A piazza Venezia: Renzi te ne vai o no?
Ore
14: Dopo che centinaia di attivisti dei movimenti di lotta per la casa
hanno occupato Piazza Venezia l'unica risposta che è arrivata è stato
lo sgombero della piazza da parte della polizia, con 30 persone fermate.
In risposta allo sgombero è iniziato un corteo per Via dei Fori
Imperiali che continua a rimanere per le strade in presidio in attesa
che vengano liberati gli attivisti fermati!
Nella notte tra il 4 e il 5 dicembre, con un discorso che voleva essere esemplare, Renzi lasciava onori ed oneri al cosiddetto fronte del No. Riconosceva la sconfitta e preparava le valigie. La mattina dopo la visita al presidente Mattarella ci troviamo di fronte un’altra storia. Renzi rimane per approvare la
Legge di Bilancio e magari traghettare il Governo fino alle prossime elezioni, forse dopo che la Consulta nazionale il 24 gennaio si sarà espressa. Intanto lo stesso Mattarella proporrà proprio al premier dimissionario di fare un tentativo per formare un nuovo governo.
Che dire a chi pensava di essersi liberato di chi ha peggiorato sensibilmente le condizioni di vita del paese? State sereni, al massimo dovremo fare i conti con una nuova Finanziaria da digerire e probabilmente rinviare all’esito elettorale prossimo la definitiva cacciata del presidente del consiglio e dei suoi ministri?
Noi non ci stiamo! Questa volta non consentiremo che tutto rimanga come prima, come se non fosse accaduto nulla. Non accettiamo di stare a guardare un Natale che arriva e che non sarà uguale per tutti. Gli ultimi dati Istat ci raccontano un paese impoverito e con tanti giovani molto meno garantiti dei loro genitori, ed è per questo che l’81 per cento di chi ha tra 18 e 34 anni ha votato per il No e contro Renzi. Così come hanno espresso il loro voto negativo alla riforma costituzionale coloro che vivono nei quartieri periferici e al sud del paese, dove il disagio sociale è più forte e la precarietà è più diffusa.
Con la mobilitazione del No sociale abbiamo sostenuto la necessità di una rottura profonda con i provvedimenti di cui il premier si vanta ancora: Jobs Act, Piano Casa, Sblocca Italia, Buona Scuola. Così come abbiamo contrastato la logica delle grandi opere e dei grandi eventi. Una larga parte del paese è da tempo mobilitata perché le risorse vadano a finanziare welfare e diritti inevasi come quello alla casa, e tramite il voto referendario questo è stato ribadito con forza. Ora non è possibile fare passi indietro.
Come è accaduto immediatamente dopo il risultato elettorale che sanciva la sconfitta del “Partito Di Renzi” (PDR), dove in molti si sono mobilitati per spingere il premier ad andarsene, noi torniamo in una piazza ad alto valore simbolico per dare vita al nostro Natale precario. Il movimento per il diritto all’abitare chiama tutte e tutti a muoversi per non lasciare ancora famiglie e giovani precari o disoccupati o sottopagati, italiani e non, soli/e a fare conti che non tornano, a subire sfratti, sgomberi o pignoramenti.
Il 27 novembre abbiamo detto che la piazza è del popolo. Mai come in questo momento deve essere così. Se non è bastato il voto a cacciarlo via, sarà la mobilitazione a popolare a farlo. E questo lo deve comprendere anche l’amministrazione Raggi che ancora non ha dato quei segni di discontinuità necessari a Roma. Il no alle politiche renziane non può essere espresso solo nell’urna o con ordini del giorno a favore del No, aspettiamo che il governo della città si volti a guardare le emergenze sociali e le affronti con la necessaria autorevolezza.
Raggiungeteci al centro della città!
Movimento per il diritto all’abitare
Nella notte tra il 4 e il 5 dicembre, con un discorso che voleva essere esemplare, Renzi lasciava onori ed oneri al cosiddetto fronte del No. Riconosceva la sconfitta e preparava le valigie. La mattina dopo la visita al presidente Mattarella ci troviamo di fronte un’altra storia. Renzi rimane per approvare la
Legge di Bilancio e magari traghettare il Governo fino alle prossime elezioni, forse dopo che la Consulta nazionale il 24 gennaio si sarà espressa. Intanto lo stesso Mattarella proporrà proprio al premier dimissionario di fare un tentativo per formare un nuovo governo.
Che dire a chi pensava di essersi liberato di chi ha peggiorato sensibilmente le condizioni di vita del paese? State sereni, al massimo dovremo fare i conti con una nuova Finanziaria da digerire e probabilmente rinviare all’esito elettorale prossimo la definitiva cacciata del presidente del consiglio e dei suoi ministri?
Noi non ci stiamo! Questa volta non consentiremo che tutto rimanga come prima, come se non fosse accaduto nulla. Non accettiamo di stare a guardare un Natale che arriva e che non sarà uguale per tutti. Gli ultimi dati Istat ci raccontano un paese impoverito e con tanti giovani molto meno garantiti dei loro genitori, ed è per questo che l’81 per cento di chi ha tra 18 e 34 anni ha votato per il No e contro Renzi. Così come hanno espresso il loro voto negativo alla riforma costituzionale coloro che vivono nei quartieri periferici e al sud del paese, dove il disagio sociale è più forte e la precarietà è più diffusa.
Con la mobilitazione del No sociale abbiamo sostenuto la necessità di una rottura profonda con i provvedimenti di cui il premier si vanta ancora: Jobs Act, Piano Casa, Sblocca Italia, Buona Scuola. Così come abbiamo contrastato la logica delle grandi opere e dei grandi eventi. Una larga parte del paese è da tempo mobilitata perché le risorse vadano a finanziare welfare e diritti inevasi come quello alla casa, e tramite il voto referendario questo è stato ribadito con forza. Ora non è possibile fare passi indietro.
Come è accaduto immediatamente dopo il risultato elettorale che sanciva la sconfitta del “Partito Di Renzi” (PDR), dove in molti si sono mobilitati per spingere il premier ad andarsene, noi torniamo in una piazza ad alto valore simbolico per dare vita al nostro Natale precario. Il movimento per il diritto all’abitare chiama tutte e tutti a muoversi per non lasciare ancora famiglie e giovani precari o disoccupati o sottopagati, italiani e non, soli/e a fare conti che non tornano, a subire sfratti, sgomberi o pignoramenti.
Il 27 novembre abbiamo detto che la piazza è del popolo. Mai come in questo momento deve essere così. Se non è bastato il voto a cacciarlo via, sarà la mobilitazione a popolare a farlo. E questo lo deve comprendere anche l’amministrazione Raggi che ancora non ha dato quei segni di discontinuità necessari a Roma. Il no alle politiche renziane non può essere espresso solo nell’urna o con ordini del giorno a favore del No, aspettiamo che il governo della città si volti a guardare le emergenze sociali e le affronti con la necessaria autorevolezza.
Raggiungeteci al centro della città!
Movimento per il diritto all’abitare
Nessun commento:
Posta un commento