Austria, morti due migranti su un treno merci partito da Verona. Un terzo in gravi condizioni
Cronaca da il Fatto Quotidiano
Al momento dello scarico dal treno del mezzo pesante, poco dopo l’1 di notte, un camionista 35enne il suo collega 43enne non si sono accorti della presenza dei migranti e li hanno schiacciati con le ruote del tir. Non è certo però che sia questa la causa della morte dei due profughi. Il camion infatti era stato già acceso circa 15 minuti prima della manovra di scarico. Secondo la polizia austriaca, i tre potrebbero aver perso i sensi durante il viaggio per via del freddo. L’uomo e la donna potrebbero dunque anche essere morti per assideramento, prima di essere schiacciati, ma soltanto l’autopsia potrà dare una risposta definitiva.
“Tutti e tre erano africani, ma non abbiamo altre prove sulla loro identità, visto che non avevano con sé documenti”, ha detto Hubert Baldemair, della polizia di Wörgl, al quotidiano Tiroler Tageszeitung. “Può anche essere che siano morti congelati per il vento gelido, o almeno che siano svenuti. Il camion è rimasto accesso per 10-15 minuti prima di potersi muovere. Il fatto che i tre non siano corsi via in quel momento ci fa sospettare che non si siano accorti di nulla”, ha spiegato il poliziotto. Il treno su cui viaggiavano era partito da Verona poco dopo le 20 ed era rimasto fermo al Brennero per più di un’ora e mezza, tra le 22.19 e le 23.46, prima di raggiungere Wörgl dopo 5 ore di viaggio.
Sul confine tra Italia e Austria preoccupa il numero dei casi di migranti vittime di incidenti ferroviari. Pochi giorni fa un ragazzo eritreo di 17 anni è morto nella stazione di Bolzano, travolto nel tentativo di salire su un treno merci diretto sempre in Austria. Un’altra migrante è stata invece uccisa da un treno sulla linea del Brennero nella zona di Ala, in Trentino. Nella stazione di Bolzano sono state adottate una serie di misure di sicurezza e di controllo. E dopo la Germania, da inizio dicembre anche la polizia austriaca ha intensificato i controlli sui treni merci, che vengono sempre più spesso utilizzati dai profughi.
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