I comunisti rivoluzionari
coerenti hanno sempre fatto una distinzione tra il mezzo, internet, e
l'organizzazione del web e chi lo controlla, considerando il primo
uno strumento ormai indispensabile, i secondi nemici di classe dei
proletari e dei popoli.
In questo senso i grandi
social fanno parte del campo del nemico.
L'ultima novità che
conferma questa posizione è la notizia che i colossi del web si sono
alleati contro il cosiddetto “terrorismo”. Facebook, Microsoft,
Twitter e You tube hanno deciso di creare un “data base”
condiviso, per contrastare sul web i cosiddetti “contenuti
terroristici”. Viene creato, così, un contenitore unico nel quale
verranno condivisi immagini o video violenti di propaganda o volti
al proselitismo. Con questo “data base” sarà possibile la
rimozione di questi contenuti.
Cosa considerano
“contenuti terroristici” i gestori del web? Quello che
l'imperialismo, i governi e i padroni del mondo considerano
terrorismo, vale a dire tutte le forze proletarie, popolari,
rivoluzionarie che ad essi si oppongono in armi per fronteggiare le
aggressioni e il dominio armato dell'imperialismo e per costruire il
necessario armamento e guerra di massa per rovesciare l'imperialismo.
Anche se nella vulgata si
dice che questa alleanza è contro l'Isis e i jihadisti, è chiaro che
con questi criteri siamo tutti “terroristi”, siamo tutti
“jihadisti”, e il grado di censura e di rimozione sarà
dimensionato alla percezione del
grado di incisività, di forza e di pericolo che per l'imperialismo
le forze che ad esso si oppongono in forma armata e/o rivoluzionaria
costituiscono.
Per questo è necessario
che non ci sia soltanto una denuncia generale sul ruolo che i padroni
del web assumono nel dominio di internet, ma occorre organizzare
campagne contro tutto questo, dentro e fuori il web. Il dominio e
il sabotaggio, appunto.
Ma questo è
possibile se le forze comuniste, rivoluzionarie, antimperialiste
hanno chiaro sul piano ideologico, teorico, politico e pratico cosa
sono realmente i social e non ne siano avviluppati in termini
obiettivamente acritici, con qualche distinguo di pura circostanza.
Certo, una parte di questa
battaglia va svolta nel web, ma avendo ben chiaro che chi domina il
web non è la “democrazia della rete” ma la dittatura
dell'imperialismo.
Quindi, l'alleanza
antiterrorismo dei social è una questione da denunciare e fa il paio
con l'uso già poliziesco dei social che viene fatto dagli apparati
repressivi quotidianamente.
L'uso e soprattutto
l'abuso dei social serve molto di più alla borghesia che al
proletariato, alle masse popolari e ai movimenti di opposizione in
generale.
E perfino questo uso
dipende dalla borghesia e dagli spazi che essa ritiene accettabili, e
trova i padroni dei social ben disponibili a cancellarli con un clic.
Non servono su questo
anatemi o “regole assolute” che metterebbero al riparo
dall'azione della borghesia. Fondamentale è l'ideologia e
l'intelligenza teorico politica che guidi la pratica.
Detto questo, noi siamo
per una vasta campagna nel web che esprima in tutte le forme
l'opposizione alla “santa allenaza” della moderna inquisizione.
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