mercoledì 7 dicembre 2016

pc 7 dicembre - Firenze antifascista: la centralità della solidarietà

Sulle sentenze del processo contro il Movimento fiorentino

Il 18 novembre scorso il tribunale di Firenze ha emesso le sentenze per il processo contro il Movimento fiorentino, condannando 67 compagni/e a pene variabili tra 6 mesi e 2 anni, per un totale di 66 anni e 8 mesi di carcere.

Il teorema accusatorio, centrato sull’accusa di associazione a delinquere, è stato smentito dai giudici, che però hanno condannato i reati specifici superando quasi sempre le richieste del PM. Gli episodi condannati riguardano tutto lo spettro delle mobilitazioni cittadine negli anni tra il 2009 e il 2011, confermando nel tempo l’obiettivo iniziale su cui questa azione repressiva si è sviluppata, ovvero colpire l’intero movimento fiorentino. Tra gli episodi colpiti rientrano in particolare alcune mobilitazioni antifasciste e antirazziste, come la contestazione contro la presenza della Santanchè a Novoli organizzata dai collettivi studenteschi nel novembre del 2010, le manifestazioni contro l'apertura della sede di Casapound in via Lorenzo il Magnifico nel giugno del 2010 e il corteo organizzato da Firenze Antifascista contro la annuale parata cittadina dei fascisti in occasione del cosiddetto giorno del ricordo del febbraio 2011.

In queste occasioni, centinaia di persone erano scese in piazza per contestare la presenza dei fascisti in città e l’agibilità concessa a esponenti dichiaratamente fascisti dal Pd e dalle istituzioni cittadine come l’università e il comune di Firenze, che non hanno mancato di presenziare a queste iniziative con propri esponenti. Quelle mobilitazioni non venivano certo fuori dal nulla: erano il frutto di un dibattito e di una iniziativa politica che è continuata a livello cittadino negli anni fino ad oggi, senza passi indietro, contro il revisionismo e la falsificazione della Storia promossa dai fascisti e avvallata dalla politica istituzionale, per la memoria della Resistenza al di fuori e in contrapposizione alla vuota retorica delle istituzioni, contro la propaganda razzista con cui leghisti e fascisti cercano di crearsi spazi di consenso nei settori popolari, contro le politiche di aggressione militare che vanno inevitabilmente a legittimare con il loro odio, e quotidianamente contro la presenza di questi tristi personaggi nelle strade della nostra città. Una pratica di antifascismo militante che ha portato peraltro a condanne pesanti in altri processi già definiti o in via di definizione in questi mesi.

La repressione non è la somma di singole iniziative slegate, che colpiscono qualche gruppo o realtà in particolare in qualche particolare momento. Per capire questo basta considerare la continuità e sistematicità con cui anche negli anni più recenti digos e giudici hanno attaccato i momenti di lotta che si sono sviluppati in città, spesso ricorrendo a misure cautelari, firme e limitazioni di ogni genere, secondo quella che è diventata la prassi degli ultimi anni.

Proprio in questi giorni si stanno aprendo 4 nuovi procedimenti che colpiscono nell'insieme oltre 40 compagni.In particolare, il 30 novembre si è aperto il processo contro 11 antifascisti in relazione ai fatti del 6 dicembre 2014, quando alle Piagge fu impedito il presidio che i fascisti di Forza Nuova avevano convocato “contro il degrado”. Il prossimo 6 dicembre si aprirà invece il processo contro 16 manifestanti accusati di travisamento, e di accensione o lancio di oggetti, in relazione al corteo del 16 novembre 2013 organizzato in risposta all'aggressione di Casapound ai danni di due compagni in piazza della repubblica. Gli altri due processi riguardano altrettante manifestazioni di piazza contro il Pd e le sue politiche, la prima avvenuta il 21 dicembre 2013 e la seconda il 3 dicembre 2014 in coincidenza con l'approvazione del job act. Nel primo caso le accuse rivolte a 29 manifestanti sono di resistenza, oltraggio, accensione e lancio di fumogeni, travisamento. Nel secondo a 3 manifestanti viene contestata l'accensione di fumogeni.

Quello che pensiamo sia importante ribadire in questo momento, rispetto ai processi che si aprono ora così come a quelli in corso, è la centralità della solidarietà come patrimonio per tutte le realtà e i singoli compagni che si battono per i valori dell’antifascismo e per una società libera dallo sfruttamento e dalla guerra. Un patrimonio che è essenziale rafforzare e sviluppare per costruire relazioni, oltre le appartenenze e le differenze, che siano basate sul rispetto reciproco e sul riconoscimento di essere dalla stessa parte nello scontro di classe. Per questo vogliamo esprimere piena solidarietà nei confronti dei 67 condannati così come nei confronti degli imputati dei nuovi processi e di tutti i compagni colpiti quotidianamente dalla repressione a Firenze, così come nel resto d’Italia. Per questo riteniamo fondamentale informare e discutere di repressione, come continueremo a fare nei prossimi mesi, e vogliamo rilanciare a tutti la necessità di mobilitarsi concretamente a supporto dei compagni, affinché nessuno sia lasciato solo nelle mani di sbirri e giudici.

Firenze Antifascista

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