Sulle sentenze del processo contro il Movimento fiorentino
Il 18 novembre
scorso il tribunale di Firenze ha emesso le sentenze per il processo contro il
Movimento fiorentino, condannando 67 compagni/e a pene variabili tra 6 mesi e 2
anni, per un totale di 66 anni e 8 mesi di carcere.
Il teorema
accusatorio, centrato sull’accusa di associazione a delinquere, è stato smentito
dai giudici, che però hanno condannato i reati specifici superando quasi sempre
le richieste del PM. Gli episodi condannati riguardano tutto lo spettro delle
mobilitazioni cittadine negli anni tra il 2009 e il 2011, confermando nel tempo
l’obiettivo iniziale su cui questa azione repressiva si è sviluppata, ovvero
colpire l’intero movimento fiorentino. Tra gli episodi colpiti rientrano in
particolare alcune mobilitazioni antifasciste e antirazziste, come la
contestazione contro la presenza della Santanchè a Novoli organizzata dai
collettivi studenteschi nel novembre del 2010, le manifestazioni contro
l'apertura della sede di Casapound in via Lorenzo il Magnifico nel giugno del
2010 e il corteo organizzato da Firenze Antifascista contro la annuale parata
cittadina dei fascisti in occasione del cosiddetto giorno del ricordo del
febbraio 2011.
In queste occasioni, centinaia di persone erano scese in
piazza per contestare la presenza dei fascisti in città e l’agibilità concessa a
esponenti dichiaratamente fascisti dal Pd e dalle istituzioni cittadine come
l’università e il comune di Firenze, che non hanno mancato di presenziare a
queste iniziative con propri esponenti. Quelle mobilitazioni non venivano certo
fuori dal nulla: erano il frutto di un dibattito e di una iniziativa politica
che è continuata a livello cittadino negli anni fino ad oggi, senza passi
indietro, contro il revisionismo e la falsificazione della Storia promossa dai
fascisti e avvallata dalla politica istituzionale, per la memoria della
Resistenza al di fuori e in contrapposizione alla vuota retorica delle
istituzioni, contro la propaganda razzista con cui leghisti e fascisti cercano
di crearsi spazi di consenso nei settori popolari, contro le politiche di
aggressione militare che vanno inevitabilmente a legittimare con il loro odio, e
quotidianamente contro la presenza di questi tristi personaggi nelle strade
della nostra città. Una pratica di antifascismo militante che ha portato
peraltro a condanne pesanti in altri processi già definiti o in via di
definizione in questi mesi.
La repressione non è la somma di singole
iniziative slegate, che colpiscono qualche gruppo o realtà in particolare in
qualche particolare momento. Per capire questo basta considerare la continuità e
sistematicità con cui anche negli anni più recenti digos e giudici hanno
attaccato i momenti di lotta che si sono sviluppati in città, spesso ricorrendo
a misure cautelari, firme e limitazioni di ogni genere, secondo quella che è
diventata la prassi degli ultimi anni.
Proprio in questi giorni si stanno
aprendo 4 nuovi procedimenti che colpiscono nell'insieme oltre 40 compagni.In
particolare, il 30 novembre si è aperto il processo contro 11 antifascisti in
relazione ai fatti del 6 dicembre 2014, quando alle Piagge fu impedito il
presidio che i fascisti di Forza Nuova avevano convocato “contro il degrado”. Il
prossimo 6 dicembre si aprirà invece il processo contro 16 manifestanti accusati
di travisamento, e di accensione o lancio di oggetti, in relazione al corteo del
16 novembre 2013 organizzato in risposta all'aggressione di Casapound ai danni
di due compagni in piazza della repubblica. Gli altri due processi riguardano
altrettante manifestazioni di piazza contro il Pd e le sue politiche, la prima
avvenuta il 21 dicembre 2013 e la seconda il 3 dicembre 2014 in coincidenza con
l'approvazione del job act. Nel primo caso le accuse rivolte a 29 manifestanti
sono di resistenza, oltraggio, accensione e lancio di fumogeni, travisamento.
Nel secondo a 3 manifestanti viene contestata l'accensione di
fumogeni.
Quello che pensiamo sia importante ribadire in questo momento,
rispetto ai processi che si aprono ora così come a quelli in corso, è la
centralità della solidarietà come patrimonio per tutte le realtà e i singoli
compagni che si battono per i valori dell’antifascismo e per una società libera
dallo sfruttamento e dalla guerra. Un patrimonio che è essenziale rafforzare e
sviluppare per costruire relazioni, oltre le appartenenze e le differenze, che
siano basate sul rispetto reciproco e sul riconoscimento di essere dalla stessa
parte nello scontro di classe. Per questo vogliamo esprimere piena solidarietà
nei confronti dei 67 condannati così come nei confronti degli imputati dei nuovi
processi e di tutti i compagni colpiti quotidianamente dalla repressione a
Firenze, così come nel resto d’Italia. Per questo riteniamo fondamentale
informare e discutere di repressione, come continueremo a fare nei prossimi
mesi, e vogliamo rilanciare a tutti la necessità di mobilitarsi concretamente a
supporto dei compagni, affinché nessuno sia lasciato solo nelle mani di sbirri e
giudici.
Firenze Antifascista
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