venerdì 29 settembre 2017

pc 29 settembre - Marlane di Praia a Mare - si riapre la vicenda giudiziaria

Il Fatto Quotidiano 28 settembre 2017
Marlane, nuova inchiesta e sequestro dell’azienda da parte del Noe: “29 morti e 9 malati” a causa dei veleni. Pochi giorni fa è arrivata l’assoluzione in appello per gli imputati del processo nato dall’inchiesta sui veleni della Marlane, la fabbrica tessile dell’imprenditore Pietro Marzotto. Neanche una settimana e lo stabilimento di Praia a Mare si trova al centro di un’altra inchiesta coordinata dal procuratore di Paola, Pier Paolo Bruni, e del pm Teresa Valeria Grieco. Stamattina, infatti, la Marlane è stata sequestrata dai carabinieri del Noe, guidati dal maggiore Gerardo Lardieri. I sigilli arrivano dopo gli avvisi di garanzia notificati ai responsabili e ai dirigenti della società. Sette in tutto gli indagati. Si tratta degli amministratori delegati della Marlane Silvano Storer e Antonio Favri, ma anche dei responsabili dei vari settori Vincenzo Benincasa, Salvatore Cristallino, Ivo Comegna, Carlo Lomonaco e Attilio Rausse.
L’inchiesta del Noe ha consentito alla Procura di scoprire altri 29 morti e 9 persone che hanno subito “lesioni gravissime” a causa dei veleni utilizzati soprattutto nei reparti di tintoria e cucina colori. Ventinove morti che si aggiungono a oltre un centinaio di dipendenti deceduti e per i quali i familiari erano stati riconosciuti parti offese nel processo in cui è stato assolto l’imprenditore Marzotto (non indagato nella nuova inchiesta).
Dagli accertamenti eseguiti dai carabinieri, le malattie che hanno colpito questi lavoratori vanno dal tumore vescicale a quello a cellule di Merkel passando per l’ipertiroidismo ed epatite cronica aggressiva. Chi non è stato ucciso dai veleni, secondo la Procura ha però subito “lesioni gravissime”. Come i nove operai ai quali sono state riscontrate “patologie neoplastiche e non”, ex dipendenti della Marlane che ancora oggi combattono con tumori alla mammella, carcinomi spino-cellulari, carcinomi vescicali, adenomi prostatici, ipertiroidismo ed epatite cronica aggressiva.
Leggendo i capi di imputazione, gli indagati avrebbero omesso di “informare i lavoratori in ordine ai rischi specifici cui erano esposti”. Inoltre, avrebbero omesso “di fornire ai lavoratori i necessari dispositivi di protezione (occhiali protettivi a tenuta di sicurezza, guanti specifici protettivi, maschere con filtri e attrezzature respiratorie adatte)”. Gli operai non usavano nemmeno le “tute specifiche” obbligatorie in reparti come quello della tintoria “in cui avvenivano le lavorazioni pericolose e insalubri” e dove non c’erano neanche “idonei sistemi di aspirazione per impedire o ridurre lo sviluppo e la diffusione di polveri derivanti dai reparti di tessitura, finissaggio, roccatura, filatura, vaporizzo, carbonizzo e cucina colori”.
Stando alle carte dell’inchiesta, inoltre, i lavoratori non venivano sottoposti alle “prescritte visite e controlli medici periodici” mentre gli indagati “omettevano di effettuare la valutazione dei rischi in generale rispetto all’esposizione ad agenti chimici nonché la valutazione del rischio specifico relativo all’esposizione a fibre di amianto”. Tutti reati per i quali buona parte degli indagati ha già sostenuto due processi nei quali però non erano rientrati i “nuovi” 29 morti sui quali stanno facendo luce i carabinieri.
Ma non è l’unica scoperta del Noe che ha spinto la Procura di Paola a chiedere e ottenere dal gip il sequestro della Marlane. Grazie ai rilievi geofisici con il georadar, infatti, gli uomini del maggiore Gerardo Lardieri sospettano “quattro aree anomale nel sottosuolo del ‘magazzino dei filati’ (realizzato nel 2000, ndr) e un’anomalia nel sottosuolo dove è stato costruito il depuratore delle acque reflue urbane del Comune di Praia a Mare”.

