Rivolta di Ortovero: in arrivo dieci extracomunitari. «Non li vogliamo, ma possiamo ospitare i terremotati»
Andrea Delfino in piedi, con l’assessore regionale MaiOrtovero - «Se ci mandano i nostri terremotati, ne ospito due in più, a casa mia. Ma essere informato all’ultimo momento dell’arrivo di dieci migranti è inaccettabile, non sappiamo come gestire la situazione». Andrea Delfino, sindaco di Ortovero, piccolo centro dell’entroterra ingauno, ha pensato addirittura alle dimissioni. Colpa, si fa per dire, della richiesta della Prefettura di Savona, che fino all’Epifania ha deciso di spostare una decina di profughi dalla vicina Loano nella canonica della frazione di Pogli.
La tensione era già salita due sere fa, nel corso di un’assemblea a cui hanno presenziato circa duecento persone. «Fino a ieri ero convinto che il sindaco di un paese avesse un minimo di rilevanza e che quindi sarei stato informato di eventuali decisioni di questo genere – spiega Delfino - Invece alle 17 ho ricevuto la telefonata che mai mi sarei aspettato, con cui mi si comunicava l'arrivo in serata di dieci persone. E’ inaccettabile, anche perché senza forze dell'ordine sul territorio non sappiamo come gestire la situazione».
Ma le proteste sul tema dell’accoglienza tornano di prepotenza anche a Carcare, in Valbormida, dove il sindaco Franco Bologna aveva emesso nei mesi scorsi una contestata ordinanza anti-migranti, sul modello di quella di Alassio, fatta oggetto di una censura (peraltro senza conseguenze) dell’Unaar, l’ufficio antidiscriminazioni della presidenza del Consiglio. Ora, dinanzi a una nuova richiesta di disponibilità avanzata dalla Prefettura, tuona: «Basta migranti. Quelli che stiamo già accogliendo sono più che sufficienti. Ho già parlato con le forze dell’ordine e, se sarà il caso, siamo pronti a fare controlli per vigilare sul passaggio a Carcare. Stiamo ospitando diciannove ragazzi in quattro appartamenti: si stanno integrando ma non possiamo andare oltre».
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