A chiusura della Formazione Operaia su "L'imperialismo" di Lenin, pubblichiamo un commento/contributo di un compagno, che affronta la questione delle contraddizioni inter-imperialistiche attuali e la colpevole "cecità" di alcuni "rivoluzionari" nostrani.
Circa la sintesi del nono
capitolo de "L'Imperialismo. Fase suprema del capitalismo"
di Lenin apparsa sul blog, viene in mente come questo capitolo in
particolare dia gli strumenti per smascherare le posizioni di classe
della piccola borghesia e dei riformisti (e socialimperialisti)
travestite da posizioni rivoluzionarie.
Da un lato ciò é
importante per combattere posizioni e tendenze pericolose all'interno
del MCI, dall'altro per sottoporre a critica e orientare la classe
operaia e il proletariato in generale che é influenzato dalle idee
della classe dominante quindi dallo sciovinismo ad esempio, ecc.
Negli ultimi 5 anni vi
sono stati degli sviluppi circa gli assetti mondiali geopolitici
ovvero circa gli
"equilibri" tra potenze e fronti imperialisti
contrapposti nella spartizione del mondo.
Le principali faglie si
sono aperte in Ucraina, provocando la crisi sfociata in guerra ben
nota che potenzialmente potrebbe estendersi ad altri paesi dell'area
quali la Polonia, le Repubbliche baltiche, la Moldova e anche i paesi
scandinavi.
L'altra faglia é
rappresentata dal Medio Oriente, in cui le contraddizioni
inter-imperialistiche sono più intrecciate e coinvolgono più
potenze imperialiste (non solo USA e Russia, anche Francia, Regno
Unito e Italia) ma anche le storiche potenze regionali come Turchia,
Arabia Saudita, Israele da un lato e Iran dall'altro.
Il Medio Oriente é stato
sempre un fronte caldo ma nonostante ciò repentinamente un paese
"stabile" come la Siria é piombato nel caos insieme al
meno stabile Irak (sotto aggressione imperialista da praticamente 20
anni), ancor più in Ucraina era inimmaginabile che scoppiasse una
guerra civile.
Invece questi fatti
confermano quando detto da Lenin circa la continua modifica dei
rapporti di forza tra le potenze imperialiste e i conseguenti
attriti.
Cio' conferma molto
semplicemente che non ci sono vie di mezzo tra "socialismo o
barbarie (imperialismo)".
Tutto cio' che si colloca
nell'area grigia del "meno peggio" deve fare accendere un
campanello di allarme tra le avanguardie e i militanti.
Ad esempio utilizzando la
critica di Lenin alle teoria dell'ultra imperialismo e doveroso
combattere su tutti i campi chi in maniera aperta o velata sostiene
di fatto in maniera criminale l'imperialismo russo, questi elementi, siano essi individui o gruppi organizzati, devono essere combattuti
senza pietà dal movimento operaio e rivoluzionario ponendosi al
fianco del proletariato sfruttato russo e di tutti i popoli oppressi
dall'imperialismo russo.
Abbiamo già parlato in
altri scritti circa il ruolo della Cina imperialista in Africa e il
suo montante interventismo verso il Medio Oriente. Anche qui, ancora
di più, i rivoluzionari devono sostenere il proletariato cinese e il
popolo cinese schiacciati ogni giorno dal fascismo travestito da
socialismo (e pur in forme aberranti come il cosiddetto "socialismo
di mercato"), un imperialismo in ascesa colluso con quello russo
nella contesa mondiale combattuta contro la potenza egemone
americana.
Chi parteggia per il
regime cinese "socialista" che incarcera gli operai e i
rivoluzionari maoisti, che riscrive la storia e cancella con metodi
goebbelsiani l'apice dell'esperienza rivoluzionaria del proletariato
cinese e mondiale, la gloriosa Grande Rivoluzione Cultura Proletaria,
non può e non deve non essere oggetto di forte critica, in particolare nel 50esimo
anniversario della GRCP.
Le due principali
"faglie" rischiano che il fronteggiamento per interposta
persona scoppi in guerra diretta tra i poli imperialisti ovvero sfoci
in una terza guerra mondiale. Ma a parte queste due aree caldissime
vi sono altre aree calde nel pianeta in particolare in Africa ma
anche al confine tra India e Pakistan, nel mar del Giappone e nel mar
cinese in cui giocano alcuni imperialisti come Cina, Giappone e Usa
oltre che alcuni regimi quali Corea del Nord, Taiwan, Corea del
Nord e Filippine.
In questo contesto
internazionale esplosivo c'é chi a "sinistra" ha tirato un
sospiro di sollievo per l'elezione di Trump e le sue dichiarate
intenzioni di distensione con l'imperialismo russo e il governo
siriano e il defilarsi dall'Europa in generale e quindi di ritirare
gli aiuti economici al governo nazista di Kiev e disimpegnarsi dal
"fronte" est europeo sotto egida NATO.
Non entriamo qui nel
merito delle conseguenze interne negli USA dell'esito del voto
riguardo le quali un rivoluzionario conseguente dovrebbe, come hanno
fatto dal primo minuto i compagni e buona parte delle masse americane, dare battaglia al nuovo governo più che essere sollevato. Ma
riguardo gli effetti sulla politica internazionale ed estera, non si
può esultare a "sinistra" della collusione tra
imperialismi per due motivi:
come ricordato da Lenin,
la collusione prepara la nuova guerra. Inoltre un comunista che
conosce le leggi del capitalismo e dell'imperialismo sa che questo
sistema é in "guerra perenne su più fronti"; cioé si
basa su contraddizioni insanabili che si traducono in sfruttamento e
guerre. La risoluzione di tutte queste contraddizioni é riposta
nella Rivoluzione cioé nella Guerra giusta contro la guerra che la
borghesia combatte ogni giorno contro la maggioranza della
popolazione mondiale.
Quindi la guerra in sé
deve essere vista dai rivoluzionari come un'opportunità per
accelerare (soprattutto in tempi di guerra) la propria organizzazione
e legame con le masse con le armi per terminare la guerra di
aggressione con la guerra rivoluzionaria, per farla finita con le
sofferenze per il popolo una volta e per tutte.
Chi esulta per la
continua agonia "pacifica" di questo sistema é un servo
dell'imperialismo, come lo sono tutti i pacifisti e i riformisti o
per meglio dire social-imperialisti, socialisti a parole ma
sostenitori dell'imperialismo in ultima analisi.
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