Questa è la quarta serie di articoli sul Vertice Nato di Varsavia che fanno parte di un numero speciale di proletari comunisti in uscita a luglio
NATO E IMMIGRAZIONE
Il Vertice Nato ha avuto
più successo nel nuovo tentativo di affrontare la questione
immigrazione.
Al Vertice di Varsavia
Stoltenberg ha annunciato la nascente spedizione aera navale
“Operation sea guardian”. L'operazione “Guardiano sul mare”
non è che una trasformazione di una missione che già esiste da anni
e che ora viene potenziata e rilanciata. Ed è una missione
innanzitutto di intelligence, sorveglianza e identificazione, che
dovrebbe svolgersi in collaborazione con la Marina libica sotto il
comando del cosiddetto “Governo libico di unità nazionale”.
E' evidente che in tutta
questa operazione l'Italia ha un ruolo centrale, ma che affrontiamo –
come abbiamo già detto – in seguito.
Quello che la Nato ha
deciso è la collaborazione con l'Unione Europea con l'altra
operazione “Sophia”, in sostanza una guerra diretta contro
l'Isis, che dovrebbe portare i mezzi navali europei a intervenire
direttamente nei porti sempre con il pretesto di “neutralizzare le
imbarcazioni dei trafficanti”. Si tratta, come giustamente scrive
Human rights watch, di un “coinvolgimento della Nato nel controllo
dei migranti, con pericoloso scivolamento verso la militarizzazione
della crisi umanitaria”.
ANCORA SU NATO E EUROPA
Nel documento finale
approvato al Vertice si scrive: “Di fronte alle sfide senza
precedenti provenienti da Est e da Sud è giunta l'ora di dare nuovo
impeto e nuova sostanza alla partnership strategica Nato-Ue”.
Questo capoverso rende
l'idea del passo rappresentato dal Vertice, quello di identificazione
tra Nato e
UE che superi la distinzione tra paesi europei e i loro interessi economici e finanziari e l'interesse generale rappresentato dalla Nato.
UE che superi la distinzione tra paesi europei e i loro interessi economici e finanziari e l'interesse generale rappresentato dalla Nato.
La crisi UE prodotta dal
Brexit con il Vertice Nato viene baypassata, e il documento non è
Usa-UE con i suoi 28 paesi, ma un documento concordato con Berlino,
Parigi, Londra, col governo italiano a fare da valletto.
Questo compattamento
comporta il rafforzamento della deterrenza, cioè delle forze
nucleari in Europa e la presenza avanzata nella parte orientale
dell'Alleanza. Così come viene raggiunto un compattamento, molto
meno lineare e nitido, sul fronte meridionale.
La descrizione dei teatri
di guerra e di intesa è finalizzata a ottenere un maggior
investimento finanziario da parte dei paesi europei alla Nato stessa.
Quando si dice “Europa”,
nella visione dell'imperialismo americano che la Nato principalmente
interpreta, non c'è angolo dell'Europa che non debba essere incluso
in una visione bellica. E questo vale sia per i paesi membri
effettivi della Nato sia per quelli che ancora non lo sono.
Nei giorni successivi al
Vertice vi è stato un Tavolo della Nato con Finlandia e Svezia, con
la decisione di rafforzare la cooperazione con l'Alleanza attraverso
esercitazione militari congiunte o la partecipazione a missioni. Cose
peraltro già avvenute in altre occasioni ma. coerentemente alle
decisioni del Vertice, questa volta i due paesi vengono indirizzati
apertamente verso la cosiddetta “crisi del Baltico”, che peraltro
è una invenzione della Nato, per chiamare questi due paesi a
partecipare in qualche forma alla cintura aggressiva ai confini della
Russia, e la Nato sa bene che questa non può che essere una
provocazione e alimentare la spirale con l'imperialismo russo che già
nei giorni precedenti, attraverso una dichiarazione di Putin ad
Helsinki ha fatto capire di essere pronto a trasferire truppe alla
frontiera finlandese se Helsinki decidesse, oltre che partecipare a
questo tipo di “missione”, di entrare nella Nato.