Marlane: la fabbrica dei veleni

La Marlane di Praia a Mare (CS), fabbrica tessile del gruppo Marzotto, dal 1973 al 2001 ha causato oltre 100 operai morti per tumore e altri 60 ammalati ancora oggi. Il territorio e il mare di Praia sono serviti da discarica per i rifiuti tossici delle lavorazioni. Tutto questo è avvenuto con la complicità delle amministrazioni locali e dei partiti (di centro destra e centro sinistra), delle autorità sanitarie, di Cgil-Cisl-Uil, dei mezzi di “informazione”; che per anni hanno negato, minimizzato, insabbiato, ma anche criminalizzato chi lottava contro il lavoro portatore di morte, contro
la fabbrica dei veleni. La strage di Praia a Mare non è avvenuta “per caso”, per “mancata conoscenza” dei prodotti usati nel ciclo lavorativo. La strage di Praia è avvenuta per scelta, la scelta del profitto. Quella scelta che vede nelle misure di sicurezza, nella salvaguardia della salute e delle vite di chi lavora, solamente un elemento aggiuntivo del “costo del lavoro”, un onere da evitare con cura per non diminuire i profitti, per “garantire” l’occupazione.

Il libro di Francesco Cirillo, scritto insieme all’operaio Luigi Pacchiano, è corredato dalle interviste di Giulia Zanfino.

Nel primo appello del 2014 tutti assolti gli imputati. Dopo dieci ore di camera di consiglio è questa la conclusione a cui sono giunti i giudici del Tribunale di Paola, in provincia di Cosenza, al termine del processo per la morte di un centinaio di operai dell’ex stabilimento Marlane di Praia a Mare, uccisi, secondo l’accusa, dai vapori respirati nella lavorazione dei tessuti. Una tesi non condivisa dal Tribunale che invece ha assolto i 12 imputati, tra i quali Pietro Marzotto, ex presidente del gruppo, accusati a vario titolo, oltre che di omicidio colposo, anche di disastro ambientale.

Ed ora anche in appello. La Corte di Catanzaro, questo pomeriggio, ha confermato la sentenza emessa il 19 dicembre 2014 dai giudici del Tribunale di Paola per i 12 imputati nel processo sulla morte di un centinaio di lavoratori dell’ex stabilimento tessile Marlane di Praia a Mare (Cosenza). Tra loro anche Pietro Marzotto.

Gli ex responsabili e dirigenti dello stabilimento dovevano rispondere, a vario titolo, di omicidio colposo plurimo, lesioni gravissime e disastro ambientale. Secondo l’originaria accusa, nel corso dell’attività dello stabilimento si sarebbero ammalate circa 159 persone tra dipendenti e familiari dei lavoratori, novantaquattro dei quali sono poi deceduti. Durante il processo di appello il pg Salvatore Curcio aveva chiesto alla corte di far effettuare una nuova perizia per accertare il nesso di causalità tra le morti degli operai e l’attività produttiva cui erano addetti. Richiesta non accolta dai giudici.

Al termine del processo, dunque, sono stati assolti, oltre a Marzotto, l’ex sindaco di Praia a Mare Carlo Lomonaco, imputato in qualità di ex responsabile del reparto tintoria, Silvano Storer, ex amministratore delegato del gruppo, Jean De Jaegher, Lorenzo Bosetti, ex sindaco di Valdagno (Vicenza) e consigliere delegato e vicepresidente della Lanerossi, Vincenzo Benincasa, Salvatore Cristallino, Giuseppe Ferrari, Lamberto Priori, Ernesto Antonio Favrin, Attilio Rausse e Ivo Comegna.

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