Micah
Jonshon è davvero un simbolico eroe del popolo, un prodotto
dell'indignazione e della rabbia, che, attraverso la propria stessa
vita, di soldato delle truppe imperialiste americane in Afghanistan
comprende come è all'interno della società americana che bisogna
combattere l'unica guerra giusta, quella contro un sistema che
pretende di essere la più grande democrazia nel mondo, portatore di
beni e delle pari opportunità, quella contro un presidente
afroamericano che ha invece la faccia diretta e semplice dei pics che
uccidono al ritmo di serial killer, in maniera impunita, unendo
violenza di classe e violenza razzista...
Baton Rouge
St. Paul
Ju
New York City
Chicago
July 7
July 8. Photo: twitter/@JennaJourno
Detroit
July 8. Photo: twitter/@MCmuckraker
Baltimore
Baltimore, July 8. Photo: Larry Cohen
...E' questa America che viene messa a nudo e l'azione di Micah mette in luce che il tempo dell'impunità di questa America può essere interrotto, di una polizia che è forte con i deboli mentre è in mille maniere legato alla grande malavita, alla grande criminalità, ai depositari del potere economico, politico, finanziario.
L'azione simbolica di Micah ha finalmente rotto uno schema e detto alle masse, che mille volte si sono ribellate in occasione dei crimini polizieschi, che un'altra strada venga seguita, una strada che ha già pagine esemplari di gloria, di lotte e organizzazione, con la fulgida storia del Black Panther Party.
Il Corriere della Sera scrive: “Il rischio è che qualcuno trasformi il cecchino di Dallas nell'angelo vendicatore che incarna una selvaggia visione della giustizia popolare”. Quindi, non sono i serial killer della polizia i veri cecchini autorizzati, non è l'uccisione di Philando Castile, selvaggia, barbara, degna di uno dei peggiori film americani, ma la limpida, lineare, coraggiosa azione di Micah ad essere messa sotto accusa.
Non appena un uomo delle masse prende le armi, i tronfi e arroganti assassini in divisa dimostrano tutta la loro miserabile vigliaccheria e utilizzano per la prima volta una bomba robot, perchè come loro stessi dicono avevano paura che Micah potesse ucciderli.
Ora tutta la borghesia mondiale, non solo quella americana, mentre urla vendetta e glorifica i pics assassini, nasconde la paura che nella comunità afro americana vi siano “schegge violente, micro formazioni di guerriglieri urbani, in grado di progettare agguati militari, di maneggiare armi”. Ora i pics in divisa strillano, dimostrando di essere uno Stato nello Stato - altro che le dichiarazioni di David Brawn, capo della polizia di Dallas, che dice “è venuto il momento di finire questa divisione tra la nostra polizia e i nostri cittadini”, di fatto unica ammissione che la loro polizia è qualcosa di contrapposto alle masse.
Un altro pennivendolo del CdS è costretto a registrare come sul web “appaiano commenti che definiscono l'assassino un combattente per la libertà... il rischio è che Micah diventi prima un'icona, quindi un modello da seguire. Ci sono troppe aree urbane americane che sono delle polveriere sociali”.
Micah simbolicamente ha agito come un soldato che ha acquisito le tecniche di combattimento nelle guerre ingiuste dell'imperialismo e le ha messe in opera nell'unica guerra giusta e necessaria in America.
Micah simbolicamente ha agito come un soldato che ha acquisito le tecniche di combattimento nelle guerre ingiuste dell'imperialismo e le ha messe in opera nell'unica guerra giusta e necessaria in America.
Obama con le sue dichiarazioni dimostra che non è il colore della pelle o l'origine afroamericana il problema, ma la classe di cui si è espressione e di cui si servono gli interessi; così come non è un problema delle armi, delle troppe armi che ci sono in giro, ma del fascismo, del razzismo, del suprematismo imperialista che arma la mano dei suoi esponenti, in divisa o civili che siano.
A Obama, alla borghesia imperialista americana, a tutti i suoi cantori fa orrore e scandalo che il popolo prenda le armi, come già indicò il Black Panther Party.
Obama e Trump sono due facce della stessa medaglie - la Clinton è solo una scialba figura - le loro parole sono uguali nella sostanza: esaltazione della forza che “garantisce la sicurezza di tutti i cittadini”; “bisogna restaurare la legge, l'ordine”, ecc.
Per i pics assassini, una volta tanto dalla parte del selciato, onori e gloria, per i poveri morti neri ammazzati, al massimo condoglianze.
