domenica 24 settembre 2017

pc 24 settembre - Savona - la provocazione di revisionismo storico fascista mascherato ad opera di sindaci parafascisti non deve passare

Caso Ghersi, esposto di “Fischia il vento”: «Uso cinico della memoria»


Genova - L’associazione “Fischia il vento” ha presentato un esposto sulla vicenda della ragazzina uccisa dai partigiani per denunciare «elementi di opacità sul piano morale, su quello formale e su quello giudiziario che abbiamo segnalato alle autorità competenti affinché provvedano alla necessaria
valutazione».
Secondo il presidente, Giuliano Arnaldi, «i promotori formali e occulti di questa iniziativa» (l’affissione a Noli di una targa in memoria di Giuseppina Ghersi), avrebbero «cinicamente usato il sangue di quella povera ragazza per creare un luogo di celebrazione della Repubblica di Salò e per fare passare l’idea che la memoria dei partigiani e quella dei “repubblichini” meritino lo stesso onore».
L’esposto, presentato ai carabinieri di Villanova d’Albenga, riguarda l’iniziativa promossa da un consigliere comunale e appoggiata dal sindaco Niccoli ed è rivolto al procuratore della Repubblica, al prefetto e al questore: «Lunedì 25 settembre alle 10 saremo ricevuti dal prefetto di Savona, cui presenteremo aspetti formali relativi a questa vicenda», ha spiegato Arnaldi.

Ancora: «Di questa tristissima vicenda si è parlato troppo, in modo superficiale e strumentale. Fin dall’inizio abbiamo detto che si deve “fare legalità”: è il primo passo per evitare di usare la storia come una clava, per evitare di rimuoverla e invece per iniziare a elaborarla. Da qui il primo indispensabile passaggio: sollecitare la valutazione dei custodi della legalità repubblicana, ovvero le istituzioni. Seguiranno per ciò che ci riguarda altre iniziative sul piano etico e culturale, ma vista la gravità del momento non potevamo tacere: già altri chiesero nel passato monumenti che celebrassero le loro gesta, a cominciare dal gerarca nazista Albert Kesselring. Gli rispose Pietro Calamandrei, ed è sul pensiero che anche oggi ci spinge ad agire, “per dignità e non per odio”».

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