Questa pressione americana
per l'identificazione Nato-UE è evidente che non può che
preoccupare anche i paesi imperialisti europei dominanti la UE.
Affidarsi alla Nato in via esclusiva e condizionarla non è
sufficiente ai paesi imperialisti europei, e in primis all'”aspirante
superpotenza” Germania, per conciliare, fin dove sono conciliabili,
gli interessi imperialisti europei con quelli dell'imperialismo
russo.
Qui, a dir la verità,
l'intervento di Obama al Vertice, lungi dall'aver rassicurato ha
ulteriormente preoccupato. Così viene descritto dal Sole 24 Ore “In
questo momento di sfida - ha scandito Obama, visibilmente emozionato
alla fine del suo ultimo tour europeo da presidente – voglio dire
con chiarezza quello che non cambierà mai: l'impegno costante degli
Usa per la sicurezza e la difesa dell'Europa. Nei bei tempi e nei
brutti tempi l'Europa può contare sugli Stati Uniti”.
Nel linguaggio dei banditi
imperialisti questo più che un'assicurazione sembra una minaccia, un
ricatto a un pieno allineamento, pena il contrasto con gli Usa.
E' così chiara la cosa
che i paesi imperialisti europei affidano più alla stampa che ai
governanti il loro commento. Preoccupa la nuova alleanza stretta
Usa/Gran Bretagna, preoccupa la visione americana della
contrapposizione alla Russia. Per cui si scrive su Sole 24 Ore del 9
luglio che forse la risposta europea debba essere diversa da un
entusiasmo per le affermazioni di Obama: “L'uscita di Londra dalla
UE avrà probabilmente impatti militari... Londra ha sempre
ostacolato la nascita di una identità militare europea indipendente
dagli Stati Uniti e dalla Nato... Ora senza l'alibi dei veti
britannici si può dare impulso e sostanza alla 'Common security and
defence policy', ufficialmente allineata (ma potenzialmente
alternativa) a una Nato che non è più rappresentativa dei suoi
fondatori europei”.
E' evidente che la
pressione americana per spingere verso l'aggressione ad Est rende
ancora più necessario che i paesi imperialisti europei – e qui
occorre parlare principalmente di Germania e Francia – trovino la
forma per difendere anche militarmente i loro interessi rispetto ai
piani Nato ad egemonia Usa.
Scrive ancora il Sole 24
Ore: “L'uscita di Londra sembra, quindi, imprimere almeno presso
alcuni partner una maggiore determinazione verso l'emancipazione
strategica dagli angloamericani”.
Ma, naturalmente, questo
discorsi sono discorsi. E' ben chiaro che se questi paesi
imperialisti europei, e segnatamente Germania, Francia, vogliono
realmente procedere su questa strada, dovranno andare ben oltre gli
attuali impegni militari e gli attuali fondi stanziati per la Difesa.
Scrive sempre il Sole 24
Ore: “Per finanziare una nuova autonomia continentale... l'Europa
in prospettiva dovrà comunque aumentare le spese militari”.
In sostanza, gli interessi
imperialisti di Germania e Francia sono in parte in contrasto con
quelli dell'imperialismo americano, e quindi il Vertice Nato non ha
detto la parola fine sui piani di questa alleanza. “Il ministro
tedesco Ursula Von Der Leyen ha sottolineato che la Germania è
pronta ad assumere un ruolo di leadership europea anche sul piano
militare”.
Per concludere, le
decisioni del Vertice Nato non sono quelle di una potente alleanza
imperialista che marcia verso la guerra come blocco compatto, ma
un'alleanza venata al suo interno dalla contraddizione
interimperialista, dentro la contesa globale per una nuova
ripartizione del mondo.
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