- Roma è una caserma: limitazione forzata allo sciopero, piazze vietate
Nella Capitale non si può scioperare per tutta la giornata. La “forte presenza turistica prevista nel fine settimana” (?) e la probabile alta adesione allo sciopero sono le ragioni per le quali la Prefettura ha deciso di ridurre, di fatto precettare, lo sciopero del trasporto locale previsto per il prossimo venerdì 29 settembre convocato dalla Usb. Dalle 24 ore lo sciopero quindi è limitato alla sola fascia 8,30 – 12,30.
I periodi di franchigia già esistenti (le cosiddette fasce di garanzia) a tutela della mobilità, costituiscono già una forte limitazione al diritto di sciopero e sono funzionali proprio al commercio
ed alla ricezione turistica. Che poi tra le motivazioni della limitazione forzata dello sciopero ci sia la sua probabile riuscita e che questo costituisca un motivo per vietarlo, lascia decisamente sconcertati!
Ma forse su questa aria da caserma che si respira ormai nella Capitale, pesa la cattiva coscienza sulle tagliole che le autorità comunali, regionali e prefettizie si apprestano a realizzare contro i lavoratori, oggi dell’Atac domani delle altre municipalizzate. Infatti gli stipendi degli autisti Atac saranno pagati dall’azienda ma solo come “anticipazione”. Oggi infatti il Tribunale di Roma ha accolto la domanda di concordato preventivo presentata dall’ Atac lo scorso 18 settembre 2017, avviando a tutti gli effetti il procedimento per la presentazione della proposta definitiva di concordato corredata del Piano e degli ulteriori documenti previsti dalla legge – prosegue la nota -. Il termine concesso è di 60 giorni e si compirà in data 27 novembre 2017. Sono stati nominati Commissari il Prof. Lener, il Prof. Sancetta e l’ Avv. Gratteri.
Secondo quanto riportato nel Comunicato al personale, firmato dal direttore dell’Atac Paolo Coretti, con il quale il popolo dei tranvieri romani ha appreso che lo stipendio del mese sarà una sorta di “prestito ponte”, soggetto al giudizio e all’autorizzazione del Tribunale e potrà anche essere richiesto indietro qualora la complessa procedura fallimentare avviata da Atac su indicazione del socio unico Roma Capitale non dovesse avere il andare in porto.
E’ così che l’incapacità di gestire la città, i suoi flussi turistici ed il pendolarismo (già enormemente penalizzato in condizioni di “normalità”), viene scaricata sui lavoratori ed utilizzata come arma per tappargli la bocca. Ad aggravare le cose è la consapevolezza che c’è un malessere diffuso e maggioritario nella categoria diventa una ragione per impedire che esso possa esprimersi.
Dopo il divieto della manifestazione a piazza Indipendenza per il pomeriggio del 29 settembre, poi autorizzata e infine nuovamente vietata, adesso è arrivato dalla Prefettura questo nuovo attacco alle libertà ed al diritto di espressione che conferma l’atteggiamento autoritario delle istituzioni romane.
La Questura non ha voluto che piazza Indipendenza diventasse il simbolo delle violenze ingiustificate ai migranti e della xenofobia di stato. E soprattutto non si vuole che si saldi il fronte delle ingiustizie, che si uniscano quelli che si vuole mantenere divisi.
La manifestazione di venerdi pomeriggio si sposta quindi in piazza del Campidoglio e la questione democratica diventa centrale. Mentre i piani di privatizzazione vanno avanti, mentre continuano a non pagare gli stipendi di centinaia (o migliaia?) di lavoratori in appalto, mentre continuano gli sgomberi nelle case popolari, intanto riducono fortemente lo sciopero e vietano le piazze. Questione democratica e questione sociale devono tornare a saldarsi, il 29 Roma è chiamata a non farsi imbavagliare.
I periodi di franchigia già esistenti (le cosiddette fasce di garanzia) a tutela della mobilità, costituiscono già una forte limitazione al diritto di sciopero e sono funzionali proprio al commercio
ed alla ricezione turistica. Che poi tra le motivazioni della limitazione forzata dello sciopero ci sia la sua probabile riuscita e che questo costituisca un motivo per vietarlo, lascia decisamente sconcertati!
Ma forse su questa aria da caserma che si respira ormai nella Capitale, pesa la cattiva coscienza sulle tagliole che le autorità comunali, regionali e prefettizie si apprestano a realizzare contro i lavoratori, oggi dell’Atac domani delle altre municipalizzate. Infatti gli stipendi degli autisti Atac saranno pagati dall’azienda ma solo come “anticipazione”. Oggi infatti il Tribunale di Roma ha accolto la domanda di concordato preventivo presentata dall’ Atac lo scorso 18 settembre 2017, avviando a tutti gli effetti il procedimento per la presentazione della proposta definitiva di concordato corredata del Piano e degli ulteriori documenti previsti dalla legge – prosegue la nota -. Il termine concesso è di 60 giorni e si compirà in data 27 novembre 2017. Sono stati nominati Commissari il Prof. Lener, il Prof. Sancetta e l’ Avv. Gratteri.
Secondo quanto riportato nel Comunicato al personale, firmato dal direttore dell’Atac Paolo Coretti, con il quale il popolo dei tranvieri romani ha appreso che lo stipendio del mese sarà una sorta di “prestito ponte”, soggetto al giudizio e all’autorizzazione del Tribunale e potrà anche essere richiesto indietro qualora la complessa procedura fallimentare avviata da Atac su indicazione del socio unico Roma Capitale non dovesse avere il andare in porto.
E’ così che l’incapacità di gestire la città, i suoi flussi turistici ed il pendolarismo (già enormemente penalizzato in condizioni di “normalità”), viene scaricata sui lavoratori ed utilizzata come arma per tappargli la bocca. Ad aggravare le cose è la consapevolezza che c’è un malessere diffuso e maggioritario nella categoria diventa una ragione per impedire che esso possa esprimersi.
Dopo il divieto della manifestazione a piazza Indipendenza per il pomeriggio del 29 settembre, poi autorizzata e infine nuovamente vietata, adesso è arrivato dalla Prefettura questo nuovo attacco alle libertà ed al diritto di espressione che conferma l’atteggiamento autoritario delle istituzioni romane.
La Questura non ha voluto che piazza Indipendenza diventasse il simbolo delle violenze ingiustificate ai migranti e della xenofobia di stato. E soprattutto non si vuole che si saldi il fronte delle ingiustizie, che si uniscano quelli che si vuole mantenere divisi.
La manifestazione di venerdi pomeriggio si sposta quindi in piazza del Campidoglio e la questione democratica diventa centrale. Mentre i piani di privatizzazione vanno avanti, mentre continuano a non pagare gli stipendi di centinaia (o migliaia?) di lavoratori in appalto, mentre continuano gli sgomberi nelle case popolari, intanto riducono fortemente lo sciopero e vietano le piazze. Questione democratica e questione sociale devono tornare a saldarsi, il 29 Roma è chiamata a non farsi imbavagliare.
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