Ma i tempi stanno cambiando e il simbolo Micah è il futuro. Il resto è il vecchio mondo putrido dell'imperialismo, capace solo di crimini e orrori, che pretende di continuare a dominare, come se non deve arrivare mai la resa dei conti.
Che gli imperialisti e la loro stampa facciano il loro sporco lavoro non c'è certo da stupirsi. Sono ancora una volta le ipocrite voci che si levano dai commentatori a “sinistra” che devono essere smascherate e denunciate, perchè sono sempre e solo espressione dei due piedi in due staffe, della botta al cerchio e una alla botte, del partito delle conciliazione, anche quando da conciliare non c'è proprio nulla.
Sul Manifesto Alessandro Portelli scrive: “Io non credo che possiamo essere contenti di quello che sta succedendo a Dallas in queste ore. In primo luogo perchè ci sono dei morti e questo non è mai fonte di gioia”. Ci raccontano la favola che i morti sono tutti uguali, che oppressi e oppressori da un punto di vista umano sono tutti uguali, e se ne ricordano solo quando muoiono gli oppressori per mano degli oppressi. “In secondo luogo – continua Portelli - perchè sul piano della lotta armata a vincere saranno inevitabilmente gli altri, difficilmente vinceremo e ci saranno altri morti”. Non è così, non è mai stato così. Gli oppressi hanno ottenuto i loro risultati solo quando hanno avuto le armi in pugno, l'imperialismo ha perso solo quando i popoli hanno combattuto con le armi in pugno - il Vietnam ce lo ha raccontato e ce lo raccontano tante altre storie gloriose. Così gli afroamericani hanno ottenuto vere conquiste, sempre messe in discussione, solo quando hanno potuto contare come masse in lotta su Malcom X, Black Panter Party. E' proprio quando non c'è stata la lotta armata che lo Stato imperialista Usa ha vinto.
Ma Portelli per sostenere la sua tesi deve dire delle odiose falsità dalle colonne de Il Manifesto: “Le sue vittorie il movimento di liberazione afro americano le ha conquistate cvon altri mezzi”. Come se la catena degli assassini impuniti, della violenza di Stato non dimostrasse esattamente il contrario, che una volta che le masse non hanno potuto contare sulla radicalità armata del loro movimento, o diretta all'interno degli Usa o indiretta in movimenti di liberazione antimperialisti nel mondo, hanno perso.
Portelli ancora scrive: “gli afroamericani la scheda l'hanno usata, hanno eletto Barak Obama... le pallottole hanno continuato a volare, come fanno da secoli di schiavitù, linciaggi, segregazione, razzismo...”. Appunto. Può essere questo l'unico mondo possibile?
Quando un gesto, un'azione mostra che invece questa spirale si può interrompere, Portelli non trova altre parole che sminuire: “l'esplosione minoritaria e disperata è lo specchio della delusione e della rabbia impotente della maggioranza di una democrazia che ha fallito il suo compito”.
Ma non è stata sempre questa la logica delle rivoluzioni? Non è così che cominciano i prodomi e i sintomi, che domandano ed evocano la necessità storica della rinascita di un Black Panther Party, armato della scienza della rivoluzione e rappresentante dei proletari e degli oppressi al di là delle origini, del colore della pelle, e collegata alla lotta in tutto il mondo di tutti gli oppressi che combattono l'imperialismo americano e lungo la strada di un'autentica guerra rivoluzionaria che possa davvero mettere fine all'orrore senza fine che la società americana partorisce?
Anche Guido Moltedo, sempre su Il Manifesto, ha come preoccupazione la lotta armata e non la violenza di Stato. Ciò che teme è “l'inizio di una fase nella quale forma organizzata e lotta armata cercheranno di imporre la loro logica su quella che è stata finora una protesta pacifica contro il razzismo... Black Lives Matter potrebbe essere spinta ai margini dai gruppi organizzati armati”. Ma Moltedo descrive pure come con l'avanzare delle elezioni presidenziali, quella che sta avanzando realmente in America è un'ondata fascista che Trump incarna e i poliziotti assassini interpretano. E' evidente che a questa ondata non può rispondere la foglia di fico Clinton, anche se diventasse presidente. e che quindi la comunità afroamericana povera, come tutti i proletari e i poveri di questo paese, non può accettare di essere schiacciata e che passi sopra il suo corpo un carro armato, non può accettare di essere uccisa, avendo come sola arma la sua generosa protesta.
Di conseguenza, la dinamica del movimento di opposizione a tutto questo ha necessità di darsi forza e di costruire la propria forza, fuori dalla falsa democrazia che qui si invoca.
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