progressi nella tecnica del capitalismo, i “cartelli” si
concentrano sempre più e, grazie alla funzione che svolgono le
banche, diventano concentrazioni industriali e finanziarie, e nelle
crisi, in realtà, lungi dall’andare in rovina, accelerano quei
processi che portano all’aumento della potenza di fuoco dei grandi
cartelli industrial-finanziari, che possiamo chiamare, per
semplificare, multinazionali. Sin dall’epoca di Lenin erano nei
grandi paesi capitalistici, segnatamente Usa e Germania, che si
concentravano questi cartelli e questi processi.
Nel
tempo è chiaro che si è sgranato il quadro dei paesi del mondo e
che comunque il centro di esso è divenuto sempre più gli Usa.
La
sgranatura dei paesi capitalisti e di paesi imperialisti e dei
cartelli a cui essi fanno riferimento, ha portato innanzitutto ad una
spartizione mondiale dei mercati tra questi paesi. Una spartizione
non immutabile, ma, come dice Lenin, “...la divisione del mondo tra
due potenti trust non esclude che possa avvenire una nuova
spartizione non appena sia mutato il rapporto delle forze, in
conseguenza dell’ineguaglianza di sviluppo come effetto di guerre,
di crack, ecc.”.
Lenin
prende in considerazione l’industria del petrolio e delle altre
fonti energetiche per spiegare come funziona tutto il gioco che da
vita alle spartizioni del mondo e le lotte che esso provoca. Racconta
come si sviluppa la contesa e l’espansione del gruppo americano
Rockefeller, la Standard Oil e il gruppo anglo-olandese della Shell.
Come
si sviluppò in Germania, invece, l’azione della Deutsche Bank per
appropriarsi delle sorgenti di petrolio e come soccombette all’azione
della Stan- dard Oil.
Lo
stesso avviene oggi con le famose “sette sorelle”, e gli altri
grandi monopoli messi in piedi dalla concorrenza europea, russa.
Interessante
è come Lenin mostra il movimento reale che sta dietro le battaglie
dei governi e le battaglie parlamentari, come la stampa diventi
immediatamente tutta allineata, patriottica e di Stato, quando si
tratta di difendere gli interessi delle multinazionali del prop- rio
Stato, e come si diventi paladini, in certe fasi, dell’industria di
Stato e in altre dello smantellamento di esse.
Citando
una rivista berlinese nel libro si scrive: “I nostri socialisti di
Stato, che si lasciano accecare da belle teorie, dovrebbero
finalmente accorgersi che in Germania i monopoli non hanno mai avuto
né lo scopo né il risultato di giovare al consumo e neppure quello
di assicurare allo Stato una partecipazione ai guadagni degli
imprenditori, ma hanno sempre servito soltanto a risanare, con
l’aiuto dello Stato, industrie private sull’orlo del fallimento”.
Da
qui Lenin trae la conclusione: “Da esse scorgiamo, all’evidenza,
come, nell’età del capitale finanziario, i monopoli statali e
privati s’intreccino gli uni con gli altri e tanto gli uni quanto
gli altri siano semplicemente singoli anelli della catena della lotta
imperialistica tra i monopolisti più cospicuiper la spartizione del
mondo”. Anche oggi i “socialisti di Stato” e i sindacati che ad
essi fanno riferimento, anche quando si tingono di estrema sinistra,
con la parola d’ordine delle “nazionalizzazioni” svolgono
esattamente il ruolo che Lenin individuava nei socialisti di Stato
della Germania. Essi non sono, né saranno mai rappresentanti degli
interessi degli operai e dei lavoratori, ma anelli della lotta tra
monopolisti dentro la spartizione del mercato e del mondo.
E’
fondamentale nell’epoca descritta da Lenin, in cui tuttora noi
viviamo, combattere tutte le forme di travisamento di essa e che sono
a base di ogni politica riformista e pacifista di teorici, partiti e
organizzazioni che si rifanno o influenzano i proletari e le masse
popolari.
Lenin
deve ribadire con forza nei confronti di Kautski che: “I cartelli
internazionali mostrano fino a qual punto si siano sviluppati i
monopoli capitalistici, e quale sia il motivo della lotta tra i
complessi capitalistici... Infatti può mutare. e di fatto muta
continuamente la forma della lotta, a seconda delle differenti
condizioni parziali e temporanee; ma finchè esistono classi non muta
mai assolutamente la sostanza della lotta, il suo contenuto di
classe”.
Gli
opportunisti invece si basano sulla forma. E’ il caso, per esempio,
di chi vede l’azione di un imperialismo e non di un altro, nelle
contese economiche come nelle guerre. E’ il caso di chi, quando
l’imperialismo fa la guerra lo condanna, quando conduce la sua
azione di dominio con la pace, lo appoggia.
Lenin
dice: “I capitalisti si spartiscono il mondo non per la loro
speciale malvagità, bensì perchè il grado raggiunto dalla
concentrazione li costringe a battere questa via, se vogliono
ottenere dei profitti. E la spartizione si compie “proporzionalmente
al capitale”, “in proporzione alla forza”, poiché in regime di
produzione mercantile e di capitalismo non è possibile alcun altro
sistema di spartizione”.
I
riformisti invece quando un imperialismo è minore in proporzione al
capitale o è minore in proporzione alla forza, combattono
l’imperialismo maggiore, e sostengono coscientemente o
incoscientemente, a parole o spesso coi fatti, l’imperialismo
minore.E’ questo che c’è dietro nei giorni nostri all’appoggio
alla Russia di Putin rispetto agli Usa in alcuni scacchieri
internazionali, è questo che c’è dietro al sostegno ai paesi
europei nei confronti dell’”impero americano” ed è questo che
c’è dietro i cosiddetti “no euro” nei singoli paesi
imperialisti e capitalisti europei nella contesa rispetto alla
Germania, ecc.
Essi
esaminano la forma della lotta, quindi di questa contesa, ma non la
sostanza, direbbe Lenin. Lotta, come dice Lenin, che “oggi può
essere pacifica, domani bellica, dopodomani nuovamente pacifica”.
Tutte
queste lotte si muovono dentro la spartizione del mondo, la
spartizione economica del mondo e la spartizione territoriale del
mondo, la lotta per le colonie, la “lotta per il territorio
economico”.
Tutti
i sostenitori dell’imperialismo russo, tutti i sostenitori del “No
euro”, qualunque sia la veste che si danno, sono forze filo
imperialismo e conciliatrici con esso.
Nessun commento:
Posta un commento